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martedì 31 maggio 2011
Bocce, abbandonato il parco Mignone
Quanti soldi sono necessari per un impianto di bocce di buon livello? Non meno di 32.000 euro, perlomeno a Oltrisarco.
E' questa la cifra, infatti, che le casse pubbliche hanno scucito per realizzare la pista del parco Mignone senza, peraltro, riuscire a prevedere alcuni difetti piuttosto evidenti.
Copertura in rete che paradossalmente copre poco, foglie e rami lungo la pista e mancanza assoluta di sedie o tavolini su cui sedersi e chiacchierare. Sull’altro piatto della bilancia, però, un segnapunti decisamente all’avanguardia e una generale sensazione di nuovo che a breve, però, sparirà.
In tutto questo si incastona il pasticciaccio brutto della gestione, inizialmente affidata con delibera all’associazione Asso e rigettata dopo la mancata soddisfazione di alcune migliorie considerate determinanti da parte della responsabile Anneliese Perathoner. Risultato? Al Mignone piste abbandonate in un batter di ciglia sia dalle istituzioni che dagli stessi amanti delle bocce che preferiscono altre zone come, per esempio, il riuscitissimo angolo conviviale all’interno della parrocchia del Santo Rosario dietro alla chiesa.
A fare la prima contabilità della spesa ci pensa il consigliere di Circoscrizione Giovanni Barborini, presidente di quartiere all’epoca in cui i campi furono progettati. “Sono stati spesi circa 32.000 euro per realizzarla con delle modifiche in itinere. Sicuramente la copertura volevamo farla meglio, ma talvolta bisogna fare i conti con le disponibilità economiche”. Barborini, dunque, invita alla linea morbida: “L’obiettivo era di creare una zona che, come prima funzione, fosse un luogo di socializzazione inserito nel verde, con uno scenario che vuole fare del Mignone un luogo di incontro intergenerazionale”. Iinsomma un luogo di socializzazione senza panchine e l’unicità di una pista da bocce che, come prima funzione, non prevede le bocce...
Alan Conti
The Rose Nightmare Experience: lasciatevi andare all'incubo
Infilarsi in un incubo non sempre è cosa spiacevole, specialmente quando il sogno in questione è un presunto risveglio della terra dal torpore. E’ questo, però, il viaggio nel quale ci incamminano i trentini “The Rose Nightmare Experience” con la loro “When Earth Wakes Up” in lizza per il sondaggio lanciato sul sito del nostro giornale, dove hanno già incamerato 220 voti per un pregevole 6% sulle 3.500 preferenze totali. Il brano, ascoltabile in mp3 direttamente dalla sezione dedicata di www.altoadige.it e www.giornaletrentino.it, è un’autentica condensa del rock moderno imperniato quasi radicalmente su una batteria frenetica e una chitarra elettrica chiamata a non essere da meno. Nasce con questi crismi, dunque, “When Earth Wakes Up” che si appoggia sulla forza di una voce decisa con colorazioni, anche qui, da distillato rock rafforzate da un piacevole uso del canto “di richiamo” e della doppia voce nel segmento più melodico del pezzo. A realizzare il piacevole effetto sono, in aggiunta alla voce principale del chitarrista Tomas Menapace, il batterista Francesco Mengon e il bassista Nicola Costanzi. L’intero line up, ad eccezione del chitarrista Alessandro Fedrizzi, è chiamato quindi a pagare il proprio dazio in quanto a corde vocali, ma la resa generale sembra valere lo sforzo. Da protocollo, inoltre, l’immancabile assolo di chitarra elettrica.
Nelle loro storia, comunque, i The Rose Nightmare Experience ci tengono a mantenere ben dritta la barra della libertà da generi musicali prefissati. "Cerchiamo più che altro di creare musica intensa e penetrante, senza particolari schemi. L’influenza rock, in ogni caso, è avvertibile". Considerando le origini di cover band hard rock del gruppo la tendenza sembra inevitabile. Il guanto di sfida lanciato dalla pagina del sito di Upload, infine, conferma in pieno la grinta strabordante: "Il nostro sogno è quello di fornirci di un furgone e girare l’Europa sfondando le orecchie a chi non ci vuole ascoltare".
Alan Conti
domenica 29 maggio 2011
Con ArtMaySound il festival del fumetto coinvolge tanti giovani
28 maggio 2011 — pagina 36 sezione: Agenda
BOLZANO. Dalle zucche alle strisce e dallo speck ai balloon. In questo weekend Piazza Walther si svecchia e ospita l’edizione 2011 di “ArtMaySound”: il festival che da festa giovanile dedicata al fumetto è cresciuto fino ad occupare il salotto buono della città con workshop, stand promozionali, concerti e giochi di gruppo. Videogiochi, film cult o giochi da tavolo, per esempio, fanne parte a pieno titolo di questa dimensione. ‹‹La vera sfida rappresentata da “ArtMaySound” - spiega uno degli organizzatori Armin Barducci, aiutato da Giacomo Morello, Mattia Filippin e Mattia Antino - è di proporci a un pubblico nuovo. Per questo coinvolgiamo i bolzanini nel disegnare tutti insieme oppure volentieri spieghiamo tradizioni e storie dei vari fumetti. I concerti e gli spettacoli di judo, inoltre, sono eventi di socializzazione importante››.
Ieri mattina, con replica questa mattina, è andato in scena il workshop tenuto dal disegnatore Ennio Bufi e lo sceneggiatore Davide Barzi. Oggetto della lezione un bel volume con la trasposizione in strisce del celebre “Don Camillo” di Giovannino Guareschi: ‹‹E’ un esempio perfetto per raccontare come avvenga il processo di “traduzione” dalla prosa al fumetto. Abbiamo scelto, in questo senso, una pietra miliare della letteratura italiana. Nello storyboard, per esempio, i dialoghi molto potenti del romanzo vengono resi con sistemi di flashback o flash forward››.
A lato della piazza presente anche il negozio “Blob Games” con uno stand che sancisce anche visivamente il trionfo dell’oggettistica nel settore. ‹‹Molti pezzi - ammettono Massimo Less e Alessandro Cappato - si rivolgono a una clientela specializzata di collezionisti. Per intercettare chi non frequenta con regolarità questo mondo hanno lanciato, per esempio, gli scacchi tematici di “Star Wars”, “Shrek” o gli stessi “Simpson”››.
A fianco, invece, incontriamo Andrea Cassol e Francesco Farbene della fumetteria “Asgard” che ci guidano nel mondo dei giochi. Piccolo aggiornamento per i neofiti vuole che il Cosplay nasca dalla sintesi delle parole Costume e Play. E’ il gioco, però, a fare la differenza rispetto a una normale sfilata di carnevale: ‹‹Vince chi riesce ad immedesimarsi meglio. L’anno scorso contammo 13 partecipanti, quest’anno puntiamo al raddoppio››.
Chissà cosa penseranno gli ignari turisti.
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Alan Conti
La fontana dei legionari: via libera al recupero dopo 36 anni di abbandono
BOLZANO. Dopo 36 anni di abbandono la fontana dei Legionari verrà risanata e rimessa in funzione. La giunta comunale ha accolto la richiesta dei consiglieri di Unitalia Gianfranco Piccolin e Luigi Schiatti che si sono fatti interpreti di una richiesta arrivata più volte, nel corso degli anni, dagli abitanti della zona. È una storia fatta di picchi, in alto e in basso, quella della fontana dei Legionari che dal 1936 si pone come entrata trionfale del parco Petrarca sul lato di via Diaz. Per sintetizzare la vita di quest'opera dell'architettura razionalista di Guido Pelizzari è sufficiente citare un dato: tra i bolzanini con meno di 37 anni la stragrande maggioranza ne ignora il nome o l'esistenza. La totalità, invece, non ha idea di che effetto faccia vederla in funzione. L'età, chiaramente, non è casuale dato che dal 1975 la fontana è abbandonata fino ai recenti crolli che ne hanno definitivamente certificato lo stato di relitto. Ora, però, dopo decenni scanditi da petizioni degli abitanti della zona e da mozioni presentate in consiglio comunale e rispedite al mittente, sembra ci si avvii verso il risanamento di un simbolo della Bolzano di epoca piacentina. La giunta ha dato il via libera al progetto di recupero, promosso dai consiglieri di Unitalia Luigi Schiatti e Gianfranco Piccolin, che prevede un intervento di 40.000 euro per la nuova impermeabilizzazione delle vasche e l'installazione di un percorso di ricircolo dell'acqua utilizzata per la fontana. In tutto i lavori costeranno 111 mila euro. «Dopo tanti anni - spiegano - siamo riusciti a muovere il dinosauro comunale, ma c'è voluto persino l'omissione del nome all'interno della mozione. Per quanto, infatti, nell'architettura non vi sia nulla che richiami al periodo fascista la semplice dicitura "dei legionari" ha destato per decenni resistenze». Proprio intorno al nome, infatti, c'è un po' di confusione dato che in qualche documento compare il riferimento "fontana delle legioni" o "fontana del legionario". «Gli uffici del Comune - continua Piccoli - hanno confermato la dicitura ufficiale "dei legionari"». La fontana non funziona più dagli anni '70, perché l'acqua fluente era fluviale ed entrava e usciva in direzione dei corsi d'acqua attraverso dei canali sotterranei. Questo tipo di irrigazione comporta un alto tasso di impurità e danneggia gli impianti. «Ci sono voluti più di 30 anni, ma adesso provvederemo con un'impermeabilizzazione moderna con guaine di bitume e un circolo chiuso d'acqua che non preveda più l'utilizzo del fiume. Non solo, il perimetro che negli anni è crollato sarà logicamente riportato all'antica conformazione. Fanno sorridere i continui rinvii con riferimento a un generico rischio di tuffi da parte dei passanti». In realtà, la fontana era finita nell'elenco dei "relitti" fascisti che era meglio far finita non esistessero più. Polemiche politiche a parte, l'importanza storica della fontana dei Legionari si lega a doppio filo allo sviluppo razionalista di Bolzano nel primo dopoguerra. A fronte dell'esplosione produttiva di Marcello Piacentini, infatti, l'ossatura architettonica di quel periodo venne affidata anche alle mani di altri professionisti molto conosciuti come, appunto, Guido Pelizzari. È suo, per esempio, l'ex Istituto Magistrale che oggi ospita il liceo classico "Carducci" in via Longon (1938), così come la chiesa di Cristo Re ('38-'39) e quella di Don Bosco ('41-'47). La fontana di via Diaz, però, risale al 1936 con inaugurazione ufficiale datata 20 dicembre 1936, alla presenza del ministro delle comunicazioni Stefano Benni. Quel giorno è nato simbolicamente il quartiere Littorio e viene inaugurata la zona industriale. (a.c)
28 maggio 2011
sabato 28 maggio 2011
Case Ipes in via Torino Gli inquilini: nessuno fa più la manutenzione
di Alan Conti
