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sabato 28 maggio 2011
Canucks in finale: sul ghiaccio l'anima di una città
Sono poche, pochissime, le finali che possono essere paragonate a quella che si troveranno di fronte i Vancouver Canucks. La Stanley Cup, la coppa destinata ai campioni dell’Nhl, è infatti uno dei trofei più antichi nella storia dello sport e, solo per rimanere agli Stati Uniti, vanta tradizioni assai più secolari dell’anello Nba o del Super Bowl. La stessa base della coppa, allungata per contenere tutto l’albo d’oro comprensivo delle rose complete dei vincitori, è testimonianza visiva di quanto la Stanley “pesi” visivamente ed emotivamente. Vancouver, città che respira pattini, stecche e puck non ha mai alzato al cielo il simbolo mondiale dell’hockey: un paradosso che per decenni ha guastato gli umori dei fan della British Columbia. Nella culla della Rogers Arena, infatti, pare quasi requisito da residenza perlomeno interessarsi di hockey e il parco più esteso della metropoli si chiama, guarda caso, “Stanley Park”.
La premessa ambientale, quindi, è stavolta più importante di qualsiasi analisi tecnica perché serve a comprendere come i Boston Bruins da mercoledì si troveranno contro non solo una Rogers Arena da tutto esaurito, ma addirittura lo spirito di una delle città più importanti del mondo e consacrata dalle recenti Olimpiadi nel pantheon degli sport invernali. Resta defilata, ma a certe latitudini non è mai affare di poco conto, la sfida Canada-Stati Uniti che, soprattutto per le foglie d’acero, si condisce sempre di un certo gusto di rivalsa soprattutto in quelle pratiche sportive che, in qualche modo, riallacciano le proprie radici agli elementi naturali. Di ghiacciato, dunque, a Vancouver ci sarà solo la pista e tutto attorno si accendono i tizzoni per la finale: Vancouver Canucks-Boston Bruins.
La serie prenderà il via, come detto, alle 8 di mercoledì sera (sostanzialmente le 4 di mattina in Italia) e vedrà sfidarsi, come sempre accade tra franchigie di diversa Conference, team che si conoscono bene per le cronache, ma che non hanno avuto grandi occasioni di contatto faccia a faccia. Resta, quindi, un certo grado di incertezza nonostante i piazzamenti diversi di una regular season dominata dai Canucks. Se nella serie contro San Josè si sono ritrovati i gemelli Sedin, Kesler, gli special teams di power play e la fortuna, ecco che a Boston si è confermata la solidità granitica di un goalie fantastico come Tim Thomas, candidato principe al trofeo Vezina per il migliore Nhl a difesa della gabbia, e l’acciaio nelle testa di una squadra dalla mentalità feroce. Non sono un caso, infatti, le due vittorie al rischiatutto di gara 7 contro gli storici rivali Montreal Canadiens e i frizzanti Tampa Bay Lightening. Non solo, a questo va aggiunta la capacità di rimontare uno 0-2 contro gli stessi Canadiens dopo aver incassato due sconfitte casalinghe che avrebbero steso un toro: di certo non briciole. A livello individuale, invece, occhio a Krejci capace di segnare nei playoff con una regolarità da timer, Horton autore di gol pesantissimi, il rookie sorpresa Teguin e la roccia Chadra. Poi, come sempre, molto spesso a sbilanciare le sfide sarà l’insieme di squadra e quindi pure i possibili outsider. Ora non resta che aspettare qualche giorno per toccare con mano come il battito dei cuori a Vancouver si ripercuota in un’emozione dall’altra parte del globo.
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