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venerdì 8 aprile 2011

I bolzanini: dal vescovo un gesto che dimostra grande umanità e coerenza


7 aprile 2011 — pagina 18 sezione: Cronaca


BOLZANO. E’il vescovo della gente. Prima ancora che per il suo episcopato della convivenza o della trasparenza, Karl Golser è riuscito a entrare nei cuori dei fedeli per l’atteggiamento che sta tenendo. Un’apertura significativa a tutta la società che, forse per la prima volta, coagula attorno a un vescovo tedesco una totale approvazione del gruppo italiano. La decisione di rimettere il proprio mandato nelle mani di Papa Benedetto XVI, inoltre, viene accolta nei quartieri popolari di Bolzano come un gesto di grande eleganza e coerenza, non senza nascondere il dispiacere per una malattia difficile da contrastare. Nessuno che sollevi una critica e persino chi non frequenta periodicamente la Chiesa ha parole dolci per un vescovo che, evidentemente, riesce a trovare un’immediata sintonia con il tessuto sociale in cui opera. I grimaldelli della stima, comunque, sono i cardini entro i quali ruota il mandato di Golser: la trasparenza nella comunicazione della propria malattia e nella gestione delle ipotetiche violenze sui minori e l’impegno per una convivenza che si è concretizzato nella presenza quotidiana tra la gente più che attraverso i sermoni. Non è difficile, quindi, immaginare che dalle strade della città si alzi un plebiscito di sostegno, nella speranza che la revoca messa in mano a Ratzinger non debba trasformarsi in realtà.
Augusto Lupi legge della notizia dalle pagine dell’Alto Adige in un tavolino di un bar: «Ancora una volta Golser si è rivelato uomo di grande eleganza e umanità. Ci vuole coerenza nell’affermare di “svolgere semplicemente una missione” e rimettere il proprio compito nelle mani dei superiori quando si pensa di non essere in grado di portarlo a termine. Si tratta di una lezione per tutti e speriamo possa servire anche a lui per rimettersi in sesto date le precarie condizioni di salute». Il signor Gigi scrolla le spalle: «E’ davvero un peccato che un uomo così debba soffrire e farsi da parte. La direzione della convivenza e della trasparente gestione di un ambiente troppo spesso incline all’oscurantismo fanno di questo vescovo una novità importante. La Chiesa ha bisogno di personalità positive come lui, in grado di ripianare qualsiasi divergenza di opinione. Auspichiamo davvero che questo passo indietro possa servire ad affrontare meglio il terribile morbo di Parkinson». «Scrivere quella lettera al Papa è stato un atto di intelligenza - le parole di Maria Rosa Bernardini - ora speriamo si trovi una soluzione che possa alleviare il carico di impegni del vescovo e, allo stesso tempo, permettergli di continuare a trasmettere un messaggio importante per la nostra società». Pia Baruchello, dal canto suo, ci tiene a fare una premessa: «Non conosco molto bene l’ambiente ecclesiastico, ma posso dire che Golser mi ha sempre trasmesso una certa simpatia. Ha partecipato ad alcune cerimonie nei quartieri più popolari di Bolzano, quindi è anche stato in grado di essere concretamente vicino alla gente. I suoi predecessori erano certamente bravissime persone, ma lui è davvero molto amato. L’auspicio, a questo punto, è che la tranquillità di un mandato meno pressante possa consentirgli di curarsi nel modo più appropriato». Francesco Perrone e Nicola Gosio ci affidano i loro pensieri seduti su una panchina di piazza Matteotti. «A essere sinceri bisogna ammettere che è stato il primo vescovo a fare davvero qualcosa per la convivenza. I bei propositi di facciata, infatti, hanno trovato in Golser corrispondenza di comportamenti e non è un caso se la cittadinanza, la politica e la stampa italiana hanno sempre avuto belle parole per lui. Forse non è tantissimo, ma sarebbe bello se tutto questo potesse essergli d’aiuto nella lotta che sta combattendo contro la malattia. La lettera al Papa, infine, è solo l’ennesima testimonianza di una persona che dimostra di non essere ossessionato dalla poltrona o dal potere in un ambiente in cui la carriera ha sempre un certo peso». Chiusura con Maria Felice e Anna Lorenzini: «Chiaramente non lo conosciamo personalmente, ma il messaggio che ha trasmesso e la direzione che ha imposto alla diocesi sono estremamente positivi. Prima di tutto, però, viene il rispetto della salute e se ritiene opportuno rallentare il ritmo dei propri impegni è giusto concedergli una pausa per affrontare al meglio le cure. L’affetto dei fedeli, chiaramente, rimane forte qualsiasi sia la decisione papale».

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Alan Conti

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