zoom . BOLZANO. Una sbarra levata al cielo è il simbolo dell'immobilismo dell'Ipes post scandalo. Da quasi due mesi, infatti, all'ingresso di uno dei cortili di via Torino gestiti dall'ente un guasto permette l'entrata libera a tutti gli automobilisti verso i posteggi privati. Nessun controllo dei vigili perché i bollini riguardano solo il suolo pubblico e un montante malcontento tra gli inquilini proprietari e in affitto dall'Istituto. Al di là del disagio, infatti, a lasciare interdetti i residenti sono le modalità di gestione del problema: paradossale, infatti, aspettare quasi due mesi per sistemare un apparecchio abbastanza semplice come una sbarra e le prospettive sono quelle di un'altra attesa omerica. L'Ipes, infatti, stanzia una somma a forfait annuale per le aziende chiamate a gestire le piccole manutenzioni come quelle dei cancelli, ma una volta sforato questo monte penetrano tonnellate di granelli di sabbia nel meccanismo che prevede l'avvio di concorsi che, tuttavia, non partono mai. Il caso, comunque, non è unico perché un'altra sbarra è rimasta addirittura divelta per giorni in attesa del pagamento all'Ipes da parte della ditta che causò il danno. Chi conosce i corridoi della sede di via Milano, insomma, prevede che la situazione non si risolverà per almeno altri tre mesi e ammette come il camminar sui ceci dell'Ipes post scandalo stia imbavagliando persino la piccola gestione. La stessa zona, per esempio, è da molti mesi senza un amministratore e lacune sono denunciate nella manutenzione delle aree verdi, dell'illuminazione, così come nella gestione di pratiche relative a nuovi ascensori o all'installazione di una semplice rastrelliera per le biciclette. «E' davvero incredibile - attacca Anika Schluderbacher - che ci voglia così tanto tempo per riparare una sbarra. Suppongo, insomma, che non si tratti di un guasto tanto impegnativo». Più che la tecnica, però, a fare difetto è la burocrazia «e intanto - continuano Romeo Liviero e Niels Schluderbacher - chiunque entra nei nostri cortili e occupa gli stalli. Ora, finchè anche i residenti riescono a trovare posto è tollerabile, ma se la quantità di auto continua ad aumentare come avviene in questi giorni può davvero diventare una scocciatura pesante. Sappiamo tutti, infatti, che via Torino ha fame di parcheggi, quindi giustamente le persone ne approfittano, ma non è giusto verso gli abitanti. Tempo fa, inoltre, l'Istituto ci aveva fatto cambiare tutte le chiavi e i dispositivi di apertura a distanza promettendoci un miglioramento della qualità: sembra una presa in giro». Alessandra e Stefano Zaninotto, titolari del bar "Cin Cin", possiedono un posteggio all'interno del cortile. «Effettivamente entrano tutti ed è un peccato che ci voglia così tanto tempo per aggiustare una sbarra. Su alcuni lavori di manutenzione, bisogna essere onesti, l'Ipes è anche abbastanza celere, ma su altre lascia a desiderare: da mesi, per esempio, chiediamo inutilmente che ci sistemino due sanpietrini che sono saltati via pericolosamente in corrispondenza dell'entrata del locale», affermano i Zaninotto. Giovanna Borgata, invece, ci racconta di un'altra sbarra della discordia: «Nel nostro cortile è stata divelta da una ditta che stava eseguendo dei lavori. L'Ipes è rimasta immobile per settimane finchè non ha ricevuto il pagamento causando disagio. Nelle ultime nottate, inoltre, è saltata completamente la luce interna lasciando i cortili parzialmente al buio». Molto critica è anche Maria Luisa Concin: «Da anni chiediamo la realizzazione di un ascensore e nulla si muove. Abbiamo presentato progetti e avanzato proposte, ma in via Milano sembra che tutti abbiano le mani legate. Da mesi, inoltre, siamo senza un vero amministratore e dopo averci chiesto "consiglio" su quale professionista scegliere non si sono fatti più sentire. La realizzazione di un ascensore, comunque, può essere un'opera complessa, è vero, ma da anni chiediamo semplicemente una rastrelliera per le biciclette e nessuno ci ha mai risposto». A denti stretti, addirittura, c'è chi in anonimato dentro all'Ipes rimpiange il passato: «Quando c'era Grando non si rimaneva imbalsamati come oggi». Carlo Zanella dell'omonimo negozio dirimpetto, intanto, prova a lanciare una proposta: «Perché non spostiamo un poco la cancellate e liberiamo direttamente alcuni posti a disposizione dell'intera via Torino, residenti ed ospiti?» Nel frattempo, però, la sbarra continuerà a rimanere verso il cielo e a qualcuno scappa la battuta del giorno: «Sarebbe perfetta per via della Vigna».
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Canucks in finale: sul ghiaccio l'anima di una città
Sono poche, pochissime, le finali che possono essere paragonate a quella che si troveranno di fronte i Vancouver Canucks. La Stanley Cup, la coppa destinata ai campioni dell’Nhl, è infatti uno dei trofei più antichi nella storia dello sport e, solo per rimanere agli Stati Uniti, vanta tradizioni assai più secolari dell’anello Nba o del Super Bowl. La stessa base della coppa, allungata per contenere tutto l’albo d’oro comprensivo delle rose complete dei vincitori, è testimonianza visiva di quanto la Stanley “pesi” visivamente ed emotivamente. Vancouver, città che respira pattini, stecche e puck non ha mai alzato al cielo il simbolo mondiale dell’hockey: un paradosso che per decenni ha guastato gli umori dei fan della British Columbia. Nella culla della Rogers Arena, infatti, pare quasi requisito da residenza perlomeno interessarsi di hockey e il parco più esteso della metropoli si chiama, guarda caso, “Stanley Park”.
La premessa ambientale, quindi, è stavolta più importante di qualsiasi analisi tecnica perché serve a comprendere come i Boston Bruins da mercoledì si troveranno contro non solo una Rogers Arena da tutto esaurito, ma addirittura lo spirito di una delle città più importanti del mondo e consacrata dalle recenti Olimpiadi nel pantheon degli sport invernali. Resta defilata, ma a certe latitudini non è mai affare di poco conto, la sfida Canada-Stati Uniti che, soprattutto per le foglie d’acero, si condisce sempre di un certo gusto di rivalsa soprattutto in quelle pratiche sportive che, in qualche modo, riallacciano le proprie radici agli elementi naturali. Di ghiacciato, dunque, a Vancouver ci sarà solo la pista e tutto attorno si accendono i tizzoni per la finale: Vancouver Canucks-Boston Bruins.
La serie prenderà il via, come detto, alle 8 di mercoledì sera (sostanzialmente le 4 di mattina in Italia) e vedrà sfidarsi, come sempre accade tra franchigie di diversa Conference, team che si conoscono bene per le cronache, ma che non hanno avuto grandi occasioni di contatto faccia a faccia. Resta, quindi, un certo grado di incertezza nonostante i piazzamenti diversi di una regular season dominata dai Canucks. Se nella serie contro San Josè si sono ritrovati i gemelli Sedin, Kesler, gli special teams di power play e la fortuna, ecco che a Boston si è confermata la solidità granitica di un goalie fantastico come Tim Thomas, candidato principe al trofeo Vezina per il migliore Nhl a difesa della gabbia, e l’acciaio nelle testa di una squadra dalla mentalità feroce. Non sono un caso, infatti, le due vittorie al rischiatutto di gara 7 contro gli storici rivali Montreal Canadiens e i frizzanti Tampa Bay Lightening. Non solo, a questo va aggiunta la capacità di rimontare uno 0-2 contro gli stessi Canadiens dopo aver incassato due sconfitte casalinghe che avrebbero steso un toro: di certo non briciole. A livello individuale, invece, occhio a Krejci capace di segnare nei playoff con una regolarità da timer, Horton autore di gol pesantissimi, il rookie sorpresa Teguin e la roccia Chadra. Poi, come sempre, molto spesso a sbilanciare le sfide sarà l’insieme di squadra e quindi pure i possibili outsider. Ora non resta che aspettare qualche giorno per toccare con mano come il battito dei cuori a Vancouver si ripercuota in un’emozione dall’altra parte del globo.
venerdì 27 maggio 2011
La parrucchiera che sfida i saloni cinesi: «Apro accanto e li batto con la qualità»
BOLZANO. Sfida a Chinatown. Elena Barbierato, una delle parrucchiere bolzanine più conosciute ha deciso di aprire il suo nuovo salone in Dalmazia. Attaccata ai due esercizi cinesi che praticano i prezzi più bassi in città. «L'arrivo della concorrenza cinese nel nostro campo ci ha dato uno scossone - dice - è una sfida che non mi fa paura. La qualità non s'improvvisa». Elena Barbierato lavora con pettini e forbici da 25 anni. Domani si appresta a inaugurare un nuovo salone che assume una valenza simbolica. Il nuovo "Elena Hair", infatti, aprirà i battenti in quella via Dalmazia che è stato primo approdo dei saloni cinesi e oggi conta due parrucchieri asiatici. Spostandosi da via Milano dove lavorava in precedenza, Elena tenta il contropiede in campo avverso. Che si tratti di un'apertura piuttosto significativa lo testimonia anche l'appoggio esplicito del presidente della Cna Claudio Corrarati. Oltre a rappresentare un avamposto di confronto con l'attività cinese, infatti, il salone vicino al teatro Cristallo è frutto di un restauro impattante affidato completamente ad aziende locali: una scelta fatta per valorizzare il lavoro altoatesino con risultati all'apparenza convincenti. «Lo sappiamo che la nostra apertura viene seguita nell'ambiente con una certa curiosità», ammette Barbierato. Non è un mistero che l'arrivo degli occhi a mandorla dietro ai caschi della messa in piega ha messo in allarme tutto il settore, con prese di posizione molto dure delle organizzazioni di categoria. «Uno scossone in parte inaspettato - ammette Barbierato - che ci ha costretti a una riflessione sulla nostra competitività, ma anche sul valore che viene dato alla professionalità». Si è parlato di decadimento qualitativo dovuto al ribasso dei prezzi low-cost. «A dar fastidio - sottolinea Barbierato - è l'idea che chi fino a qualche settimana prima faceva tutt'altro, possa improvvisarsi parrucchiere. È vero che è previsto un tutor di sostegno, ma la sensazione di una sottovalutazione del fattore esperienza c'è stata». Il verdetto, però, può emetterlo solamente la clientela: «Certo e, al netto di un movimento naturale generato dalla curiosità e dalle fisiologiche oscillazioni del mercato, possiamo dire di aver mantenuto alti livelli di fidelizzazione che contiamo di mantenere e implementare anche dopo il trasloco». La risposta all'avanzata cinese servita "a caldo" da molti colleghi è stata quella di puntare tutto su una qualità irraggiungibile per chi lavora sui grandi numeri. «È molto importante distinguersi in qualche modo e non a caso con il mio staff offriremo la possibilità di una consulenza approfondita prima del taglio e l'uso di prodotti selezionati». Ad aiutare Elena ci saranno Carmen Rombolà, Anna Bergamasco, Giamaica Galli, Astrid Timpfler, Susanna Gentile e il marito Roberto Lazzarini. «Avere la capacità di investire - spiega quest'ultimo - è un motivo di coraggio per tutta la categoria. La scelta di affidare la restaurazione dei locali solo a imprese altoatesine c'è sembrato un segnale in più. In fondo, si può dire che un prodotto totalmente autoctono prova a mettersi in gioco a pochi metri dal fenomeno dei parrucchieri cinesi». Claudio Corrarati, presidente della Cna appoggia in pieno la sfida: «Non va nascosto l'orgoglio di aver fatto la nostra parte per un settore, quello dei parrucchieri, che sta vivendo un momento delicato. L'immediatezza del confronto con i cinesi è inevitabile, ma puntare sulla qualità è la strada per rimanere competitivi». (a.c.)
