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mercoledì 2 febbraio 2011

I bolzanini: un’inutile prova di forza quei monumenti sono già depotenziati


29 gennaio 2011 — pagina 05 sezione: Cronaca

BOLZANO. Il gruppo italiano si è sentito scavalcato e svenduto, ma a due giorni dall’accordo tra il ministro alla cultura Sandro Bondi e la Stella Alpina l’umore dei bolzanini, pur volgendo sempre all’arrabbiato, lascia intravedere bagliori di speranza per un reale coinvolgimento da parte dell’Svp. L’invito adesso è a guardare oltre e risolvere una polemica che distoglie l’attenzione dai problemi reali che la politica dovrebbe affrontare in tempi brevi. I più infastiditi dal ritorno in agenda dell’atavica questione Monumento, comunque, sono i giovani, mentre la diatriba continua ad avere maggiore presa nella fascia d’età più anziana. I cosiddetti “relitti fascisti”, insomma, erano già abbastanza depotenziati nel sentire generale e a rinfocolare il malumore è più il metodo che non il merito dell’accordo finale. «Il nocciolo della questione - comincia Elena Nones - è sempre lo stesso: la storia è storia e cancellarla è francamente impossibile. Capisco che la Svp si danni l’anima per esigenze di elettorato, ma le soluzioni più ragionevoli erano legate alla storicizzazione attraverso la spiegazione di quello che è successo. Basterebbe questo per mettersi alle spalle una polemica che si trascina da troppo tempo. Sarebbe bello, per esempio, se il Monumento potesse essere la porta di un bel giardino per la città: cerchiamo di risolvere la polemica fornendo delle nuove opportunità a tutti i bolzanini, italiani e tedeschi». Esterna il pensiero di molti giovani Fabio Tait, titolare del negozio “Aquarium”: «Se devo proprio essere sincero ammetto che tutta questa diatriba, soprattutto a livello politico, ha stufato. Ora, onestamente, a chi interessa così visceralmente la questione del Duce o di alcuni componenti del Monumento? Solo ad alcune frange di estremismo che trovano un pretesto per sopravvivere e fare presa. Con questo non voglio sminuire il sentimento italiano che comunque porto dentro, ma non penso possa essere legato unicamente alla presenza di questi due simboli. Detto questo, non c’è alcun dubbio che la gestione politica della faccenda sia stata pessima e poco rispettosa della popolazione altoatesina. Ora, però, è giunto il momento di superare queste tensioni e guardare ai problemi di vita reale: storicizziamo con delle targhe, depotenziamo, condividiamo, ma troviamo una strada per andare oltre. Lascerei, invece, le cancellate attorno al Monumento, ma più che altro per un discorso legato alla salvaguardia artistica dell’opera da possibili vandalismi di varia natura». In attesa di evoluzioni è anche Benito Nardelli: «Abbiamo assistito a uno scambio di favori da lasciare basiti e schifati. Ora, però, aspettiamo di verificare come realmente andrà a finire tutta questa discussione perché di concreto ancora c’è poco. Speriamo si possa veramente trovare le soluzioni condivise con il popolo italiano come annunciato dalla Svp».
Una proposta arriva da Claudio Gasparini: «Leverei le scritte in latino dal Monumento che, effettivamente, possono essere considerate offensive per qualcuno». Oscar Di Feo è molto meno incline alla concertazione: «Ormai comanda solo il partito tedesco. Quelli che veramente sono stati depotenziati in tutta questa operazione sono proprio gli italiani. E’ stato un accordo avvilente e discriminatorio, vediamo se e come ne usciranno i partiti del centrodestra locale, ridotti ormai a un teatrino squallido di periferia».
«Diciamocelo chiaramente: ma che fastidio danno al giorno d’oggi questi monumenti? - si chiede Iris Keller - Non credo abbiano talmente tanto impatto da scatenare una polemica che ci blocca ormai da decenni. Lasciamoli dove stanno, ormai sono parte della città, spieghiamoli e mettiamoci alle spalle tutto questo baillame stucchevole». Chiude Salvatore Esposito, pizzaiolo di “A modo mio”: «Spostarli non serve ed è controproducente. Bisogna essere cauti nel ridurre tutto questo a una semplice bega di cortile perché non possiamo dimenticare che c’è un discreto numero di turisti che arriva a Bolzano proprio per visitare i monumenti lasciati dal fascismo. Non per glorificarli, ma come testimonianza storica di un’epoca». (a.c.)

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