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martedì 22 febbraio 2011

Patentino, gli esperti: si deve uscire dal monopolio ma senza crearne di nuovi


di Alan Conti
zoom . BOLZANO. Le certificazioni linguistiche devono avere, anche in provincia, la stessa dignità del patentino. E' forte il messaggio che arriva dalla tavola rotonda organizzata dall'"Azb" l'altra mattina all'hotel "Laurin" che ha riunito in una sala gremita alcuni tra i massimi rappresentanti degli enti certificatori europei. Una realtà, quella altoatesina, che vede l'equipollenza come un punto d'arrivo, ma ancora stenta a farne uno di partenza. Manca, infatti, un'informazione chiara sulle offerte alternative, così come continua il meccanismo per cui documenti riconosciuti in tutta Europa, a Bolzano debbano essere vidimati dall'ufficio provinciale. Dell'altro giorno, inoltre, la firma dell'accordo tra Provincia e centro linguistico della Lub che permetterà anche all'università cittadina il riconoscimento della validità dei certificati. All'orizzonte, intanto, si profila la nuova questione del test linguistico per gli immigrati. La prima forte presa di posizione arriva da Oskar Putzer, docente dell'università di Innsbruck e rappresentante dell'ente certificatore tedesco Telc: «Dobbiamo uscire dal monopolio del patentino, ma senza entrarne in un altro che pone come unica alternativa l'attestato del "Goethe Institut": il panorama è vasto. La struttura dello studio delle lingue, inoltre, negli ultimi anni si sta spostando verso una maggiore competenza comunicativa rispetto alla mera e singola conoscenza linguistica: è la modernità che, forse, non appartiene totalmente all'esame dell'ufficio bilinguismo». Appuntito l'intervento dell'avvocato bolzanino Gianni Lanzinger che seguì in prima persona il caso Angonese da cui nacque la riflessione sulle equipollenze. «In Alto Adige dobbiamo garantire un'effettiva libera circolazione dei lavoratori, con più cultura e meno burocrazia. Evidente come l'obbligatorietà, comunque, di passare attraverso la vidimazione dell'ufficio bilinguismo delle singole certificazioni rappresenti di per sé una limitazione forte alla libertà. Non è un caso che la sentenza "Angonese" abbia attirato l'attenzione di tutta Europa, ma ci sono voluti dieci anni per arrivare all'equipollenza che, di fatto, veniva già sancita da un dispositivo eloquente. Necessaria, inoltre, una sburocratizzazione delle pratiche». La lingua italiana, chiaramente, è ovvia coprotagonista del patentino e gli enti certificatori, in questo caso, si chiamano "Dante Alighieri" e "Cils". «Mi chiedo - interviene Massimo Arcangeli, responsabile scientifico della "Dante Alighieri" - come sia possibile che in provincia di Bolzano una ragazza laureata in Italia, dopo un percorso scolastico italiano, debba sentirsi dire dall'ufficio bilinguismo che deve dimostrare le sue competenze proprio nella sua lingua. Si tratta di una testimonianza che è stata inoltrata direttamente ai nostri uffici: un'anomalia cui andrebbe posto rimedio». Da Siena, invece, sono arrivati il rettore dell'Università per stranieri Massimo Vedovelli e il professore dell'ateneo toscano Monica Barni, in rappresentanza del "Cils": «E' importante che il quadro di riferimento europeo acquisti sempre più importanza perché qui, come su tutto il territorio nazionale, ancora manca una forte cultura e radicamento dell'industria delle lingue». Proprio gli enti italiani, oltretutto, si trovano a dover fare i conti con i test linguistici per gli immigrati, tema al centro della politica provinciale sugli stranieri. «L'importante - l'opinione di Arcangeli - è che ci sia uniformità e standardizzazione tra tutte le regioni del Paese». «L'uniformità - gli fa eco Vedovelli - è un aspetto cruciale, ma quello che mi lascia perplesso di questa soluzione del test è la mancanza completa, sul tavolo della discussione, del capitolo sulla formazione di queste persone». Se le certificazioni tedesche all'interno delle scuole altoatesine ancora faticano a fare breccia, molto meglio vanno gli omologhi inglesi. «E' anche questione di cultura - spiegano Robert Hill e Rosalind Hunter, rappresentanti dell'ente "City&Guilds" - e siamo molto contenti che nella vostra realtà circa il 70% dei bambini delle primarie riesca ad ottenere una prima certificazione alla fine della quinta. Non si tratta, ovviamente, di un attestato da proiettare subito sul mondo del lavoro, ma è utile comunque a fornire una certa mentalità». Chiusura con Maria Luisa Cama, direttrice dell'"Azb": «Abbiamo voluto questa tavola rotonda perché ci siamo accorti che in Alto Adige c'è ancora bisogno di chiarezza. Sono tantissime, infatti, le persone che vengono da noi con le idee confuse: chiediamo che l'ente pubblico ci aiuti in questa operazione».
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