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giovedì 3 febbraio 2011

Le associazioni culturali «Il duce va lasciato dov'è spiegando la sua storia»


di Alan Conti
zoom . BOLZANO. Considerare il Monumento alla Vittoria e il duce a cavallo per quello che sono: opere d'arte che, in quanto tali, hanno una loro dignità. E' questo il primo punto fermo che emerge dalle opinioni di responsabili e frequentatori dei centri culturali cittadini di diverso orientamento politico. La convergenza sull'intavolare un dibattito che sia ancorato a un discorso artistico e culturale è la premessa per ciascuno di loro e non differisce, come invece capita nelle valutazioni politiche. Non sono distanti le posizioni di destra e sinistra: la necessità di trovare una soluzione che non sia penalizzante per la convivenza viene prima di qualsiasi ideologia. Gli stessi «specialisti» dell'ambito artistico-culturale chiedono di non sfregiare le opere d'arte. La tendenza comune, insomma, è quella di spingere fuori la polemica e il baillame politico per arrivare a risolvere in modo concreto e rispettoso un caso che rischia di innescare tensioni. «Tutta questa storia - comincia risoluto Maurizio Puglisi Ghizzi, presidente del circolo "Giovanni Gentile" - è una vergogna. La paura dei Monumenti, a mio modo di vedere, è un argomento di una pochezza incredibile e abbastanza mortificante per chi avanza certe richieste. Evidente come il Monumento e il bassorilievo di piazza Tribunale debbano rimanere come e dove sono, altrimenti cosa dovremmo farne dell'obelisco di Roma con la scritta "Dux"? Non solo, proprio in questi giorni è stato ultimato il risanamento del balcone di piazza Venezia che attirerà molti visitatori: solo noi seguiamo una strada anacronistica. A livello politico, invece, si è trattato di un vero e proprio ricatto e di una reazione del Governo centrale che, forse, si è trovato scoraggiato in partenza nel dover pensare di confrontarsi con un centrodestra locale frammentato in tre o quattro realtà. Tutto questo, però, non sarebbe accaduto se il presidente della Camera Gianfranco Fini non avesse creato una situazione difficilmente gestibile. Se dovessero spostare l'opera di Piffrader, però, la mia preoccupazione correrebbe ai giovani. Da una parte non avrei il coraggio di dire loro che crescono in una terra in cui le aspirazioni sono soffocate dal centralismo provinciale e dall'altra non vorrei che la loro incoscienza portasse a situazioni poco piacevoli». Accurata anche l'analisi di Sepp De Vivo, una delle anime storiche del circolo "Walter Masetti": «La prima considerazione da fare è che le scritte del Monumento sono veramente lesive della dignità del popolo tedesco e andrebbero levate. Il Monumento, invece, può rimanere dov'è, con la dovuta storicizzazione, e tornare alla funzione deputata in passato a quella zona: una splendida "Biergarten" dove godersi la brezza di Sarentino nelle sere estive. Via, quindi, le cancellate e restituiamo un pezzo di città ai bolzanini. Il bassorilievo, invece, devo ammettere che non urta la mia sensibilità, anche se posso comprendere come possa essere differente per chi si è visto cambiare il cognome o ha dovuto frequentare le "Katakombenschule". Non penso, però, che rimuoverlo sia l'unica strada perché si tratta di una testimonianza di uno stile storico, così come lo sono molte scuole di Bolzano o lo stesso corso Libertà nella sua interezza». Rispettare Hans Piffrader è il messaggio che arriva pure da Sandro Forcato, presidente del circolo "La Comune": «Si tratta di un'opera d'arte che va mantenuta tale. Non dovrebbe essere la politica a occuparsi di queste valutazioni in modo così netto, altrimenti si rischia di creare situazioni poco piacevoli per la convivenza». Sulla stessa lunghezza d'onda è Pietro Marangoni del circolo culturale "La Stanza". «Il bassorilievo va conservato così com'è, nella sua interezza, per rispetto dell'opera e dell'artista. Levare solo il cavallo, oltretutto, significherebbe mutilare quanto prodotto da una personalità di rilievo del panorama artistico altoatesino. Discorso simile, logicamente, va fatto per il Monumento. Se si vuole abbattere i simboli, bisogna farlo subito come momento di catarsi, non dopo decenni. La Russia, per esempio, è piena di strade o statue di Stalin o Lenin eppure nessuno le avverte come un fastidio o una mancanza di rispetto. E' storia». Chiude il giro di opinioni il presidente del circolo culturale "Don Bosco" Emo Magosso: «Mi spiacerebbe se il duce a cavallo venisse portato in un altro luogo. Diciamo che il gruppo italiano è stato svenduto per due voti. Il Monumento, invece, per molti bolzanini è sempre stato un simbolo, quindi storicizziamolo a dovere, così come sarebbe bello rivedere, prima o poi, ricollocate da qualche parte le aquile di ponte Druso».
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