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Mercato a Casanova gli ambulanti ci credono 21 domande per 5 posti
di Alan Conti
BOLZANO. La partita del commercio a Casanova si apre con un piccolo mercato rionale. Presentato ieri in via ufficiale il nuovo appuntamento con le bancarelle del venerdì mattina in piazzetta Anna Frank già anticipato nei giorni scorsi dal nostro giornale. Cinque banchi con offerta diversificata che si pongono l'obiettivo di attirare il nuovo rione, senza dimenticare il bacino d'utenza dell'area Ortles-Similaun. La prima verifica dell'iniziativa sperimentale si avrà alla fine dell'anno e saranno gli stessi commercianti a darne compiuta valutazione, ma già a livello amministrativo si valutano i possibili sviluppi. Tra Comune e associazioni di categoria pare unanime, infatti, l'apertura di credito per un futuro trasferimento del mercato proprio all'interno di Casanova in modo da allargare l'offerta, dato che già oggi lo spazio a disposizione ha costretto a scegliere 5 ambulanti a fronte di 21 richieste pervenute. Così mentre i negozianti nicchiano disertando il bando del lotto C, i lavoratori del mercato credono nelle potenzialità della nuova zona d'espansione. Ora, però, la palla passerà ai residenti: saranno loro, alla fine dei conti, a determinare il reale appeal commerciale dell'area. «Casanova ha bisogno di alcune risposte - riconosce il vicesindaco Klaus Ladinser - e con questo mercato cerchiamo di darne qualcuna. Da una parte incentiviamo attività di prossimità come quelle degli ambulanti e dall'altra possiamo valutare l'effettivo riscontro commerciale del rione». In gioco, insomma, c'è qualcosa in più del semplice funzionamento di un mercato. «Certamente - spiega il consigliere comunale Enrico Lillo (Pdl) che da ex presidente di Circoscrizione avviò le pratiche per l'iniziativa - e trattandosi di una richiesta partita proprio dalla popolazione ci aspettiamo una risposta positiva. Casanova non deve diventare un dormitorio, ma la strada per accendere dell'interesse commerciale non può che essere quella di un riscontro soddisfacente per quelli che possiamo tranquillamente definire dei pionieri». Soddisfatti i rappresentanti delle associazioni Mirco Benetello (Confesercenti) e Christine Walzl (Unione Commercio). «Non possiamo che appoggiare un'iniziativa capace di difendere davvero il commercio di vicinato - interviene Walzl - così come guardiamo con interesse ai possibili sviluppi futuri all'interno di Casanova con un ampliamento dell'offerta». Posizione identica per Benetello: «La fortuna dei mercati è spesso legata alla loro ampiezza, quindi è evidente che prima di tutto puntiamo alla funzionalità di Casanova per spingerci poi, semmai, verso qualcosa di più articolato». Difficile, però, volare di fantasia e ipotizzare quel mercato coperto che a Bolzano manca. «E' un vecchio sogno che si scontra, però, con le risorse economiche». Proposte interessanti, comunque, arrivano anche dal presidente di Don Bosco Lino Morabito e dal consigliere Luciano Stevanella. «Una misura per facilitare la scommessa di questi commercianti potrebbe essere quella di azzerare loro la tassa di occupazione di suolo pubblico». Chiusura immediata da parte della responsabile dell'ufficio attività economiche e concessioni Fabiola Petilli: «Trattandosi di una fonte di reddito non possiamo abolire l'imposta perchè causeremmo un danno erariale, ma alcune agevolazioni sono già in atto. Pur senza una precisa convenzione, infatti, stiamo trattando questo mercato alla stregua di tutti gli altri decurtando, quindi, del 50% i costi in caso di pagamento anticipato». Nessuna particolare facilitazione, dunque, nel fare i pionieri a Casanova. La scelta dei banchetti, intanto, ha seguito dei criteri precisi a fronte di 21 domande su 5 posti a disposizione. «La differenziazione dell'offerta è stata una nostra decisione - conclude Petilli - ma a parità di richiesta di licenza abbiamo favorito l'anzianità di iscrizione presso la Camera di Commercio. La sperimentazione durerà fino alla fine di dicembre per tutti i venerdì e solo allora tireremo le conclusioni. Saranno, naturalmente, i giudizi degli stessi commercianti a orientare in modo significativo le nostre scelte».
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giovedì 26 maggio 2011
Bolzano «silenziata» cresce la protesta dei musicisti locali
BOLZANO. Il logo diventa sempre più "comune". Prosegue la protesta dei musicisti che, contro alcune misure al silenziatore promosse dalle amministrazioni, stanno cominciando a distribuire in città volantini raffiguranti l'Ötzi suonatore di contrabbasso. Un Oetzi al servizio dello slogan bilingue: "freie musica, libera Musik". Un'azione, come noto, che ha portato il mondo della musica bolzanino in aperto contrasto con le scelte, in maggioranza comunali, di decurtare gli orari dedicati ai concerti e inviare velocemente la polizia municipale anche in occasione di esibizioni sotto la piena luce del sole. Di essere in pratica molto più sensibili a due teelfonate di protesta che alla passione di centinaia di giovani. Su Facebook, arena di sviluppo per eccellenza del movimento, si cominciano a scorgere alcune foto di personaggi illustri con in mano il logo cartaceo realizzato da Roberto Tubaro che si sta diffondendo capillarmente anche in tutta la città. Ecco, quindi sfilare sorridenti la musicista Elena Borgogno, l'organista di livello internazionale Claudio Astronio seduto sull'attrezzo del mestiere e, un po' a sorpresa, l'assessore comunale alla cultura Patrizia Trincanato. Se da una parte, infatti, piazza Municipio infila alcuni bastoni nella ruota delle sette note, dall'altra alcuni esponenti di giunta sembrano aderire al movimento. La vera "esplosione" della mummia su campo giallo, comunque, è nei profili del noto social network e ad adottarlo come immagine rappresentativa sono diversi personaggi che hanno calcato con regolarità i palcoscenici locali e nazionali. Si va, tra gli altri, da Andrea Maffei ad Agostino Accarrino, passando per Antonio "Bobby" Gualtirolo, il designer e artista Benno Simma, il tuffatore e batterista Christopher Sacchin, il Circolo Masetti, il dj Daniele Rielli, i cantanti Gabriele Muscolino, Arianna Merlino, Michela Campaner e Monika Callegaro, i chitarristi Diego Baruffaldi, Mattia Mariotti e Marco Gardini, per finire coni bassisti Oscar Diodoro, Gloria Abbondi, Sergio Farina e Marco Stagni. Tutto questo, a pochissimi giorni dal lancio di un'iniziativa che promette altre scintille. (a.c.)
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Le imprese altoatesine: bene la fusione Eurac-Lub
BOLZANO. Pieno appoggio di Assoimprenditori all'ingresso nel cda dell'Eurac di presidente e vicepresidente dell'Università. Di più: l'economia si schiera apertamente per un consiglio d'amministrazione unico. «Serve una maggiore sinergia nella ricerca e nell'innovazione. I due enti devono lavorare insieme - sottolinea il vicepresidente degli imprenditori altoatesini Giudiceandrea - e si deve aggiungere anche il Tis».
IL BLITZ. L'ingresso - deciso dalla giunta provinciale - di Konrad Bergmeister e di Pietro Borgo nel cda dell'Eurac continua a far discutere. Presidente e vicepresidente dell'ateneo sono anche due pezzi da novanta dell'economia altoatesina. Il primo è amministratore delegato della società di base del Tunnel del Brennero. Il secondo è l'amministratore delegato dell'Iveco. Bergmeister sta ribaltando l'impostazione dell'ateneo: più pragmatismo, meritocrazia, e attenzione alle richieste del mondo economico in termini di ricerca, innovazione e formazione delle nuove figure professionali. Idee che porterà ceratmente anche all'interno dell'Eurac. Ora - e non poteva essere altrimenti - Bergmeister incassa la fiducia incondizionata dgeli imprenditori.
GLI IMPRENDITORI. Le parole chiave per Assimiprenditori sono: innovazione e ricerca. «La nuova composizione del Consiglio di amministrazione dell'Accademia Europea - taglia corto il vicepresidente (e portavoce delle aziende Hi-tech) Federico Giudiceandrea -, potrà creare importanti sinergie tra l'Eurac e la Libera Università. Ne uscirà rafforzato il ruolo che Eurac e Lub svolgono per ricerca e sviluppo, formazione ed innovazione in Alto Adige. Con l'accorpamento dei due cda non sarà messa in discussione l'autonomia delle due istituzioni, ma piuttosto verrà creata una piattaforma comune che ne incentiverà la collaborazione». Assoimprenditori vedrebbe anche di buon occhio una maggiore integrazione del Tis. «Gli anni scorsi - prosegue Giudiceandrea - la Lub ha posto importanti accenti sulla formazione, l'Eurac l'ha fatto sulla ricerca di base ed applicata. Unire le forze di entrambi, senza metterne a rischio l'autonomia, è assolutamente positivo. In questo modo vengono dati stimoli fondamentali per lo slancio all'innovazione che l'Alto Adige deve affrontare per rimanere competitivo in futuro».
