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lunedì 2 maggio 2011

L'Unione dice no, ma i negozianti aprono


di Alan Conti

BOLZANO. Sull'apertura del primo maggio scoppia la polemica. Confesercenti finisce nel mirino di Unione commercio e sindacati, ma i negozianti sono favorevoli e tra chi terrà aperto domani c'è anche il fiduciario comunale dell'Unione Thomas Rizzolli: «Si tratta - cerca di smarcarsi Rizzolli - di una scelta slegata dal mio ruolo nell'associazione di categoria e in linea con quanto fatto negli anni passati e con la necessità di offrire un servizio ai clienti. La premessa assoluta, comunque, è stata verificare la disponibilità dei dipendenti senza costringere nessuno: senza questa non avremmo mai aperto». Ma il responsabile cittadino dell'Unione Pietro Perez ricorda come «la decisione presa ancora a novembre nella riunione tra Comune, Unione, commercio e sindacati era quella di non tenere aperto il giorno della festa del lavoro». Le domeniche di apertura straordinaria sono già 12: le 4 di Avvento, il 9 ottobre (Festa d'autunno), il 13 dicembre (mercato di San Martino), l'8 dicembre (Festa delle Api: è un giovedì, ma festivo), il 5 giugno (Festival del gusto) e il 17 luglio (prima domenica dei saldi), più le tre domeniche a scelta dei negozianti. «Secondo noi basta così», afferma Perez, che accusa Confesercenti di essersi comportata in modo scorretto: «È già la seconda volta dopo il dietro-front sul centro commerciale. O si rispettano i patti oppure si rischia di diventare interlocutori non più credibili». Ma tra i commercianti che hanno chiesto la deroga per aprire domani molti sono convinti che sia questa la strada per il futuro. Alla grande e ribadita speranza di un buon afflusso di clientela, si aggiunge un velato disappunto per la scelta del Comune di sostenere il blocco totale delle attività lavorative, negozi compresi. I titolari pagheranno di più i dipendenti che a loro volta incasseranno la retribuzione festiva maggiorata, ma pretendono la libertà del rischio imprenditoriale e premettono la libera scelta dei commessi. Le dichiarazioni fuori taccuino, a onor del vero, non sempre restituiscono un'adesione entusiasta dei sottoposti alla giornata lavorativa, ma lasciano intendere un forzato adeguarsi alla situazione. «L'occasione commerciale - comincia Margherita Barison di Sysò - era di quelle da non lasciarsi sfuggire perché comunque c'è la previsione di un buon passaggio di turisti. In via della Mostra, inoltre, abbiamo deciso di dare una risposta unitaria e sono diversi gli esercizi in fila che resteranno aperti». «E' proprio così - conferma Sylvia Baldi, titolare del negozio di abbigliamento e di The Body Shop - e si tratta comunque di una sfida imprenditoriale e non di un capriccio. Vale la pena sottolineare che per noi titolari il costo del lavoro del primo maggio è sensibilmente maggiore, quindi abbiamo delle buone ragioni se intendiamo accollarci queste spese. Se il Comune non ha voluto appoggiarci, poco male, andiamo avanti per la nostra strada senza inutili polemiche». Barbara Zeggio, dal canto suo, tornerà a sollevare la serranda di "Easy Fashion Outlet" sotto Galleria Europa in occasione della festa dei lavoratori: «L'anno scorso la giornata portò un buon numero di clienti. Se da una parte posso comprendere le ragioni di chi predica la festività assoluta, dall'altra capisco che un imprenditore abituato a raffrontarsi, per esempio, con realtà come il Veneto rimanga sorpreso dalle dinamiche bolzanine». Appuntita, invece, l'analisi di Gilda Benamati di "Trussardi": «È ora che questa città cominci a mettersi al passo con la concorrenza italiana. In città come Verona è impensabile assistere a certe polemiche e dobbiamo accogliere con entusiasmo la volontà dei commercianti di tentare, oltretutto, di mettere un freno alle gite da shopping nel Triveneto. I negozi aperti potrebbero servire a ravvivare il nostro centro storico alla domenica quando, rispetto ad altre realtà del Paese, diventa un deserto assoluto. Il Comune, però, queste buone intenzioni non ha inteso sposarle e, addirittura, ci costringe a pagare più di 50 euro per la deroga e per una scelta imprenditoriale che, nel rispetto di chi mette i soldi, dovrebbe essere completamente liberalizzata. I dipendenti? Ho avuto la fortuna di aver sempre trovato grande disponibilità». Victoria Gaina, dalla cassa di "Mad's", incrocia le dita: «Speriamo davvero che possa esserci un buon movimento di persone. Molto più probabile, comunque, registrare un successo con il maltempo perché il primo maggio e la festa dei fiori sono i classici appuntamenti in cui il bacino di riferimento diventa il turista». Indispettito con la gestione amministrativa comunale è Pietro Mastrototaro, responsabile della profumeria Sephora: «Solo questa mattina (ieri per chi legge, ndr) mi è stata comunicata la possibilità di aprire dopo che avevo inoltrato richiesta e pagato più di un mese fa. La stampa ha saputo prima di noi del rilascio delle deroghe, quindi mi sento di dire che il servizio che ci viene offerto è stato scadente e ha certamente una ricaduta sulle attività gestionali, ma anche sulle comunicazioni che dobbiamo dare ai nostri dipendenti e clienti. Le prospettive, comunque, sono quelle di un lavoro meno cospicuo rispetto all'anno passato perché, per esperienza, so che 50 negozi aperti sono troppi per non incidere sul volume totale del lavoro. Non sono d'accordo, comunque, con la liberalizzazione assoluta dei festivi, ma considerate le circostanze di una Pasqua molto alta, delle contemporanee Festa dei Fiori e Fiera del tempo libero e del mancato turismo sciistico per le alte temperature forse si poteva fare un passo istituzionale verso le richieste dei commercianti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
30 aprile 2011

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