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sabato 19 febbraio 2011
I prof: la vera riforma è la scuola bilingue
di Alan Conti
BOLZANO. Tanti indizi fanno una prova e per una scuola bilingue sistematica, adesso, si schiera gran parte dei professori delle scuole superiori. La lettera degli insegnanti dell'asilo tedesco che sconsiglia alle famiglie italiane la continuazione del bilinguismo "fai da te" è, per i docenti, solo l'ennesima spia di una società pronta ad affrontare qualcosa di nuovo. L'apertura di credito arriva pure dai banchi degli istituti tedeschi e proprio la fiera "Futurum" non poteva essere occasione migliore per gettare lo sguardo, per l'appunto, sul futuro del sistema scolastico altoatesino. Gli stand, quindi, sono organizzati per aree didattiche, senza divisioni linguistiche, ma le unioni che la scuola chiede non sono più solo quelle di facciata. «Gli studenti italiani nella scuola tedesca sono veramente tanti - conferma l'insegnante del liceo classico "Walther von der Vogelweide" Eluana Ingraldi - e insieme all'aumento degli stranieri è evidente come propongano delle nuove sfide didattiche. Il liceo, comunque, rimane abbastanza avvantaggiato per la tipologia di studenti, anche se un percorso condiviso, attraverso i tanti scambi in quarta, si sta sempre più rafforzando e va incoraggiato». «La riforma scolastica è stata un'occasione persa - le fa eco la collega del "Carducci" Luisa Proserpi - perché si poteva cominciare a ragionare su una scuola realmente bilingue, invece si sono mantenute le divisioni. Gli stessi ragazzi che dopo lo scambio in quarta decidono di rimanere nell'istituto dell'altro gruppo linguistico sono la testimonianza di cosa chieda realmente la società». Walter Dorigatti, insegnante nel settore grafico del Centro Formazione Professionale, è parte di una famiglia mistilingue. «Personalmente sarei assolutamente concorde con l'avviare una scuola bilingue che venga incontro alle esigenze di tante famiglie. Bisogna, però, precisare, che per un bambino totalmente italiano è davvero difficile essere catapultato in una realtà come la scuola materna tedesca e non sempre si riesce ad ottenere il risultato di un bilinguismo precoce». L'iscrizione all'istituto tedesco, comunque, è pratica diffusa pure a Merano: «Capita - conferma
Irene Terzer del classico "Beda Weber" - fin dalle prime classi dell'asilo. Generalmente, comunque, il percorso nella nostra realtà porta studenti preparati alle superiori». Più allineata alle posizioni di buona parte della politica tedesca è Priska Neulichedl del "Von der Vogelweide": «Fatico a comprendere tutta questa necessità di istituti bilingui quando bisogna prestare uguale attenzione alla salvaguardia dell'identità della madrelingua. Una maggiore convivenza deve svilupparsi attraverso contesti d'uso che siano esterni alla scuola. Penso alle attività sportive o ai centri giovanili». Testimonianza brissinese con un occhio alle certificazioni linguistiche è quella di Christoph Röock. «Abbiamo letto del giro di vite linguistico della Lub, quindi cerchiamo di capire se i nostri ragazzi siano in grado di ottenere il livello B2 delle certificazioni. I dati sul patentino, per ora, ci dicono che il 50% degli studenti non passa l'esame di carriera A o B: bisogna lavorare duramente sull'aspetto linguistico». Hermine Rainer del liceo scientifico meranese promuove lo scambio di docenti «utile come i soggiorni a Firenze che piacciono a molti ragazzi tedeschi», mentre Raffaele Cavagna spezza una lancia per l'insegnamento veicolare «che potrebbe essere applicato alle materie scientifiche di alto livello. Una volta appreso il linguaggio tecnico nella propria lingua, nulla vieta che si possa fare un tentativo, magari in quarta e quinta. Sarebbe stimolante pure per noi insegnanti». Allarga la questione, invece, la collega Wanda Sarri dell'istituto professionale "De Medici": «Altro che scuola bilingue, io la farei direttamente trilingue. In Alto Adige c'è ancora molto da lavorare sotto questo aspetto, ma il successo delle primarie bilingui deve far riflettere. Io stessa ho iscritto mio figlio alla sperimentazione e nonostante qualche difficoltà vedo che si trova a confrontarsi sul serio con l'altra lingua. I prossimo step è senz'altro il coinvolgimento sempre più sistematico di tutti i gruppi linguistici».Giuseppina Pisani dalla cattedra del "Pascoli" sottolinea «il successo degli scambi in quarta superiore dell'artistico e pedagogico con molti ragazzi italiani che rimangono nell'istituto tedesco e viceversa. Evidente come la voglia sociale ci sia». «Prima la facciamo questa scuola bilingue e meglio è», le parole di Epifani Troja del sociale meranese. Concorde il collega Claudio Scalzon del "De Medici": «In linea di principio siamo tutti favorevoli, bisogna però pensare all'applicazione in scuole dove gli studenti sono meno motivati». «Non devono viverla come un'imposizione - sottolinea la dirigente dell'Itas "Pertini" Fiammetta Bada - ma come opportunità condivisa». Chiusura con Bruno Iob, dirigente dell'Istituto Comprensivo Bolzano II, che guarda alla scuola ladina: «Esempio di quello che vorremmo tutti essere e troppo spesso schiacciata nelle polemiche tra italiani e tedeschi».
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