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martedì 25 gennaio 2011

Il rione: «Qui il disagio è forte»


BOLZANO. «Prima poi qualcosa doveva succedere, ce lo aspettavamo». Sgomento, ma anche consapevolezza di una situazione difficile dati i tanti casi di disagio concentrati nello stesso complesso residenziale. Via Resia reagisce così all'accoltellamento dell'altra notte nel cortile sotto i palazzi ai civici 57 e 59. L'episodio, come testimoniato da alcuni residenti, è solo l'ultimo anello di una catena lunga di screzi, vandalismi e minacce che hanno caratterizzato il cortile nell'ultimo periodo. Abitanti e passanti confermano le difficoltà di gestione di un condominio "vivace", ma non vogliono convivere con l'etichetta di bronx cittadino per il gesto di uno «sbandato noto a tutti, che andava tenuto sotto controllo». All'entrata del civico 57 una ditta di imbianchini sta pulendo le macchie di sangue, ancora evidenti, causate dalla ferita di Marcianò. Francesco Ezechiele abita nella scala che è stata teatro dell'aggressione. E' sconvolto: «Non pensavamo si potesse arrivare a questi livelli. Conosco il ragazzo arrestato, con me si è sempre comportato bene. I fatti, però, lasciano perplessi. Sappiamo di abitare in un cortile delicato dove le voci sui casi di droga si rincorrono. Tutto questo, però, non può alterare una realtà dove i rapporti di buon vicinato esistono e non è certo prassi quotidiana la rissa o il litigio». Nel vicino bar "Roby" il titolare Andrea Guriato e il barista Gigi scuotono la testa: «I caseggiati Ipes sono delicati e sappiamo come talvolta ci si trovi a fare i conti con episodi di particolare gravità. La verità è che hanno concentrato troppe situazioni di difficoltà nel medesimo posto e i risultati sono sotto gli occhi tutti. Alcune famiglie alimentano un clima di tensione continuativo e non sempre è semplice adeguarsi alla situazione. Il resto del quartiere, però, non merita di essere criticato perché garantisce un buon tenore di vita». Convinzione ripresa da Roberto Carti: «A Don Bosco si vive bene, meglio rimarcarlo. Quello che è accaduto l'altra notte poteva succedere benissimo a Gries se si costruissero anche lì palazzoni con un alto indice di disagio tra i residenti. La zona non ha responsabilità specifiche». Cristina Stampfer allarga le braccia: «Quando ci sono di mezzo droga e alcol non si può addossare la colpa a via Resia. Abito qui da 30 anni e non cambierei zona di residenza per nulla al mondo. Certo, qui come a Firmian ammassare casi difficili nello stesso condominio è stata una scelta sbagliata, ma proprio nel nuovo rione è stato realizzato uno splendido parco a disposizione della città. Nel cuore di Don Bosco, insomma, ci sono certamente delle zone particolarmente critiche, ma si stanno sviluppando nuove realtà degne di incoraggiamento». Le difficoltà di integrazione vengono tirate in causa pure da Enrico Picchi: «E' davvero complesso pensare di gestire e coordinare così tante culture, lingue e modi di pensare la vita e la casa in uno spazio singolo. Se a tutto questo aggiungiamo le problematiche sociali di alcune persone parcheggiate nelle case Ipes, ecco che il quadro di un complesso residenziale difficile da gestire è servito. Normale, quindi, che si registrino incomprensioni, tensioni, fino a piccole risse. Certo, con l'accoltellamento si è superato ogni limite». D'accordo Enzo Vinegon: «L'errore dell'Ipes è stato quello di non procedere ad un'attenta pianificazione delle situazioni sociali che si andavano ad inserire. Si è creata una potenziale polveriera negli anni passati e non a caso le assegnazioni che vengono fatte in questo periodo sono più ponderate». (a.c)

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