I RICERCATORI. L'ottimismo e la pressione dell'economia non convincono però i ricercatori Eurac. Nella sede di Ponte Druso la tensione rimane alta. «L'autonomia e l'indipendenza - le parole di Elisabeth Alber dell'Istituto per lo studio del federalismo e regionalismo - non sono concetti negoziabili in nome di una collaborazione con la Lub che già esiste. E' evidente, oltretutto, che molte delle nostre attività sono radicate sul territorio, ma non dimentichiamoci che solo il 50% circa della nostra attività è finanziato dalla Provincia, mentre il resto lo troviamo tramite fondi terzi». Christian Steurer dell'area servizi per lo sviluppo tecnologico si concede una riflessione generale: «L'Eurac è molto apprezzato per la sua snellezza e i meccanismi rapidi. Il timore, adesso, è che con un ingresso così pesante nel cda si arrivi a dei rallentamenti che lederebbero il prestigio dell'Accademia. L'incanalamento forzato e privilegiato verso un solo ateneo, inoltre, è controproducente per la ricerca in generale». Roberta Bottarin dell'Istituto per l'ambiente alpino: «Il metodo con cui ci è stata imposta questa scelta è discutibile e ci ha molto amareggiati. Ci sono molte questioni che non quadrano in una vicenda che, teoricamente, dovrebbe facilitare gli scambi tra noi e la Lub. Perché, per esempio, non si instaura un rapporto bilaterale e si inserisce un rappresentate Eurac nel cda dell'Università? O ancora, perché si tratta solo a livello amministrativo ma non si sono coinvolti i rispettivi comitati scientifici che hanno il polso di progetti o ricerche? Perché, infine, non si prevedono misure più efficaci come la sburocratizzazione dei rapporti tra i due enti?».
Dagli uffici dell'Istituto per il telerilevamento applicato arriva Marcello Petitta con tanto di Statuto dell'Eurac in mano. «All'articolo 14 è sancita la facoltà del cda, dove la Provincia ha maggioranza, di deliberare le linee guida in tema di assetto scientifico, il che può avere due conseguenze. La prima è che le carriere dei ricercatori, che hanno tutti contratto a tempo determinato con uno stipendio di 1.800 euro per i responsabili d'Istituto, finiscono in mano ai politici e la seconda, più grave, è un potenziale strumento per fare terra bruciata attorno ai progetti che potrebbero essere scomodi. E' strano, inoltre, che nonostante l'Eurac si regga su un 50% di fondi terzi, pari a circa 15 milioni di euro, non esista una rappresentanza di questi interessi nel cda». E Bartolomeo Ventura: «E' bene chiarire che per gli studenti della Lub noi spesso rappresentiamo uno sbocco di lavoro, ma anche un partner per stage, collaborazioni e studi di peso. Facciamo, inoltre, un tipo di ricerca differente da quella dell'ateneo con ritmi, obiettivi e anche logiche diverse non avendo il dovere della formazione». (a.c.)
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24 maggio 2011
In piscina la task force anti-molestatori
BOLZANO. Telecamere, controllori in «borghese» e occhi attenti pronti a intervenire: il Lido di Bolzano è come un piccolo paese dove la sicurezza va mantenuta tra le priorità assolute. Sono bastate poche ore di apertura per testare un sistema di controllo articolato e di successo: due, infatti, i casi di presunta pedofilia segnalati alle autorità, uno dei quali ha portato all'arresto di un cittadino austriaco intento a riprendere delle adolescenti. A svelarci parte dell'organizzazione che garantisce la tranquillità ai bolzanini è Stefano Pizzo, presidente della cooperativa di gestione Cs2a. «La premessa è: garantire il massimo della sicurezza disponibile perché possiamo anche arrivare ad avere 3.000 entrate al giorno». La prima domenica, però, sono bastati 1.300 ingressi per portare i primi episodi di una certa gravità. «Venerdì - dice Pizzo - avevamo avuto una riunione specifica per mettere in guardia il personale su possibili episodi che si sono poi verificati. Gli esperti la chiamano "febbre d'estate"». L'avviso ha certamente aiutato, ma in molti sono rimasti positivamente stupiti dall'efficacia dei controlli. «Abbiamo personale in borghese, ovvero in costume da bagno, che sorveglia vasche e prati. Alla minima stranezza siamo pronti a intervenire. Alcuni di questi pedofili o presunti tali, assumono degli atteggiamenti che i nostri ragazzi sono pronti a riconoscere: qualcuno cambia proprio l'espressione del volto e non riesce più a pensare ad altro». Quali sono, però, le zone che vanno tenute più a bada? «Un po' tutte sono da sorvegliare - precisa Pizzo - poi meritano attenzioni quelle più isolate. Difficile che certi episodi avvengano nei pressi della piscina dei piccoli data la corposa presenza di genitori. E' anche per questo motivo, inoltre, che quando notiamo qualcuno che scatta delle foto chiediamo di norma la motivazione». C'è, inoltre, un supporto tecnologico importante sottoforma di videosorveglianza. «Abbiamo diverse telecamere, ma chiaramente non possiamo rivelarne il numero e tutte le ubicazioni. Questo, però, ci consente di trattenere i filmati per 24 ore e, in caso di segnalazioni particolari, visionarli sempre assieme al responsabile per il trattamento della privacy. L'investimento si aggira attorno ai 20.000 euro». (a.c.)
Casanova, funziona il mercato settimanale
BOLZANO. Casanova non attira i negozianti, ma fa gola agli ambulanti. Ogno venerdì si terrà il piccolo mercato - almeno fino a dicembre - in piazzetta Anna Frank, esattamente a ridosso del nuovo rione. Un'iniziativa che intende avvicinare alcuni servizi al nuovo rione. Ortofrutta, abbigliamento, rosticceria e fioreria: questa l'attuale formazione, ma tra ambulanti e residenti c'è già chi chiede un ampliamento dell'offerta con i banchetti del pane o del pesce. Eros e Martina Bon del banco dell'ortofrutta hanno accettato con entusiasmo la nuova avventura: «La vicinanza con il rione di Casanova è certamente un elemento importante in prospettiva. Non appena, infatti, la nostra presenza sarà nota potremmo cercare di generare un bel movimento, considerando anche le tante polemiche relative alla carenza di terziario nella zona». La concorrenza di altri negozi, oltretutto, è pressoché nulla. «A parte il piccolo supermercato - riprende Bon - non c'è proprio niente, quindi possiamo diventare un punto di riferimento per le famiglie del rione, vecchio e nuovo. Ora siamo in pochi, è vero, ma sarebbe bello coinvolgere anche i titolari dei banchi del pesce o del pane, sempre cercando di mantenere lo schema delle piccole dimensioni e dell'offerta diversificata». La stessa conformazione della piazzetta, infatti, non permette grandi bazar. «Certamente bisogna calibrare bene la propria offerta - interviene Daniel Woerndle di "Rolli's Grill Polli allo spiedo" - e anche noi dobbiamo, logicamente, prendere le misure alla nuova situazione e alle esigenze della clientela. Un'attività come la nostra, inoltre, ha bisogno di parecchio tempo per radicarsi. Casanova e via Ortles, comunque, per il suo mix tra vecchie e nuove generazioni è un terreno ideale dove provare a imporsi». La «sperimentazione» è assicurata fino a dicembre, anche se da parte di tutti traspare la voglia di concedersi ragionamenti di lunga prospettiva. «Dobbiamo farlo perché nei mercati non si possono tirare conclusioni azzardate», interviene il fioraio Mario Pinter De Tomas. «In linea generale più grandi sono le dimensioni e meglio si lavora, ma credo che questa zona della città possa davvero nascondere un ottimo potenziale, specie se riusciremo a mantenere un'offerta ben diversificata senza troppi doppioni». Chi loda Don Bosco è Daniele Magris dell'abbigliamento: «Lanciarsi in questa avventura ci è sembrato piuttosto naturale e in qualche mese speriamo di entrare nelle abitudini del rione. In futuro si potrebbe anche pensare di spostarci definitivamente all'interno di Casanova, nel tentativo di allargare l'offerta e interagire in modo sempre più stretto con le famiglie. Le polemiche sui servizi non ci riguardano, ma se possiamo colmare una mancanza commerciale siamo contenti». Sorpresa dalla novità è Loredana Marciana: «Nessuno ci aveva comunicato nulla, speriamo che adesso oltre al passaparola venga svolta un'azione capillare di promozione. Tutto il rione, infatti, si augura che questa avventura possa dare buoni risultati creando un effetto traino. Per completare il mercato, è evidente, ci vorrebbe qualche bancarella in più e pensare al pane o al pesce mi sembra la strada giusta. Ora, però, la differenza dobbiamo farla noi abitanti e sostenere questa iniziativa». Soddisfatto anche il consigliere comunale Pdl Enrico Lillo. «Da presidente di circoscrizione ho posto le basi per questa iniziativa che può tranquillamente rappresentare un primo passo verso uno sviluppo concreto di Casanova». (a.c.)
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«Telecamere utili». I quartieri dicono sì al progetto sicurezza
di Alan Conti
BOLZANO. Le telecamere non possono essere la soluzione a tutti i mali, ma certamente una strada percorribile. I presidenti di circoscrizione si dicono d'accordo sulla richiesta del questore di installare alcuni sistemi di videosorveglianza nei punti più critici della città. Il sindaco ieri ha ribadito la volontà dell'amministrazione di rispettare le indicazioni della Questura: «Dobbiamo trovare i soldi senza toccare il bilancio - ha sottolineato -. Potrebbero contribuire anche le associazioni di categoria». Nei quartieri le telecamere vengono viste come un'arma in più sul piano della sicurezza. Pragmatico il presidente di Europa-Novacella, Carlo Visigalli (Pd): «Non si può pretendere la presenza continuativa delle pattuglie in tutta la città. Con le dovute cautele, quindi, penso si possa provare il sistema di videosorveglianza. Sul nostro territorio, comunque, credo che l'unica zona che veramente debba essere tenuta sotto controllo sia quella delle passeggiate lungo l'Isarco. Sappiamo che nelle ore più buie, soprattutto d'inverno, possono accadere fatti spiacevoli». Telecamere che sono state protagoniste pure nella discussione politica di Don Bosco, compresa una raccolta firme per l'installazione al parco delle Semirurali promossa da Marco Caruso (Unitalia) che ha raccolto più di 400 adesioni. «Il maggiore pattugliamento - le parole del neopresidente Lino Morabito (Pd) - è sicuramente la prima misura da prendere in considerazione, ma tenendo conto delle risorse delle forze dell'ordine credo che un tentativo si possa anche fare. Resta, è chiaro, l'intento da valutare l'effettiva efficacia e la necessità di andare ad analizzare più nel dettaglio i luoghi d'installazione. Si è parlato, per esempio di via Cagliari, via Sassari e viale Europa: molto bene, ma è importante stabilire in quale punto delle strade posizionarle. Il parco delle Semirurali, in ragione anche della presenza di reperti archeologici, sarebbe un'altra zona da sorvegliare. Non dimentichiamoci, comunque, il buon lavoro svolto fin qui dai poliziotti di quartiere che, però, operano solo durante il giorno». Sotto la lente d'ingrandimento, invece, finiscono il Centro e i Piani come testimonia Rainer Steger (Svp). «In generale non mi entusiasma il controllo generalizzato alla Grande Fratello e ritengo la presenza fisica degli agenti più incisiva, ma non nascondo come per alcune problematiche le videocamere possano servire. Penso, per esempio, ai vandalismi di piazza Erbe, alla microcriminalità di via Garibaldi e del parco della Stazione oppure alla prostituzione di via Catinaccio, via Latemar, via Piave o via Crispi e un po' tutta la zona attorno a piazza Dodiciville. So benissimo che non si risolve così il fenomeno delle lucciole, ma se non altro possiamo indurlo in aree meno residenziali dove, per esempio, non abitano parecchi bambini. I poliziotti di quartiere, infine, sono apprezzati dalla popolazione, ma sarebbe bello allargassero di un poco il proprio raggio d'azione oggi limitato alla zona pedonale e allungassero i tempi di servizio». «Se siamo tutti concordi nell'auspicare una maggiore presenza delle forze dell'ordine - si smarca Wally Rungger (Verdi), presidente di Oltrisarco - perché non decidiamo di destinare il cospicuo investimento necessario alle telecamere per un ampliamento di mezzi e uomini? La sensazione è che il ministro Roberto Maroni spinga per una soluzione vistosa quando, in realtà, sarebbe più efficace mettere in piedi un discorso culturale ad ampio spettro. A livello pratico, oltretutto, come dovremmo posizionarle? Al parco Mignone, dove si potrebbe pensare alla videosorveglianza, dovremmo installarne almeno una decina tra alberi, cespugli, giochi e angoli nascosti». L'unico a non porsi il problema è Peter Warasin (Svp) in rappresentanza di Gries: «Le telecamere come strumento potrebbero servire in Centro, ma nel nostro quartiere non servono: non succede mai niente».
