Cerca nel blog

lunedì 7 febbraio 2011

I creativi: luci e vetri per coprire il duce ma raccontando l'opera


di Alan Conti
zoom . BOLZANO. Vetri oscuranti, installazioni d'arte contemporanea, pannelli basculanti, occhiali metaforici e illustrazioni esplicative. Designer, artisti e creativi altoatesini rispondono al concorso di idee lanciato da Durnwalder su come "coprire" il bassorileivo di Piffrader. Ne escono proposte concrete e ideazioni decisamente più provocatorie, ma tutte con il comune denominatore di non svilire una testimonianza storica e un'opera d'arte. Niente, quindi, di diametralmente opposto a quanto non è già rappresentato sul frontone del palazzo degli uffici finanziari. Il giornalista Ettore Frangipane, assieme al fratello ingegnere Domenico, presenta un vero e proprio rendering del palazzo degli uffici finanziari: «Il depotenziamento del duce a cavallo - spiegano - si può ottenere applicando al frontone una vetrata con un'opacità graduabile. Stando in mezzo alla piazza, quindi, si potrebbe continuare a intuire qualcosa del disegno originario velato da una copertura non troppo invasiva. Nel terrazzamento si potrebbe trovare lo spazio per un museo sul nazi-fascismo che, oltre a spiegare il bassorilievo nel complesso, ospiti pure il busto di Vittorio Emanuele conservato all'Iti o un'aquila di ponte Druso». Niente pareti, ma un sostanziale "vedo non vedo" piuttosto elegante. Più complicata, invece, la soluzione prospettata da Giovanni Pegoraro, pittore bolzanino che esporrà a breve in Municipio una serie di ritratti sui sindaci di Bolzano: «Si potrebbe pensare a un sistema di pannelli estraibili secondo un meccanismo a soffietto oppure simile a quello delle porte dei garage. Ogni singolo elemento dovrebbe avere le stesse identiche dimensioni del duce a cavallo, ciascuno con una raffigurazione diversa, ma sullo stesso tema. Si potrebbe, per esempio, vedere Durnwalder o Magnago a cavallo oppure altre figure storiche della nostra terra. I pannelli, infatti, dovrebbero alternarsi l'uno con l'altro durante la giornata in modo da offrire sempre una faccia diversa che possa fornire spunti di riflessione differenti sul passato altoatesino. Io sarei pronto a cominciare anche subito». Claudio Calabrese, presidente dell'associazione "Kunstpass" è più cauto: «Di primo acchito penso a un vetro con delle installazioni d'arte contemporanea che riportino delle mappe concettuali in grado di salvaguardare la valenza storica del frontone. Dobbiamo essere in grado, però, di rendere il bassorilievo uno strumento didattico e in questo senso coprirlo è già una scelta sbagliata, un errore. Nel caso, comunque, andrebbe scelto qualcuno da incaricare che non può certamente essere un artista altoatesino, bensì un esterno, molto competente e privo di qualsiasi preconcetto. Nasconderlo completamente, comunque, sarebbe una soluzione totalmente inutile e non dissimile dalla volontà di staccarlo». Beffarda e tagliente la proposta del designer Kuno Prey: «Prima del frontone ho pensato a degli occhiali per gli altoatesini. Prevedo una montatura appariscente con un microchip che permetta di impostare uno di tre filtri programmati. Il primo è per chi vuole vedere il contemporaneo spinto dalla voglia di guardare avanti, il secondo capace di eliminare tutto ciò che è realizzato in marmo e granito e il terzo per nascondere i gerani rossi e le costruzioni in legno di abete. Ovviamente le ultime due opzioni prevedono una possibile sovvenzione pubblica». Dalla metafora artistica alla proposta giovanile di Martin Klammer, Sara Pallua ed Eva Moser, studenti della facoltà di design della Lub: «Sarebbe bello pensare a un vetro con delle illustrazioni che raccontino la storia del bassorilievo, ma anche le sue critiche e contraddizioni. La storia dell'opera di Piffrader, infatti, è fortemente determinata dalle polemiche che ha sempre scatenato, quindi per non tradire e perdere completamente il valore artistico di questo oggetto bisogna contestualizzare pure tutto questo discutere a livello ideologico e politico. Da altoatesini di lingua tedesca, comunque, possiamo dire che si tratta di una scultura che non ci offende più di tanto: francamente abbiamo altre priorità rispetto a tutto questo baillame politico». Molto netta, infine, la chiusura del rappresentante degli studenti di design alla Lub Nicolò Cunico: «Sono un convinto sostenitore della storia e della sua importanza, quindi non coprirei né staccherei mai il bassorilievo. Chi dovrà occuparsene sarà chiamato a muoversi con un piglio altamente professionale, capace di non snaturare il messaggio storico che arriva dal palazzo degli uffici finanziari». D'accordo la direttrice del Museion Letizia Ragaglia, che ribadisce la sua posizione: «Nascondere un'opera è sempre sbagliato, ma se questo sarà il compromesso, la soluzione architettonica dovrà inserirsi nella piazza senza stravolgerla».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nessun commento:

Posta un commento