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mercoledì 16 febbraio 2011

Via Bari dimenticata: nessuna riqualificazione Fermo il museo del rione


BOLZANO. Gli umori di commercianti e abitanti di via Bari puntano verso il basso e la sensazione di abbandono verso l'amministrazione sempre più netta. La rivalutazione complessiva, insomma, non sembra fare tappa in una strada che continua a proclamarsi dimenticata e poco appetibile. Difficile, insomma, pensare di puntare a una clientela che non sia solo strettamente residenziale, mentre altri rioni si pongono obiettivi altisonanti. Mai come qui, quindi, il concetto di città policentrica sbandierato tra le pagine del Masterplan sembra un capitolo della città dei sogni. Nonostante tutto, però, c'è chi vuole difendere il rione e apre nuove attività e punta a una promozione migliore del rione, magari attraverso il tanto atteso museo delle Semirurali all'interno dell'unica casetta rimasta. «Siamo punto e a capo - la sentenza di Arturo Franchini del bar "Giulia" - e nulla si muove per noi. Continuiamo ad avere una moria di parcheggi che in pochi anni, tra soppressioni e permessi ballerini, sono passati da 90 a 41 e una generale poca considerazione da parte dell'amministrazione. Lo spazzino, per esempio, è passato una volta sola negli ultimi sei mesi. Pensare che di bolletta scuciamo 330 euro al mese: ecco le imposte che vanno detassate per aiutare il commercio di vicinato. Le siepi, inoltre, continuano ad essere incolte e pericolose per le macchine che escono dai parcheggi, mentre nella vicina casetta delle Semirurali stiamo tutti attendendo un museo che ci fu promesso anni fa. Non ci possiamo stupire, quindi, se piano piano molti negozianti se ne vanno». Antonella Cattoi di "Intimo Gabry" è sconsolata: «Non cambia mai niente. Poco passaggio, transito scarso, illuminazione carente, iniziative pari a zero. Cosa dobbiamo fare per sentirci considerati?». Sergio e Marco Baraldi sono occupati negli ultimi lavori prima dell'apertura del bar "Le Petit" che prenderà il posto dello storico "Il Palco". «Viviamo questa strada da molti anni. Venire a lavorare qui è stata un'opportunità dettata dal cuore. E' vero, i bar sono davvero tanti, ma l'importante è cercare il proprio spazio senza danneggiare nessuno. Un poco di varietà in più nell'offerta farebbe bene a tutti, è chiaro, ma l'apertura di un punto di attrattiva come potrebbe essere un museo delle Semirurali sarebbe un primo passo importante. Incrementare il passaggio, infatti, è la soluzione più efficace. Serve a poco, infatti, montare una rastrelliera e una panchina di fronte al negozio di chi si è lamentato di un commercio che stava morendo senza, però, pensare ad interventi realmente strutturali. Certo, comunque, che sarebbe ipocrita non considerare che il bacino d'utenza dei residenti rimane sempre importante». La clientela fissa è la chiave pure per Katja Marcomin e Marion Weiss del parrucchiere "Katja". «E' vero che alcuni negozi di vicinato hanno chiuso, ma bisogna anche considerare che tipo di attività funzionano e quali no. Non possiamo imporre, per esempio, una pescheria se non c'è mercato. E' incoraggiante, invece, che i due bar che si apprestano ad aprire siano gestiti entrambi da italiani». Chiusura con Manuel Conte e Ivano Moltrer del tabacchino che scherzano: «Potremmo levare una vocale e chiamarla via "Bar". Scherzi a parte, comunque, le attività che si basano sui residenti come la nostra possono stare tranquille. Possiamo capire, però, che chi ha bisogno di un bacino più ampio possa incontrare delle difficoltà serie in una strada così». (a.c.) 12 febbraio 2011

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