25 maggio 2011
Elementari: in pensione 45 maestre
4 maggio 2011 — pagina 14 sezione: Cronaca
BOLZANO. Ondata di pensionamenti senza precedenti nella scuola di lingua italiana. Con la fine dell’anno scolastico lasceranno 45 maestre alle elementari, e 28 docenti alle superiori. La motivazione principale è il possibile innalzamento in futuro dell’età pensionabile. Alle elementari verranno riassegnate 20 cattedre.
Le assunzioni in ruolo per gli insegnanti della scuola primaria del prossimo anno scolastico potrebbero quintuplicare passando da 4 a circa 20 cattedre da assegnare. La buona notizia per i molti docenti inseriti nelle graduatorie provvisorie è conseguenza dell’eccezionale ondata di pensionamenti che investirà quest’estate la scuola altoatesina nel suo complesso e la primaria in particolare. Le cifre, infatti, parlano di 45 ritiri alle elementari e 28 alle superiori: cifre decisamente in controtendenza rispetto agli standard degli ultimi anni. A livello normativo, comunque, non c’è una ragione stringente che porta alla scelta della pensione immediata, se non il generico timore di un innalzamento dell’anzianità di servizio necessaria, ferma oggi a 40 annualità. La cifra relativa al contingente destinato alle future assunzioni, comunque, rimane forzatamente una stima che andrà verificata nei prossimi mesi al netto di alcuni passaggi amministrativi delle prossime settimane. Sulla previsione di una ventina di posti, tuttavia, convergono le proiezioni di sindacati e Sovrintendenza. «Negli anni ottanta - spiega Donatella Califano della Cisl Scuola - ci furono assunzioni in ruolo massicce e oggi, chiaramente, cominciano a sentirsi gli effetti sottoforma di pensionamenti. La cifra totale, infatti, è davvero consistente rispetto a quanto avvenuto negli anni passati». Alle primarie, per esempio, si calcolano 45 pensionamenti di cui 4 part-time, mentre alle superiori tocchiamo quota 28 ritiri con un part-time. «La formula del mezzo servizio è un’opzione che viene concessa agli insegnanti e che alcuni sfruttano per prolungare la propria carriera. Il dato incoraggiante, da un punto di vista delle assunzioni, è comunque quello che si riferisce alle scuole primarie perché alle superiori la riforma e le relative applicazioni potrebbero alterare in modo significativo le previsioni». Al tirar delle somme, dunque, cosa si devono aspettare i docenti che ogni anno attendono il periodo tra agosto e settembre con una certa apprensione? «Crediamo sia ragionevole ipotizzare una ventina di assunzioni a tempo indeterminato, anche se chiaramente punteremo a ottenere quanti più posti possibili alla luce dei dati emersi». Sulla stessa linea è Giannina Facca della Uil Scuola: ‹‹In effetti non ci sono motivazioni particolari per il boom di pensionamenti, se non la paura, fondata, che la soglia dei 40 anni venga innalzata».
Una situazione, però, che per una volta sembra tendere una mano ai precari: «L’anno scorso - ricorda Facca - abbiamo dovuto condurre una trattativa serratissima e alla fine si liberarono 4 posti. Il prossimo anno, però, puntiamo tranquillamente a quota 20: il salto in avanti è evidente». Aspirazioni confermate dal segretario di settore Giovanni Scolaro: «Arrivare ad almeno venti assunzioni non dovrebbe essere un problema».
Giorgio Danieli, direttore dell’ufficio amministrazione personale insegnante della Sovrintendenza, spiega il meccanismo per ottenere la cifra definitiva delle disponibilità. «Al dato dei pensionamenti vanno decurtati i trasferimenti da altra provincia, mentre nel calcolo complessivo vanno tenuti in considerazione anche i docenti provvisori. Il meccanismo, insomma, ha diverse variabili, ma alla fine ci restituisce un monte totale certo sui posti vacanti del quale, per legge provinciale, possiamo riassegnare fino a un massimo del 90%». E’ nello stabilire questa percentuale che troverà spazio la contrattazione con i sindacati. ‹‹Sì, ma l’ipotesi del raggiungimento delle 20 disponibilità mi sembra corretta anche se, è bene ricordarlo, in questo momento non è ancora possibile sbilanciarsi con certezza su un numero definitivo».
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Alan Conti
martedì 24 maggio 2011
«Vanno messe anche nel rione Don Bosco»
BOLZANO. «Sono favorevole alla richiesta del questore di installare le telecamere nei punti a rischio della città, per contrastare i continui episodi di microcriminalità e non solo». Marco Caruso, consiglire di quartiere a Don Bosco di Unitalia ha raccolto le firme per l'installazione di un sistema di videosorveglianza nel suo rione. «Pur non bastando il solo occhio elettronico per favorire la sicurezza, sicuramente funzionerebbe come deterrente, permettendo così di individuare i responsabili dei crimini, agevolando il lavoro delle forze dell'ordine. Anche nel quartiere Don Bosco i suoi abitanti continuano a richiederle e lo dimostrano le 400 firme raccolte in 2 giorni per accellerare l'installazione della videosorveglianza nel parco delle Semirurali. Anche in quell'occasione l'assessore Gallo si dichiarò contrario. All'assessore consiglio di ascoltare i suoi concittadini che come amministratore ha il dovere di rappresentare lasciando da parte le proprie convinzioni personali» (a.c.).
I ristoratori di via Roma: «Questa zona sta morendo più parcheggi e iniziative»
di Alan Conti
BOLZANO. E' via Roma il "melting pot" della ristorazione bolzanina: dal messicano al russo, passando per le italianissime pizzerie di lunga tradizione della zona. Una situazione non sempre facile, complicata da una serie di fattori legati principalmente alla conformazione urbanistica di una strada senza parcheggio e scarsamente coinvolta nelle iniziative cittadione. E colpita nell'immagine da alcuni fatti di cronaca che hanno coinvolto un locale della strada per traffico di droga: una cattiva pubblicità che ha messo in difficoltà gli esercenti onesti della zona del tutto estranei a quanto accaduto, e che ora cercano di rilanciare il prestigio della via. L'apertura dei ristoranti take away all'interno del Twenty, inoltre, contribuisce a inasprire la concorrenza e la ricetta per smarcarsene è sempre quella: la ricerca della qualità. Andrea Ceravolo, per esempio, ha trovato il coraggio di investire e dopo la "Posillipo", pizzeria di famiglia da 25 anni, ha preso in mano la nuova gestione de "La Siesta". «In questo scenario bisogna lavorare moltissimo su qualità e immagine. La prima ti garantisce un bacino d'utenza fidelizzato e paga continuamente, mentre la seconda permette di proporsi nel modo adeguato». Proprio per questo un episodio di cronaca può fare danni ingenti. «Da poco una pizzeria di via Roma è stata chiusa per presunto spaccio e condizioni igieniche inaccettabili: un simile passaparola, pur non essendo responsabili, ha comportato un 40% del calo del lavoro tra clienti in sala e servizio a domicilio. Non avendo, oltretutto, una grande affluenza turistica nella zona è evidente che dobbiamo subire il contraccolpo di una cosa che non ci riguarda. Un'idea per venirci incontro, comunque, potrebbe essere quella delle feste con la strada chiusa al traffico». La pizzeria chiusa dall'intervento delle forze dell'ordine ha tormentato pure le notti di
Massimo Fava, storico titolare della pizzeria "Moretti". «Il domicilio, servizio essenziale in un periodo di crisi generale, è stato azzerato. Incredibile perché paghiamo le colpe degli altri, ma è proprio la stessa natura di attività di ristorazione decentrata a innescare la miccia. Il passaparola, per dire, è più determinante per noi che non per una pizzeria o un ristorante del Centro». Negativa anche la riflessione di Alessandro Vinante, titolare del ristorante messicano "Charro's". «Il problema più concreto, per quanto banale, è proprio quello dei parcheggi. Quanti residenti che hanno il garage posteggiano lo stesso in superficie? Sarebbe il caso di predisporne di più di colore blu. L'altro giorno dei clienti mi hanno detto di aver cercato 50 minuti prima di trovare un posto. Le licenze libere, inoltre, stanno mettendo in ginocchio molte attività perché non esiste praticamente più alcuna distinzione tra un ristorante, un bar con piccoli pasti o un take away. Il tutto con la possibilità di aprire fianco a fianco e l'unica speranza, allora, diventa quella di percorrere la strada della specializzazione. Pensiamo, inoltre, alle grandi mense della Zona Industriale oppure all'apertura dei ristoranti del Twenty salutati come fossero la vera svolta sui prezzi. Bene, la concorrenza nella Bolzano popolare sta semplicemente tagliando posti di lavoro perché i prezzi, il più delle volte, non possono essere abbassati per questioni di semplice sopravvivenza del locale». Unico nel suo genere è anche il bar Matrioska, egstito da Nadiya Tsurkan: «Essere l'unico punto vendita di specialità russa a Bolzano ci permette di vantare una clientela che arriva da ogni zona della città e uno zoccolo duro, più legato al bar, di residenti e lavoratori. E' la ricetta per sopravvivere in un posto come questo perché effettivamente quello del parcheggio è un problema molto sentito e persino per ottenere pochi metri per un dehors estivo bisogna condurre delle battaglie infinite». Chiusura con la riflessione di Flora Maria Kruger dell'enoteca "Il Brigante". «La liberalizzazione eccessiva comporta un appiattimento della professione verso il basso. Io stessa ho assistito a baristi cinesi che non erano nemmeno in grado di caricare la macchina del caffè. Si dovrebbe partire, forse, da un maggiore rispetto per la professionalità». 23 maggio 2011
lunedì 23 maggio 2011
Neurotic Maze vi infila dietro a un muro di vetro
Creare con l’elettronica non è affar facile. Neurotic Maze, al secolo l’altoatesino Hannes Hofer, ci ha provato ideando prima il brano “Behind a wall of glass” e poi iscrivendolo al concorso di Upload 2011. Una scelta che ha incontrato il favore della giuria che lo ha inserito nella lista dei prefinalisti del contest. L’atmosfera creata dalla canzone calza perfettamente al titolo che, italianizzato, infila l’ascoltatore dietro a un ipotetico muro di vetro. I suoni attutiti e i bassi evidenziati, infatti, restituiscono un senso di ovatta nella testa dove, tuttavia, come un piccolo mantra si infilano le parole di un testo estremamente cadenzato e con non lascia troppo spazio all’ottimismo come, d’altronde, parrebbe normale per qualcuno condannato dietro a una lastra. “Nothing change” insiste nel ripetere la voce a un certo punto della canzone descrivendo, in qualche modo, anche la struttura del brano, molto simile a se stesso in tutto il suo scorrere senza particolari strappi. Una scelta chiaramente voluta che calza bene al progetto generale. Un’abilità musicale capace di esaltarsi se accompagnata dagli stimoli visivi di un video, come conferma la clip di “Heart Rhytm Disorder” allegata nella pagina dedicata all’artista brissinese sul sito di Upload.
