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giovedì 19 maggio 2011

Tutto il mondo in una Melarancia


oniugare condivisione e unicità: è questa la missione dell’asilo comunale “Melarancia” in via Maso della Pieve. Al primo piano di uno dei grossi condomini dell’arteria principale ci accoglie la coordinatrice e insegnante dell’asilo Adriana Azzalini, e già dalla conformazione fisica della struttura ci si sente a casa.
“Siamo inglobati nel condominio e questo ci permette di vivere in connubio pieno con il rione. Il nostro giardino, oltretutto, è l’unico della zona dove possono giocare i bambini, quindi siamo autenticamente un punto di riferimento per chi abita qui intorno. Diciamo che più inseriti di così non si può”.
Adriana Azzalini è insegnante allegra e trasmette entusiasmo nella sfida che quotidianamente porta avanti assieme ad un’altra maestra e una collaboratrice: “Qui dentro contiamo 11 diverse nazionalità, con 18 bambini stranieri su 30. Non solo: i dati raccontano che il prossimo anno saliremo a 22 alunni non italiani: se cercate un mappamondo culturale vivente, basta venire da noi”.
Facendo un passo indietro, però, la genesi di questo fenomeno va chiaramente ricercata nel sociale della città.
“Questo rione sta man mano perdendo l’elemento autoctono tra i residenti, mentre avanza la componente extracomunitaria: i giovani, infatti, si stanno spostando verso i nuovi quartieri di Firmian e Casanova. Non si tratta solo di statistica interpretabile, ma della constatazione che in questo modo diventa difficile creare le condizioni di incontro per una perfetta integrazione”.
Vedersi, parlarsi e confrontarsi: ecco cosa veramente mette sulla via della convivenza, senza la melensa retorica che non rientra nel bagaglio di Adriana Azzalini.
“Organizziamo gite con i genitori a Monticolo o ai castelli di Appiano, con tanto di coppa dopo 6 km di camminata, ma anche semplici occasioni d’incontro sulle panchine in giardino. Si fa presto a dire stranieri: dobbiamo tenere conto che qui parliamo di egiziani, indiani, turchi, albanesi, kosovari o marocchini, mondi e culture talvolta molto lontani”.
Difficile, quindi, costruire un colloquio, per di più se dovessero mancare le fondamenta di una lingua comune.
“Cerco sempre, in caso di scarsa conoscenza dell’italiano, di avvalermi di mediatori interni all’asilo. Mi spiego: se una famiglia parla arabo e non riesco a comunicare, mi faccio aiutare da un’altra famiglia araba. In questo modo creiamo dei ponti in più. Sarebbe davvero bello, però, se a Maso della Pieve venisse istituita una struttura per l’alfabetizzazione congiunta di genitori e figli: abbiamo verificato che in un contesto simile adulti e bambini si motivano a vicenda e ottengono risultati migliori”.
Molto meno marcate le problematiche tra i piccoli.
“Tra loro non esistono difficoltà di rapporto, ma bisogna essere bravi a creare le condizioni perché questo avvenga. Noi, infatti, posizioniamo in tutta la struttura elementi comuni come la sabbia, il riferimento ai pianeti dei giorni della settimana o oggetti naturali che fanno parte di tutte le culture, ma possono ciascuno avere delle peculiarità locali”.
Un esempio calzante di questo modo di pensare, Azzolini lo trova nel…sambuco.
“Lo sciroppo da diluire nell’acqua è conosciuto in tutto il mondo, probabilmente per le sue caratteristiche curative. Provate a darlo a tanti bambini di nazionalità diverse e vi accorgerete quanto velocemente troveranno punti in comune”.
E' però comunque importante non dimenticare le famiglie italiane.
“Qualcuno può nutrire legittime preoccupazioni per una realtà tanto eterogenea, ma dopo un po’ di tempo riusciamo a convincerli sul nostro impegno e metodo”.
Condivisione e unicità: nella sfida della nuova società, la scuola “Melarancia” è già un passo avanti.
di Alan Conti
(Fonte: Taxi, maggio 2011)

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