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mercoledì 16 febbraio 2011
La delusione degli italiani di Don Bosco: Durnwalder non è più il nostro presidente
BOLZANO. «Presidente di tutti» è una carica che non ci si può auto-attribuire, ma va conquistata con i fatti concreti. Il messaggio che si leva dal "feudo" italiano di via Resia nei confronti del Landeshauptmann Luis Durnwalder è netto e preciso, al pari della delusione. Non è un mistero, infatti, che il presidente della Provincia peschi voti all'interno del gruppo italiano facendo leva su capacità gestionali e di dialogo da più parti riconosciute. La simpatia verso Durnwalder sta però scemando. Toponomastica, monumenti e festa dell'Unità negata è una tripletta che non ha lasciato indifferenti e sono in tanti, a Don Bosco, ad essere pronti nell'allinearsi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel contestare dichiarazioni e intenti di Durnwalder. «Sarebbe miope - le parole di Valentina Biasio e Mauro Pancheri - non riconoscere a Durnwalder le qualità decisionali che ha dimostrato negli anni. E' sempre stato attento all'equilibrio per la convivenza, ma questa volta ha spiazzato tutti senza un reale motivo. Diciamocelo pure chiaramente: ha fatto una cavolata deludendo quella parte di italiani che, in fondo, della Svp si fida». «Bene ha fatto - sentenzia Giorgio Tietto - il presidente Napolitano a richiamare a un maggiore rispetto della carica istituzionale. Troppo facile autodefinirsi il presidente di tutti e poi agire al contrario». Sabine Grumser, a sorpresa, recapita al Landeshauptmann un rimprovero tutto tedesco. «Sbaglia nel descrivere un sentimento di fastidio da parte nostra verso questa festa. Deve rappresentare correttamente tutta la popolazione e non creare tensioni che la società non avverte e di cui certamente non ha bisogno». Al bancone del bar "Tiziana" di via Sassari la festa dell'Unità d'Italia è l'argomento principe e le convinzioni della titolare Katia Baldin coincidono con quelle dei clienti Gigi Palmisano e Cesare Murroni. «Siamo dentro i confini italiani, Durnwalder prenda atto delle conseguenze di quello che dice e abbia rispetto delle istituzioni, italiane, che rappresenta. E' banale, ma necessario, ricordare come l'autonomia sia certamente una grande conquista, ma anche un privilegio economico che ci arriva da Roma e che dobbiamo, in qualche modo, considerare. Le nostre autorità, oltretutto, si presentarono in massa alla manifestazione per Hofer a Innsbruck e lo fecero come forma di rispetto: la reciprocità è necessaria, altrimenti ci si mette un secondo a chiedere la revoca della festività tedesca di Pentecoste. Ci allineiamo al presidente Napolitano e chiediamo al Landeshauptmann una marcia indietro e, in più, speriamo che la Svp tolga nel suo statuto ogni riferimento all'autodeterminazione». Sintetici, ma risoluti, i commenti di Felice Castaldo e Simone Antonucci: «La festa va fatta, non si discute. Durnwalder si tenga le sue convinzioni personali e agisca da uomo pubblico e di responsabilità». Paolo Cappellupo inovca «un'atmosfera di pace isolando chi alimenta tensioni come il presidente. Le guerre e le divisioni sono lontane, sbagliato intingere la propria politica in quel passato. Ci eravamo illusi che Durnwalder avesse una capacità d'analisi più completa e saggia di una Eva Klotz qualsiasi e fa molto male scoprire che ci siamo drammaticamente sbagliati. Forse non se ne rende conto, ma in questo modo non solo non è per nulla il presidente di tutti, ma offende pure tutti gli italiani che vivono in questa terra». Stessa lunghezza d'onda per Nicola Bonadio: «Sono italiano e desideroso di festeggiare il mio Paese. Durnwalder non è più il mio presidente». Chiusura con le parole taglienti di Ugo Toni: «Se anche gli italiani hanno creduto in lui, ora la porta si è richiusa». (a.c.)
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