La musica di Neurotic Maze, comunque, ha cominciato a vedere la luce nel 2007 e si incardina sostanzialmente attraverso l’uso di chitarra, basso e batteria miscelate in una certosina opera di sintetizzatore. "Le mie creazioni – dichiara Hannes Hofer – lavorano attraverso diversi range emozionali andando dalle atmosfere calme e pacifiche fino alle sonorità più astratte, malinconiche o semplicemente sperimentali". In Hannes, comunque, di banale non ci sono nemmeno le aspirazioni: "Il mio sogno? Scrivere la colonna sonora per un film di denuncia sociale e…un abbonamento per la pizza in tutta Italia".
Nell’attesa si può renderlo contento votandolo sul sito di Upload (www.upload.bz.it) oppure nel sondaggio istituito dal giornale “Alto Adige” (www.altoadige.it).
Alan Conti
Musica silenziata. Le band protestano e arruolano Ötzi
di Alan Conti
zoom
BOLZANO. Monta la protesta dei musicisti bolzanini contro il Comune che «silenzia» la musica dal vivo: nasce un logo comune che sarà usato nei concerti. Protagonista Ötzi. La figura di Otzi suonatore di contrabbasso in campo giallo che sovrasta lo slogan «Freie Musica/Musik libera». È questa l'accattivante scelta dei musicisti bolzanini per protestare contro un'amministrazione comunale troppo propensa a mettere i silenziatori ai concerti. La scelta, dunque, è caduta su un logo «comune», firmato da Roberto Tubaro, che sarà esposto durante i concerti di molte delle band cittadine e lasciato in vari punti della città come capillare testimonianza. Ieri, intanto, la prima comparsa della mummia suonatrice sul palco degli «Ago&Friends» di Agostino Accarino (durante la matinée al Capitol) e l'espansione su tutti i profili Facebook di cantanti e musicisti. Nessun clamore per una protesta che, in linea - ironica - con i desiderata amministrativi, è silenziosa: e questo per scelta degli stessi musicisti. Il rumore e l'eco del dissenso però monta e sta incontrando il favore di buona parte della popolazione. Il tam tam infatti lascia supporre iniziative a sorpresa e più evidenti come i sempre più diffusi flash-mob. Le azioni e le idee comunque non sono nè presentate nè portate avanti da una band in particolare, ma rimarranno sempre espressione di una volontà comune e generale. A fare traboccare il vaso, come è noto, è stato l'intervento della polizia municipale sulla terrazza della pizzeria "Subito" durante l'esibizione degli Swinging Pavones per l'Upload Day di sabato scorso. L'altro ieri, invece, il Comune ha «tagliato» un'ora di concerto all'iniziativa di «Pro Positiv» sui prati del Talvera sfalsando agli organizzatori tutta la scaletta all'ultimo momento. A tutto questo vanno aggiunte le progressive chiusure di locali e luoghi per la musica, non ultimo il Circolo Masetti, e le difficoltà nell'ottenere i permessi necessari. I rapporti tra musicisti e amministrazione dunque rimangono tesi, ma stavolta Ötzi non rimane immobile e in silenzio: suona per la musica.
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Poste: ritardi consegna per la riorganizzazione
BOLZANO. La riorganizzazione generale delle Poste a Bolzano potrebbe essere stata la causa di alcuni disservizi registrati nel rione di Casanova. Il consigliere di circoscrizione Francesco Mafrici (Fli), infatti, aveva richiamato l'attenzione su alcune raccomandate arrivate in ritardo, addirittura, di venti giorni. Il tutto con cedolari alla mano. Il timore di una mancanza di un postino specifico per il rione, viene immediatamente fugato da Ettore Zuccolotto dell'Ufficio comunicazione delle Poste. «I portalettere che sono titolari di zona a Casanova sono addirittura due, quindi escluderei che i disservizi possano in qualche modo essere legati a questo. A noi risulta, oltretutto, che al momento non ci siano giacenze o code di lavorazione». Il problema, infatti, è stato segnalato qualche settimana fa: «Potrebbe, allora, essere dovuto al piano di riorganizzazione dell'assetto logistico e di recapito che ha coinvolto anche Bolzano recentemente. Ai portalettere, infatti, sono state riassegnate le singole zone di lavoro e può essere che questo abbia causato intoppi nella distribuzione». Oltre al rallentamento delle lettere di Casanova, però quali saranno le novità introdotte dal riassetto? «La consegna della corrispondenza prioritaria, raccomandata e commerciale, sarà effettuata dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 16, mentre dalle 14 alle 20 spazio ai servizi dedicati. Il sabato, quindi, pur garantendo servizi e priorità, i portalettere non passeranno generalmente più per le case dei bolzanini». (a.c.)
I bolzanini: «Virgolo da recuperare subito un parco per famiglie»
di Alan Conti
BOLZANO. Restituire il Virgolo alla cittadinanza in tempi accettabili. I bolzanini non sono più disposti a vivere di ricordi passati sulla collina cittadina, ma pretendono chiarezza di progetti e velocità d'esecuzione da parte dell'amministrazione. Il tutto partendo da Oltrisarco, uno dei quartieri più vicini alla collina e la cui Circoscrizione è impegnata in prima persona in alcuni incontri interlocutori. Se si è compreso, con la bocciatura dell'idea di Thun, che i progetti faraonici non trovano spazio, allora i residenti chiedono un cambiamento di rotta verso qualcosa di meno complesso ma più rapido. Un parco per le famiglie, una passeggiata curata o una semplice strada non dissestata possono essere tranquillamente catalogati alla voce "primo passo significativo". Il Vke, inoltre, tiene in caldo una proposta che incontri le esigenze delle scuole e dei più piccoli chiedendo all'amministrazione di prenderla in considerazione. «Quante volte, in passato, sono andata con la mia famiglia al Virgolo - ricorda Natalina Salvi - e oggi vederlo così, dismesso e abbandonato, provo molta tristezza. Davvero siamo arrivati a un punto in cui è necessario che l'amministrazione prenda in mano la situazione senza rimandare tutto alle calende greche. Ci sta che il progetto Thun potesse non piacere a tutti, ma provare a immaginare un parco o uno spazio per le famiglie non dovrebbe essere così difficoltoso. In fondo si tratta di restituire alla città un angolo stupendo che appartiene alla sua storia». Timoteo Velazquez concorda: «Bolzano merita di poter usufruire della collina. E' uno spreco averla così vicina e lasciarla, sostanzialmente, inutilizzata». Si abbandona ai ricordi anche Luigi Girardi. «Io costruii l'antica funivia che portava al Virgolo e si trattò di un'opera capace di scatenare l'entusiasmo dei bolzanini. Ecco, la speranza è di rivivere a breve un momento così perché davvero oggi siamo sormontati da una bellezza naturale totalmente dimenticata. Nel passato, infatti, faceva parte delle abitudini di noi tutti recarsi talvolta all'albergo per matrimoni o cerimonie oppure dedicarsi semplicemente a una passeggiata. Oggi a nessuno verrebbero in mente idee simili. Il primo passo, comunque, potrebbe essere la riqualificazione della strada che presenta troppe irregolarità e buche per essere considerata accettabile». Idee chiare per la signora Anna: «Bisogna trovare il modo di riconsegnarla nelle mani dei cittadini, come un qualsiasi parco ben strutturato. Non si chiedono interventi particolarmente impattanti né esborsi eccessivi, ma solo maggiore cura. La funivia, certo, sarebbe bella, così come lo sarebbe un bel campo da bocce, ma la priorità è sicuramente la bonifica».
Jasmine Locher e Loris Taumann hanno due figli: «Sarebbe davvero bello poterli portare lassù. Le giovani famiglie, infatti, non conoscono bene il Virgolo semplicemente perché non hanno mai avuto l'opportunità di viverlo quotidianamente come, per esempio, può essere uno spazio verde come il parco Mignone. Speriamo che il Comune ci permetta in tempi brevi di riscoprirlo». Chiusura con Gertrud Oberrauch che, da responsabile per il Vke sul tema del Virgolo, presenta la sua proposta. «Mi piacerebbe venisse edificato un piccolo maso con tanto di animali adatti al nostro ambiente. In questo modo, infatti, si potrebbero organizzare gite e iniziative con i bambini e le scuole per approfondire temi come l'allevamento nostrano, ma anche il rapporto con la natura e la stessa storia altoatesina sotto questi aspetti». Ci vogliono, però, dei passi istituzionali e proprio il 20 giugno è in calendario una nuova riunione tra le Circoscrizione e i responsabili comunali per analizzare idee e progetti. «Lo sappiamo e abbiamo già comunicato a Rudi Benedikter, referente per il Virgolo in Comune, le nostre intenzioni. Evidentemente è necessario un esborso economico di un certo rilievo e andranno coinvolti sponsor esterni, ma anche la Provincia dovrà fare la sua parte. Difficile, infatti, che le casse comunali possano mai sobbarcarsi da sole l'intera riqualificazione». 22 maggio 2011
domenica 22 maggio 2011
Presidi: 111 concorrenti per 8 posti
21 maggio 2011 — pagina 11 sezione: Cronaca
BOLZANO. In 111 per coprire otto posti. Sono i candidati al concorso per dirigenti scolastici iniziato ieri mattina. Quaranta aspiranti presidi provengono dal resto d’Italia, attirati dal concorso, merce rarissima a livello nazionale, ma soprattutto dalle nuove sfide cui si prepara la scuola altoatesina. Perché i vincitori la traghetteranno verso il futuro bilingue. Una sfida difficile, ma stimolante dal punto di vista didattico.
