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domenica 22 maggio 2011

Presidi: 111 concorrenti per 8 posti


21 maggio 2011 — pagina 11 sezione: Cronaca

BOLZANO. In 111 per coprire otto posti. Sono i candidati al concorso per dirigenti scolastici iniziato ieri mattina. Quaranta aspiranti presidi provengono dal resto d’Italia, attirati dal concorso, merce rarissima a livello nazionale, ma soprattutto dalle nuove sfide cui si prepara la scuola altoatesina. Perché i vincitori la traghetteranno verso il futuro bilingue. Una sfida difficile, ma stimolante dal punto di vista didattico.
VERSO IL FUTURO. Attenta agli sviluppi sociali e occupazionali, cucita a misura di studente e certamente bilingue. Le chiavi della scuola del futuro, secondo chi sarà chiamato a guidarla dagli uffici di dirigenza, sono da cercare nel plurilinguismo senza più accettare compromessi o resistenze. E’ questa l’opinione espressa dai candidati al concorso per dirigenti scolastici organizzato dalla Sovrintendenza e accorsi al “Galilei” per le prove scritte. Le adesioni pervenute sono state 111, di cui una quarantina da fuori provincia: numero massiccio che testimonia da una parte la grande attrattiva del sistema scolastico altoatesino e dall’altra la “fame” di qualifiche su un territorio nazionale dove quello di Bolzano è stato l’unico concorso disponibile per un periodo piuttosto lungo.
VUOTI DA COLMARE. Tutti a concorrere per otto posti disponibili, dunque, perché tante saranno le scrivanie da sostituire nel prossimo anno scolastico in provincia, con alcuni istituti storici che vedranno il cambio della guardia dopo anni. E’ il caso del liceo scientifico “Torricelli” con il ritiro in pensione di Carlo Runcio e i rumors che danno in arrivo il dirigente dei Geometri Roberto Chistè oppure l’Istituto Comprensivo Bolzano I con i saluti di Giulio Clamer. Sempre a Bolzano, invece, lascerà anche la dirigente dell’IC Bolzano III Giuseppina Rossi. Non tutti gli otto posti a disposizione, comunque, saranno coperti dai vincitori della nuova graduatoria conseguente al concorso, dato che alcuni posti saranno assegnati esaurendo la vecchia lista. Di un centinaio di candidati, insomma, al tirar delle somme potrebbero spuntarla cinque o sei già il prossimo anno.
APPETIBILITÀ. Spiega la dirigente dell’Istituto Comprensivo Bolzano VI Mirca Passarella, membro della commissione giudicante: «L’alta affluenza dei candidati fuori Provincia è in buona parte dovuto al fatto che a livello nazionale siamo rimasti l’unico concorso disponibile. Non bisogna negare, però, come questo testimoni una certa attenzione e appetibilità del nostro sistema scolastico e delle sfide che propone». La conferma arriva dai concorrenti. «La scuola - spiega Barbara Della Croce - dovrà essere in grado di modellarsi intorno alle necessità sociali in cui è calato ogni singolo studente. Chiaramente in questo rientra pure l’insegnamento plurilingue, che è una necessità più volte sottolineata dalla gente, ma anche dalla stessa economia altoatesina e dal mondo professionale. Non c’è alcun dubbio che quella sia la strada da seguire». Ornella Benedetto guarda alla scuola «come figura istituzionale: deve essere capace di assumere una propria fisionomia che sia il più possibile legata al territorio. L’Alto Adige è universalmente riconosciuto come terra di scambio, convivenza e arricchimento linguistico: non c’è motivo per non insistere decisi su un sistema che vada incontro a un’accentuazione di queste caratteristiche. Un plauso, comunque, va fatto all’organizzazione del concorso: molto pulito, ordinato e all’insegna della legalità». Luca Chemotti ha idee nette e precise. «Bisogna muoversi contro l’eccessivo permissivismo che talvolta caratterizza la scuola di oggi con il risultato di legare le mani ai professori. Sul bilinguismo, invece, sarei per iniziare direttamente con un percorso di apprendimento precoce all’asilo».
MODELLO EUROPEO. Altrettanto decisa è Stefania Montesano. «Non sono altoatesina, ma mi sembra assolutamente fondamentale puntare sulle lingue. Lo fanno tutte le scuole europee, quindi sarebbe un controsenso incredibile rinunciarci proprio qui dove le potenzialità sono oggettivamente enormi e le occasioni di esercizio molteplici». Daniela Mantoan porta un modello concreto: «La scuola ladina sta ottenendo dei grandi risultati e come sistema è assolutamente tra i meglio funzionanti. Credo, comunque, che passare dalla discussione teorica a quella pratica comporti degli aggiustamenti, ma la strada è quella giusta e i passi avanti fatti sinora sono incoraggianti».
MODELLI USABILI. Una riflessione sul concorso, invece, la concede il docente Andrea Felis. «Una prova con temi, come il plurilinguismo, ben calati nella realtà. Talvolta si continua a peccare per una preferenza verso l’aspetto più normativo e cattedratico che non di vera pratica, ma nel complesso possiamo ritenerci soddisfatti. Sul bilinguismo, invece, sono convinto che ci si aspetti troppo dal legislatore e dalla politica quando, in realtà, di esempi sul territorio che stanno funzionando bene ne abbiamo moltissimi e ben distribuiti. La scuola ladina, è vero, è certamente un modello, ma credo sia difficile da replicare perché le caratteristiche di quel territorio sono davvero uniche e il ladino è pur sempre una lingua capace di fare schermo tra le altre due». (a.c.)
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