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sabato 12 febbraio 2011
Bolzanini delusi dal no di Durnwalder
BOLZANO. «Non è più il presidente di tutti. Ci ha deluso». Sembrano ormai lontani anni luce i tempi in cui Luis Durnwalder scendeva a Don Bosco per la sagra di via Aosta, accolto da applausi, baci e abbracci. Quando veniva coccolato dagli italiani di Bolzano - dagli alpini dell'Ana alle signore del circolo Rodigino - come «uno di noi». Tra piazza Matteotti e via Roma, il rifiuto istituzionale del presidente alle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell'Unità d'Italia suonano come uno schiaffo in faccia. Più che il risentimento nazionalista, fa capolino lo scoramento verso chi alimenta tensioni che gran parte dei bolzanini avverte ormai come anacronistiche. Corrado Erardi va dritto al punto: «Sono molto deluso. Credo si sia persa un'occasione per realizzare un percorso comune alimentando, al contrario, una tensione di cui non si sente il bisogno. Il tutto alla vigilia della discussione di un tasto delicato come la toponomastica». Non tutti gli italiani sentono le celebrazioni in modo così viscerale, ma sono infastiditi dal segnale che arriva da Palazzo Widmann. «Se devo essere sincero - ammette Ermanno Maccaglini - la festa per i 150 anni non mi coinvolge più di tanto. Ciò non toglie, che la Svp abbia dimostrato per l'ennesima volta di vedere solo bianco e rosso, con un orizzonte di pensiero piuttosto limitato. I festeggiamenti, però, sono giusti e, anzi, Bolzano avrebbe bisogno di molte più occasioni simili per trovarsi assieme e sentirsi unita». Risoluta la risposta di Palmina Calabrese: «Siamo in Italia ed è assolutamente evidente che le cerimonie nazionali vanno rispettate con il giusto garbo istituzionale. Su questo non si discute». Elisa e Francesco La Greca del bar "Bianco" in via Roma chiedono la partecipazione «della provincia di Bolzano alla fiera delle regioni a Roma. Non c'è proprio alcun motivo per cui noi possiamo permetterci di disertare. E' un atteggiamento, oltretutto, che ci mette in imbarazzo nei confronti di tutto il resto del Paese». Durnwalder, però annovera qualche estimatore: «Sono di Merano e di famiglia tedesca - spiega
Hannes Meier - e sono totalmente d'accordo con lui. perchè noi con questa festa non c'entriamo proprio nulla e non possiamo celebrare qualcosa di cui non ci sentiamo partecipi». Diametralmente opposto l'atteggiamento di Santo Mastroianni: «Un atteggiamento istituzionale inaccettabile. Il presidente deve rappresentarci tutti e invece fa finta di considerare solo una parte della società altoatesina. Lo Stato italiano ha fatto molto in termini di autonomia e finanziamenti per il gruppo linguistico tedesco: troppo facile, adesso, dire "noi non lo volevamo"». Flora Maria Kruger e Giuliano Brigante, titolari del bar "Brigante" parlano di «sbaglio della Stella Alpina nel riproporre uno schema ormai vecchio e datato. Di fronte alle nuove sfide dell'immigrazione, infatti, fermarsi ancora alla divisione tra italiani e tedeschi è quanto di più sciocco ci si possa aspettare dal politico di maggior spicco del nostro territorio. Il fatto che l'Alto Adige non fosse annesso nel 1861 al Regno d'Italia, poi, è una scusa parecchio traballante perché ci sono altre regioni nella stessa situazione che nemmeno si sognano di non partecipare alle celebrazioni». Luigi Scapin è contrariato. «Qualcuno mi deve spiegare, allora, la contraddizione di chiudere pure le scuole tedesche o tutti gli uffici amministrativi provinciali: ci prendono in giro? Perché l'assessore Kasslatter Mur non si premura di spiegare questa anomalia con la stessa fretta con cui si allinea al presidente? Ora speriamo che il Governo intervenga in modo deciso e risoluto, sempre che non sia troppo preoccupato a non urtare la sensibilità dei due deputati Svp». Franz Weger, dal canto suo, ripropone una vecchia analisi: «Come al solito, dove i tedeschi viaggiano uniti, noi italiani ci perdiamo in mille sfumature. Se vogliamo, abbiamo più fantasia, ma associare tutto questo al concetto di "Unità" è quantomeno incoerente». Considerazioni simili per Vito Caradonna: «Il nostro Paese è in difficoltà e si divide praticamente su tutto. Proprio per questo è ancora più importante, forse, far vedere che esiste la voglia di stare insieme su un territorio che, per quanto non piaccia al presidente della Provincia, arriva fino al Brennero». Stufo, invece, Mauro Scrinzi: «Siamo sinceri, il popolo italiano non ha mai chiesto nessuna festa per i 150 anni dell'Unità. Tutto è nato da un'iniziativa del Governo che, adesso, si lamenta se qualcuno non ha voglia di partecipare». (a.c.)
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