VERSO IL FUTURO. Attenta agli sviluppi sociali e occupazionali, cucita a misura di studente e certamente bilingue. Le chiavi della scuola del futuro, secondo chi sarà chiamato a guidarla dagli uffici di dirigenza, sono da cercare nel plurilinguismo senza più accettare compromessi o resistenze. E’ questa l’opinione espressa dai candidati al concorso per dirigenti scolastici organizzato dalla Sovrintendenza e accorsi al “Galilei” per le prove scritte. Le adesioni pervenute sono state 111, di cui una quarantina da fuori provincia: numero massiccio che testimonia da una parte la grande attrattiva del sistema scolastico altoatesino e dall’altra la “fame” di qualifiche su un territorio nazionale dove quello di Bolzano è stato l’unico concorso disponibile per un periodo piuttosto lungo.
VUOTI DA COLMARE. Tutti a concorrere per otto posti disponibili, dunque, perché tante saranno le scrivanie da sostituire nel prossimo anno scolastico in provincia, con alcuni istituti storici che vedranno il cambio della guardia dopo anni. E’ il caso del liceo scientifico “Torricelli” con il ritiro in pensione di Carlo Runcio e i rumors che danno in arrivo il dirigente dei Geometri Roberto Chistè oppure l’Istituto Comprensivo Bolzano I con i saluti di Giulio Clamer. Sempre a Bolzano, invece, lascerà anche la dirigente dell’IC Bolzano III Giuseppina Rossi. Non tutti gli otto posti a disposizione, comunque, saranno coperti dai vincitori della nuova graduatoria conseguente al concorso, dato che alcuni posti saranno assegnati esaurendo la vecchia lista. Di un centinaio di candidati, insomma, al tirar delle somme potrebbero spuntarla cinque o sei già il prossimo anno.
APPETIBILITÀ. Spiega la dirigente dell’Istituto Comprensivo Bolzano VI Mirca Passarella, membro della commissione giudicante: «L’alta affluenza dei candidati fuori Provincia è in buona parte dovuto al fatto che a livello nazionale siamo rimasti l’unico concorso disponibile. Non bisogna negare, però, come questo testimoni una certa attenzione e appetibilità del nostro sistema scolastico e delle sfide che propone». La conferma arriva dai concorrenti. «La scuola - spiega Barbara Della Croce - dovrà essere in grado di modellarsi intorno alle necessità sociali in cui è calato ogni singolo studente. Chiaramente in questo rientra pure l’insegnamento plurilingue, che è una necessità più volte sottolineata dalla gente, ma anche dalla stessa economia altoatesina e dal mondo professionale. Non c’è alcun dubbio che quella sia la strada da seguire». Ornella Benedetto guarda alla scuola «come figura istituzionale: deve essere capace di assumere una propria fisionomia che sia il più possibile legata al territorio. L’Alto Adige è universalmente riconosciuto come terra di scambio, convivenza e arricchimento linguistico: non c’è motivo per non insistere decisi su un sistema che vada incontro a un’accentuazione di queste caratteristiche. Un plauso, comunque, va fatto all’organizzazione del concorso: molto pulito, ordinato e all’insegna della legalità». Luca Chemotti ha idee nette e precise. «Bisogna muoversi contro l’eccessivo permissivismo che talvolta caratterizza la scuola di oggi con il risultato di legare le mani ai professori. Sul bilinguismo, invece, sarei per iniziare direttamente con un percorso di apprendimento precoce all’asilo».
MODELLO EUROPEO. Altrettanto decisa è Stefania Montesano. «Non sono altoatesina, ma mi sembra assolutamente fondamentale puntare sulle lingue. Lo fanno tutte le scuole europee, quindi sarebbe un controsenso incredibile rinunciarci proprio qui dove le potenzialità sono oggettivamente enormi e le occasioni di esercizio molteplici». Daniela Mantoan porta un modello concreto: «La scuola ladina sta ottenendo dei grandi risultati e come sistema è assolutamente tra i meglio funzionanti. Credo, comunque, che passare dalla discussione teorica a quella pratica comporti degli aggiustamenti, ma la strada è quella giusta e i passi avanti fatti sinora sono incoraggianti».
MODELLI USABILI. Una riflessione sul concorso, invece, la concede il docente Andrea Felis. «Una prova con temi, come il plurilinguismo, ben calati nella realtà. Talvolta si continua a peccare per una preferenza verso l’aspetto più normativo e cattedratico che non di vera pratica, ma nel complesso possiamo ritenerci soddisfatti. Sul bilinguismo, invece, sono convinto che ci si aspetti troppo dal legislatore e dalla politica quando, in realtà, di esempi sul territorio che stanno funzionando bene ne abbiamo moltissimi e ben distribuiti. La scuola ladina, è vero, è certamente un modello, ma credo sia difficile da replicare perché le caratteristiche di quel territorio sono davvero uniche e il ladino è pur sempre una lingua capace di fare schermo tra le altre due». (a.c.)
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sabato 21 maggio 2011
Moscaburro, veterani di Upload
Gli eserciti, le scuole, le squadre di calcio e, beh, di certo pure i concorsi musicali: tutti hanno i loro veterani. Upload non fa eccezione e per trovare qualcuno che in tutte le edizioni sia stato presente facendosi notare basta suonare al campanello dei Moscaburro. Formazione interamente bolzanina, ormai molto conosciuta per la sua musica delicatamente acustica e accuratamente ricercata. Dal 2009, dunque sono compagni di viaggio di Upload, raggiungendo finali e schierandosi sempre in prima fila negli eventi collaterali. L’edizione 2011, quindi, difficilmente poteva fare eccezione, ed ecco che ritroviamo protagoniste le voci di Michela Campaner e Arianna Merlino con la chitarra acustica di Simone Gelmini, il tutto condito dalla musica del chitarrista new entry Mattia Mariotti. Asso nell’ampia manica è, inoltre, un violoncello che sorprende e ha, evidentemente, incontrato ancora una volta i gusti della giuria che li ha spediti dritti dritti nelle prefinali del contest e tra i candidati del sondaggio realizzato dal sito internet del quotidiano “Alto Adige” (http://temi.repubblica.it/altoadige-sondaggio/?pollId=2626).
Il brano in lizza, comunque, si intitola “October’s Rain” con un andamento a tratti malinconico a tratti ipnotico, coagulato nel suo insieme da un sapiente utilizzo delle voci. Piace il contrasto, insomma, tra toni maschili e femminili. E’ forte, inoltre, il richiamo a certe atmosfere rese note dal lavoro dei “Cranberries”. L’acustica, ancora una volta, risulta determinante nell’innalzare la qualità del brano e testimonia contestualmente una crescita nettamente percepibile dei Moscaburro lungo gli anni. Una musica, insomma, che rivela una sempre maggiore padronanza dei propri mezzi. Lo stesso rallentamento a circa tre quarti del pezzo riesce nell’intento, non semplicissimo quando si sceglie una cesura così, di non perdere la tensione emotiva dell’insieme. Da gustarsi, comunque, anche il live video caricato sulla pagina dedicata ai Moscaburro sul sito di Upload (http://www.upload.bz.it/it/mp3/moscaburro.htm) realizzato al “Pippo”.
La sintesi migliore del loro lavoro, comunque, arriva da un commento lasciato da Tiope: “Dal vivo, ma anche in mp3 è sempre un bel sentire”.
Alan Conti
Canucks: il gioco si fa duro
La serie, adesso, si fa veramente dura. Uno-due Canucks e pronta risposta per gli Sharks per un 2-1 di una Final Conference ancora lontana dall’emettere il suo giudizio definitivo. In California, infatti, i Canucks vanno incontro alla prima sconfitta nella lunga battaglia con gli Sharks, incappando in un 4-3 figlio di una partenza disastrosa e di un Marleau in stato di grazia. Era impossibile, comunque, ipotizzare una Vancouver capace di chiudere con il poker di vittorie perché, lo insegna la storia di questi playoff, i Canucks hanno bisogno del brivido, del clima da impresa. L’Overtime portato a casa con i Blackhawks in gara 7 ha segnato la testa e la stagione di Kesler e compagni, ma ha anche insegnato che difficilmente si può affrontare il ghiaccio con la scioltezza che ha più volte caratterizzato la Rogers Arena durante la regular season. Abbattere la bestia nera, infatti, non è sufficiente nella corsa alla Stanley Cup che vivrà un altro appuntamento, cruciale, domenica notte all’Hp Pavilion di San Josè. Niente paura, la matematica dice che si tornerà almeno un’altra volta a Vancouver e la logica suggerisce che esiste la possibilità che i ritorni siano due per l’ennesima gara 7 da far tremare vene e polsi. Non dimentichiamoci, infatti, che anche gli Sharks sanno vincere le sfide decisive e per informazioni basta scampanellare all’uscio dei Red Wings. Entrambe le squadre hanno ritrovato confidenza con il gol, con il power play, mentre sia Niemi sia Luongo latitano a tratti. Tutto, quindi, è ancora aperto.
A buttare l’occhio nell’altra metà del cielo, però, di certo non cambiano radicalmente gli scenari. Questa sera, ore 19 italiane, si capirà qualcosa in più della sfida tra Tampa Bay e Boston e se i Bruins dovessero incasellare la terza vittoria di fila potrebbe cominciare a schiarirsi il nome della prima finalista per la Stanley Cup. Difficilmente, infatti, si può immaginare una rimonta tanto consistente per i giovani, Lecavalier escluso, Bolts. I Bruins, oltretutto, si sono ritrovati tra le mani un rookie come Teguin esploso come fosse un Raudo nella neve: all’ultimo momento. Se, invece, stasera andassimo a letto con una serie sul 2-2, beh, non sarebbe altro che l’ennesima conferma: il gioco si fa duro…
venerdì 20 maggio 2011
Arrivano i cinesi anche all'ex «Sport 40»
BOLZANO. Un supermercato, il ritorno di Oviesse, qualcuno si era persino spinto a ipotizzare l'arrivo a sorpresa di H&M. Niente di tutto ciò: via Torino si appresta ad accogliere un maxi magazzino cinese di abbigliamento, articoli casa e prodotti di ogni genere, alimentari esclusi. Nella grande superficie di vendita lasciata libera da Sport 40 da qualche giorno sono cominciati i rilievi all'interno dei locali condotti direttamente da alcuni asiatici e sugli scaffali cominciano a fare capolino costumi e articoli di vestiario femminile. Si chiamerà "Hao Jia Hao" il nuovo negozio con più di 30.000 articoli a disposizione con l'ormai conosciuta ricetta cinese dei prezzi estremamente concorrenziali e orari d'apertura continuati. Un cliché che ha già registrato alcuni successi sul territorio nazionale dato che la stessa azienda può contare su un punto vendita simile a Brescia. A Bolzano, insomma, compare per la prima volta la catena cinese in franchising con apertura fissata per giugno. Via Torino, comunque, ha già conosciuto un'esperienza simile nel locale oggi occupato dal negozio "Centovetrine", poco più verso via Rodi: pochi mesi e poi arrivò la chiusura. Hao Jia Hao, però, sembra una struttura decisamente più organizzata tanto che su internet, ancora prima dell'inaugurazione ufficiale, compaiono i riferimenti del punto vendita bolzanino. Ciò non toglie, però, che nella strada serpeggi un po' di malumore tra i commercianti, preoccupati dall'aumento di concorrenza, dall'altra delusi da una scelta giudicata non particolarmente qualificante per l'intera zona. (a.c.)
