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lunedì 28 febbraio 2011
Le famiglie: case di riposo, no ai tagli
25 febbraio 2011 — pagina 21 sezione: Cronaca
BOLZANO. Tagli e privatizzazioni: sono queste le preoccupazioni dei familiari dei residenti nelle case di riposo. Il passaggio dei dipendenti dei distretti dall’Assb al Comune e l’esternalizzazione di Villa Europa rappresentano decisioni strategiche che i parenti non intendono farsi imporre dall’alto. I progetti dell’assessore comunale alle politiche sociali Randi creano preoccupazione e perplessità.
Ecco, quindi, che lo slogan “stiamo uniti”, che ha fatto la fortuna del festival di Sanremo, diventa un preciso orientamento dei familiari degli utenti nel creare un’associazione riconosciuta dal Comune. Un osservatorio, quindi, che sia considerato dall’amministrazione come valido interlocutore nelle svolte politiche. Il successo dell’iniziativa, per ora, è certificato dalla partecipazione alla riunione preparativa di ieri sera nella sala riunioni della chiesa “Don Bosco”. Tra il pubblico anche il direttore di Assb Bruno Marcato. Chiesto dai familiari, comunque, un incontro con l’assessore comunale ai servizi sociali Mauro Randi, immediatamente fissato a venerdì prossimo alle 9.
«Siamo preoccupati dalle ultime notizie trapelate - spiega Giuseppina Brando - con tagli economici che non dovrebbero colpire un settore sensibile come la cura degli anziani. La qualità del servizio, inoltre, deve rimanere la priorità assoluta nelle riorganizzazioni. Chiediamo un maggiore coinvolgimento delle Circoscrizioni, più attenzione nelle linee Sasa e una comunicazione diretta e più trasparente delle novità». Villa Europa dovrebbe essere il primo esperimento di privatizzazione: «Operazione molto delicata - intervengono Vittorio Tosi e Fermino Bernardi, rappresentanti dei familiari nella struttura - in cui si parla di progetto pilota. L’assessore Randi in riunione parla di simulazione, quindi non intendiamo considerarla una scelta definitiva. Attenzione, però, perché su questa sperimentazione si potrebbe giocare il futuro di 150 lavoratori precari e la relativa qualità dell’assistenza, messa a rischio da eventuali riduzioni di personale». Donata Fabbri fotografa con lucidità la situazione. «L’utenza è sempre più numerosa, anziana e con problematiche diverse e complesse. Non c’è, però, una crescita d’organico che cammini di pari passo, anzi, si discute di probabili decurtazioni. La privatizzazione, non dimentichiamolo, mira sostanzialmente al profitto».
«Le strutture sono nuove, con dotazioni d’arredo all’avanguardia - riprendono Maria Bobbi e Severino Melis - ma il personale non è più al livello degli anni passati. Cresce, oltretutto, la presenza di stranieri, il che rappresenta un problema più che altro nella gestione dei rapporti interpersonali». Alessandra Pozzan chiede «una maggiore sensibilità nell’ascoltare bisogni ed esigenze di queste persone e dei loro parenti. Il taglio di fondi paventato è una prospettiva che non possiamo accettare». Opinione professionale quella di Stella Montresor, 30 anni di assistenza geriatrica alle spalle. «La qualità, ad essere onesti, è piuttosto calata nell’assistenza all’anziano. Oggi, inoltre, si opera sempre in due, ma questo comporta solo il dialogo tra colleghi, escludendo il più delle volte l’utente. Manca proprio la professionalità degli assistenti, ancor più dell’aspetto numerico». Daniela Pellegrin torna sulla costituzione dell’associazione. «L’incontro serve a tastare il polso dei familiari e cominciare una riflessione importante». Gabriella Bissaco, Paolo Borella e Carla Zaccone pretendono «più considerazione nelle scelte che coinvolgono i residenti delle case di riposo. Abbiamo il diritto di essere rappresentati ed interpellati».
Dall’assemblea, infine, si alzano molte proteste condivise: «La verità - l’applaudito intervento di una signora - è che i vertici non si chiedono se sia il caso di creare una fermata del bus o meno, ma si concentrano semplicemente sul risparmio, infischiandosene delle condizioni degli ospiti. Con queste premesse non possiamo evitare di alzare la voce per chiedere rispetto».
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Alan Conti
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