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mercoledì 2 febbraio 2011
Gli studenti: non cancellate la storia
BOLZANO. La polemica sui monumenti fascisti fa discutere moltissimo gli studenti delle scuole italiane della città. Prima ancora dei giudizi di merito - che nella discussione sui cosiddetti "relitti" vede i ragazzi schierati per il mantenimento della storia -, il dato di fatto che rimbalza dai cancelli degli istituti superiori di via Cadorna è il grande fastidio per una decisione - il patto Svp-Bondi - calata dall'alto sulla testa della città. Forte anche la diffidenza verso la politica, che, dicono, «si aggrappa al passato e non risolve i problemi che abbiamo davanti tutti i giorni». Fosse per loro, per esempio, il duce a cavallo sarebbe già sufficientemente depotenziato. «Se non lo tirava fuori la destra tedesca, il problema non si poneva nemmeno. Spostarlo costerà un sacco di soldi, che verranno sottratti a qualcos'altro, la scuola ad esempio». Nicola Deluca è durissimo: «Trovo offensive e in malafede le parole di Durnwalder, quando dice che gli italiani fanno dipendere il loro senso identità dal duce di piazza Tribunale. E' ridicolo. Sa benissimo che non è così. Noi contestiamo il metodo. Il modo in cui la Provincia ha trattato col governo, senza consultare il Comune. Una ennesima prova di forza che la Svp poteva tranquillamente risparmiarsi». Kirsa Baholli e Luciano Saratanu si appellano al buonsenso: «E' evidente che si tratta della nostra storia, nel bene e nel male. Crediamo che le testimonianze del passato debbano rimanere dove sono, opportunamente spiegati, risolvendo definitivamente una questione atavica. Non dobbiamo dimenticare quello che è successo nel Novecento, ma non possiamo nemmeno ignorare tematiche più importanti che riguardano il futuro». «Se dovessimo seguire il ragionamento della Volkspartei, dovremmo radere al suolo anche tutti i campi di concentramento rimasti - ribalta il ragionamento Carol Trisorio - ma non avrebbe nessun senso e si correrebbe il rischio di dimenticare quello che è accaduto. Di sicuro, comunque, non si tratta del primo interesse degli studenti: diciamo che subiamo tutta questa bufera, in attesa che passi in modo definitivo». Per Alessandro Festinese la politica dovrebbe fare un passo indietro: «Invece che togliere. Sarebbe sufficiente una targa che spieghi il significato e maggiore comprensione reciproca sarebbero più che sufficienti per riportare il tutto alla normalità». Sara Fusaro, dal canto suo, è lucida nell'elencare le priorità di «una scuola che deve fare i conti con un turn-over continuo di insegnanti, difficoltà nel completamento della pianta organica e la didattica che, logicamente, rischia di risentirne. Le stesse comunicazioni telematiche alle famiglie, talvolta, possono creare confusione se adottate come metodo unico. Queste sono le cose di cui dovremmo parlare e a cui la giunta provinciale dovrebbe riservare le energie, lasciando dove sono le testimonianze storiche». Atteggiamento deciso per Marika Parisi e Anita Bortolameolli: «Monumento e duce a cavallo vanno mantenuti, non ha senso affermare che possano dare fastidio ad un'intera comunità. Dobbiamo cercare un'altra strada, rispetto alla rimozione, per mettere fine alla questione. Si tratta, piaccia o no, anche di un'attrazione turistica che sarebbe un danno confinare da qualche parte». All'interno dell'aule, comunque, la diatriba sui "relitti fascisti" ha trovato spazio. «Durante le ore di lezione - spiegano Daniel Bolognani e Andrea Azzolini - abbiamo affrontato un dibattito sul tema per cercare di capire cosa stava succedendo nel dettaglio e formarci un'opinione. Bene, considerato che in una realtà con due gruppi linguistici conviventi l'equilibrio è sempre precario, è chiaro che nascondere il passato diventa un potenziale rischio per il futuro. Prendiamo atto di quello che è accaduto e raccontiamolo con onestà e senza ipocrisie: togliere di mezzo le testimonianze non ha molto senso. Lo stesso stridere della loro presenza su un palazzo pubblico è, in qualche modo, un monito pesante e significativo. La politica, però, non deve dimenticarsi che le priorità per i giovani sono altre rispetto ai relitti fascisti». Quasi stupite Silvia Ronggador, Vanessa Mader, Marisol Bertamini e Veronica Bonarrigo: «Davvero non si tratta di una priorità per gli studenti. Logico che, dopo anni in cui se ne parla in continuazione, ci siamo formati tutti un'idea che è generalmente di lasciare i monumenti dove sono attualmente, senza nascondere la storia. Detto questo, però, ci piacerebbe che l'agenda politica fosse in grado di esprimere dibattiti e discussioni che possano veramente coinvolgere le nuove generazioni. Gli studenti, per esempio, sono scesi in piazza a manifestare per esprimere il loro disagio verso una riforma che riduce le possibilità di scelta e distribuisce gli indirizzi delle scuole superiori sul territorio in modo discutibile eppure nessuno si è mai dimesso dal proprio partito perché non ci hanno ascoltato. Bolzano e la sua Provincia, in questo, devono crescere e fare un salto di qualità». (a.c.)
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