Via Rovigo, i residenti «Garage da 60 posti vicino alle Foscolo»
di Alan Conti
BOLZANO. I parcheggi interrati non sono tutti uguali e ci sono strade di Bolzano che darebbero il via libera a queste opere. È il caso, per esempio, di via Rovigo dove nel piano comunale sarebbe prevista un'opera da 60 posti per i residenti in corrispondenza del cortile della scuola media Foscolo. Una soluzione auspicata da molti abitanti stufi di girare in tondo alla ricerca di un buco all'interno di un crocicchio di sensi unici, ma anche da commercianti ed esercenti. C'è, infine, un discorso aperto sulla continuazione delle piste ciclabili di via Rovigo e via Dalmazia ed ex novo in via Novacella che potrebbero sbloccarsi solo dopo la realizzazione del parking interrato. È rigoroso, però, il niet dell'Istituto comprensivo Bolzano VI della «Foscolo» che vuole tutelare i propri spazi. All'orizzonte, comunque, potrebbe profilarsi una soluzione in grado di accontentare tutti. «La priorità deve essere quella di tutelare i residenti - le parole di Mina Cecinato, titolare del bar "Baby" - che non hanno grande disponibilità di parcheggi. Andrebbe trovata, inoltre, una soluzione al grappolo di scooter che compare davanti alle scuole e su tutta la via durante i giorni del mercato. Si potrebbe predisporre uno spazio apposito nel progetto di riqualificazione della zona ex Aeronautica in via Novacella oppure al posto dell'area cani interna al passaggio che unisce via Rovigo con via Visitazione». Loredana Battaini ritiene che «parcheggiare per chi viene da fuori è davvero difficoltoso e gli stessi residenti possono avere dei problemi nelle ore di punta. Persino arrivare con il bus non è facile considerando che le fermate più vicine sono tutte in altre strade». «Forse - intervengono Ugo Marzari e Ottenio Bistaffa - ci sarebbe davvero bisogno di un parcheggio capace di levare qualche auto dalle strade e migliorare l'accessibilità per chi arriva da altri quartieri senza il necessario bollino colorato. Al momento, infatti, sono troppe le auto che sostano in seconda fila perché non trovano posto e devono sbrigare qualche commissione veloce». Più cauto Paolo Fabbri, titolare de «La Ferramenta»: «In linea di massima la scarsa offerta di parcheggi è certamente uno dei problemi maggiori di via Rovigo, ma prima di emettere giudizi entusiastici sarebbe bene aspettare di visionare i progetti definitivi. Teniamo sempre presente, inoltre, che le attività commerciali di via Rovigo non sono poi così tante, quindi il più delle volte i clienti se la possono sbrigare in breve tempo e non devono lasciare l'auto a pagamento per tante ore come potrebbe accadere in centro». Gabriele Borsetto, nonno vigile in servizio all'incrocio tra via Dalmazia e via Rovigo, osserva con attenzione il traffico. «Qui è sempre piuttosto sostenuto e posso confermare che le auto che girano intorno per cercare parcheggio sono tante. Capita, infatti, di vederle ripassare più volte perché non hanno trovato nulla. Se il parcheggio interrato potesse diminuire parte di questi transiti sarebbe certamente bello, ma anche la scuola ha le sue esigenze». Il veto, infatti, arriva dall'Istituto Comprensivo come conferma il presidente della circoscrizione Europa-Novacella Carlo Visigalli. «Ci è stato chiesto di tutelare alcuni spazi della scuola come il cortile e sgomberare il campo da qualsiasi possibilità di aumentare i passaggi di auto diretti al garage proprio vicino agli studenti. Per questo il consiglio d'istituto ha sempre espresso parere negativo. Dalla realizzazione di questo garage, però, dipende anche il possibile completamento di buona parte della rete ciclabile del rione data la possibilità di eliminare alcune piazzole di superficie». C'è, però, un'alternativa: «Stiamo discutendo con la parrocchia di Regina Pacis per verificare la possibilità di realizzare l'opera sotto l'attuale parcheggio della chiesa di via Dalmazia».
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giovedì 19 maggio 2011
Alla fine siamo tutti migranti
Alla fine siamo tutti figli di migranti. è una conclusione non da poco, quella cui sono arrivati i ragazzi della terza media delle scuole “Fermi” di via Castel Flavon con il progetto della mostra “Il mondo in una classe”.
Gli italiani chiamati a nazionalizzare la Bolzano fascista attraverso incentivi e agevolazioni, ad esempio, rappresentano il cuore pulsante di quartieri popolari come Oltrisarco e Don Bosco, mentre gli ultimi decenni hanno conosciuto le ondate migratorie dai Balcani o dalle coste africane. Particolare rilevanza, infine, ha l’arrivo della popolazione asiatica se guardiamo, ancora, a via Claudia Augusta. Tutte queste realtà hanno un valore comune: l’integrazione.
“Attraverso pannelli esplicativi - spiega Paola Gaetano, l’insegnante che ha curato il progetto - fotografie, postazioni multimediali e soluzioni innovative installate nell’atrio abbiamo analizzato tutto il panorama migratorio della classe in particolare e bolzanino in generale. Curioso l’ultimo pannello: un cartellone bianco che riporta alla storia contemporanea e che continuiamo ad aggiornare quotidianamente con i titoli dei giornali”.
Alla presentazione dell’esposizione, al fianco della dirigente Laura Bertoni e del vice Giuliano Gobbetti, ha partecipato anche l’assessore comunale Mauro Randi: “La delega ai giovani mi porta a scoprire iniziative utili al futuro della città come questa. Ragionando sulle origini di ciascuno di voi, avete posto le basi per un’integrazione più facile nelle prossime generazioni”.
Sebastiano Cannata riassume l’entusiasmo dei ragazzi: “è stato un bel lavoro soprattutto perché ci ha sorpreso. Scoprire che anni fa i meridionali subirono le stesse discriminazioni di cui sono vittima talvolta oggi gli stranieri ci ha fatto riflettere, soprattutto per chi, come me, ha origini siciliane. Sembra incredibile pensare che certi proprietari di alloggi non permettessero l’affitto alle famiglie provenienti dal Sud”.
di Alan Conti
(Fonte: Taxi, maggio 2011)
Tutto il mondo in una Melarancia
oniugare condivisione e unicità: è questa la missione dell’asilo comunale “Melarancia” in via Maso della Pieve. Al primo piano di uno dei grossi condomini dell’arteria principale ci accoglie la coordinatrice e insegnante dell’asilo Adriana Azzalini, e già dalla conformazione fisica della struttura ci si sente a casa.
“Siamo inglobati nel condominio e questo ci permette di vivere in connubio pieno con il rione. Il nostro giardino, oltretutto, è l’unico della zona dove possono giocare i bambini, quindi siamo autenticamente un punto di riferimento per chi abita qui intorno. Diciamo che più inseriti di così non si può”.
Adriana Azzalini è insegnante allegra e trasmette entusiasmo nella sfida che quotidianamente porta avanti assieme ad un’altra maestra e una collaboratrice: “Qui dentro contiamo 11 diverse nazionalità, con 18 bambini stranieri su 30. Non solo: i dati raccontano che il prossimo anno saliremo a 22 alunni non italiani: se cercate un mappamondo culturale vivente, basta venire da noi”.
Facendo un passo indietro, però, la genesi di questo fenomeno va chiaramente ricercata nel sociale della città.
“Questo rione sta man mano perdendo l’elemento autoctono tra i residenti, mentre avanza la componente extracomunitaria: i giovani, infatti, si stanno spostando verso i nuovi quartieri di Firmian e Casanova. Non si tratta solo di statistica interpretabile, ma della constatazione che in questo modo diventa difficile creare le condizioni di incontro per una perfetta integrazione”.
Vedersi, parlarsi e confrontarsi: ecco cosa veramente mette sulla via della convivenza, senza la melensa retorica che non rientra nel bagaglio di Adriana Azzalini.
“Organizziamo gite con i genitori a Monticolo o ai castelli di Appiano, con tanto di coppa dopo 6 km di camminata, ma anche semplici occasioni d’incontro sulle panchine in giardino. Si fa presto a dire stranieri: dobbiamo tenere conto che qui parliamo di egiziani, indiani, turchi, albanesi, kosovari o marocchini, mondi e culture talvolta molto lontani”.
Difficile, quindi, costruire un colloquio, per di più se dovessero mancare le fondamenta di una lingua comune.
“Cerco sempre, in caso di scarsa conoscenza dell’italiano, di avvalermi di mediatori interni all’asilo. Mi spiego: se una famiglia parla arabo e non riesco a comunicare, mi faccio aiutare da un’altra famiglia araba. In questo modo creiamo dei ponti in più. Sarebbe davvero bello, però, se a Maso della Pieve venisse istituita una struttura per l’alfabetizzazione congiunta di genitori e figli: abbiamo verificato che in un contesto simile adulti e bambini si motivano a vicenda e ottengono risultati migliori”.
Molto meno marcate le problematiche tra i piccoli.
“Tra loro non esistono difficoltà di rapporto, ma bisogna essere bravi a creare le condizioni perché questo avvenga. Noi, infatti, posizioniamo in tutta la struttura elementi comuni come la sabbia, il riferimento ai pianeti dei giorni della settimana o oggetti naturali che fanno parte di tutte le culture, ma possono ciascuno avere delle peculiarità locali”.
Un esempio calzante di questo modo di pensare, Azzolini lo trova nel…sambuco.
“Lo sciroppo da diluire nell’acqua è conosciuto in tutto il mondo, probabilmente per le sue caratteristiche curative. Provate a darlo a tanti bambini di nazionalità diverse e vi accorgerete quanto velocemente troveranno punti in comune”.
E' però comunque importante non dimenticare le famiglie italiane.
“Qualcuno può nutrire legittime preoccupazioni per una realtà tanto eterogenea, ma dopo un po’ di tempo riusciamo a convincerli sul nostro impegno e metodo”.
Condivisione e unicità: nella sfida della nuova società, la scuola “Melarancia” è già un passo avanti.
di Alan Conti
(Fonte: Taxi, maggio 2011)
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