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mercoledì 6 aprile 2011
«Tra i banchi le differenze si mescolano e svaniscono»
BOLZANO. All'interno di una classe terza delle Fermi è bastato interrogarsi sulle proprie origini per dare alla questione dell'immigrazione una luce differente: la quasi totalità degli alunni, infatti, ha realizzato di discendere da migranti. Ecco, quindi, che un nipote di siculi, veneti o piemontesi e un figlio di kosovari perfettamente integrati trovano sì delle differenze culturali nel loro passato, ma anche la vittoria di una stessa identica sfida: quella dell'integrazione. In giorni in cui l'immigrazione è tra le prime voci dell'agenda politica e all'interno di una scuola che con punte del 45% di presenza straniera in alcune classi è certamente tra le più multiculturali di Bolzano, docenti e ragazzi non potevano trovare coincidenza spazio-temporale migliore per presentare il loro lavoro. «Attraverso cartelloni, postazioni multimediali e piccole sorprese - spiega l'insegnante curatrice del progetto Paola Gaetano - abbiamo affrontato le varie ondate migratorie in Alto Adige agganciandole, ovviamente, ai grandi eventi storici. Si va, quindi, dall'italianizzazione fascista agli ultimi arrivi nordafricani, passando per le alluvioni del Polesine, gli sbarchi di albanesi e kosovari, le guerre mediorientali e l'immigrazione asiatica. Ci sono sagome che pendono dall'altro con informazioni e riflessioni, oltre a una sezione dedicata ai racconti dei profughi politici». I protagonisti, però, sono i ragazzi. Spiega Gaia Squarcina: «Abbiamo fatto un percorso stimolante. Mi ha particolarmente affascinato la storia di un profugo che è venuto in classe a raccontare i suoi viaggi e le richieste burocratiche di asilo politico. Una vita di difficoltà». Va fiero delle sue origini sicule, invece, Sebastiano Cannata: «I miei sono di Catania e mi sono molto sorpreso nello scoprire che fino a qualche decennio fa erano i meridionali a essere oggetto delle discriminazioni da parte degli altoatesini. La cittadinanza italiana della nostra provincia, comunque, è formata da immigrati praticamente in tutta la sua interezza e questo deve farci riflettere nell'atteggiamento da tenere nei confronti degli stranieri». Stefan Subotic è nato in Italia da genitori croati e rappresenta alla perfezione la famosa seconda generazione di cui tanto si parla. «Io mi sento cresciuto e appartenente pienamente alla cultura italiana. Dall'altra parte, però, so che è importante non scordare le proprie radici, quindi parlo croato e ogni estate, quando torno in Istria, cerco di confrontarmi e dialogare nella lingua dei miei familiari». Vissuto simile per Orion Hasanramaj, kosovaro «ma dall'età di un anno altoatesino. Evidente che non posso che sentirmi italiano, ma i frequenti viaggi nella mia terra d'origine e lo studio dell'albanese mi aiutano a non dimenticare mai da dove vengo». Interessante anche la disamina di Andrea De Valiere, Angelo Mazza, Fabio Giacomozzi e Mohamed Karwan: «Alcuni di noi hanno genitori veneti, altri sono arrivati dal Marocco e c'è anche chi è andato e tornato da Paesi lontani. Bolzano ha un panorama migratorio estremamente interessante ed è bello trovare il modo di raccontare il passato di tante famiglie e consegnarlo alla storia». Chiusura con l'entusiasmo di Jessica Agnoletto e Jason Mistrolino per «un progetto che ci ha fatto pensare, raccontare e confrontare con la realtà che ci circonda». (a.c.)
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