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giovedì 26 maggio 2011
«Telecamere utili». I quartieri dicono sì al progetto sicurezza
di Alan Conti
BOLZANO. Le telecamere non possono essere la soluzione a tutti i mali, ma certamente una strada percorribile. I presidenti di circoscrizione si dicono d'accordo sulla richiesta del questore di installare alcuni sistemi di videosorveglianza nei punti più critici della città. Il sindaco ieri ha ribadito la volontà dell'amministrazione di rispettare le indicazioni della Questura: «Dobbiamo trovare i soldi senza toccare il bilancio - ha sottolineato -. Potrebbero contribuire anche le associazioni di categoria». Nei quartieri le telecamere vengono viste come un'arma in più sul piano della sicurezza. Pragmatico il presidente di Europa-Novacella, Carlo Visigalli (Pd): «Non si può pretendere la presenza continuativa delle pattuglie in tutta la città. Con le dovute cautele, quindi, penso si possa provare il sistema di videosorveglianza. Sul nostro territorio, comunque, credo che l'unica zona che veramente debba essere tenuta sotto controllo sia quella delle passeggiate lungo l'Isarco. Sappiamo che nelle ore più buie, soprattutto d'inverno, possono accadere fatti spiacevoli». Telecamere che sono state protagoniste pure nella discussione politica di Don Bosco, compresa una raccolta firme per l'installazione al parco delle Semirurali promossa da Marco Caruso (Unitalia) che ha raccolto più di 400 adesioni. «Il maggiore pattugliamento - le parole del neopresidente Lino Morabito (Pd) - è sicuramente la prima misura da prendere in considerazione, ma tenendo conto delle risorse delle forze dell'ordine credo che un tentativo si possa anche fare. Resta, è chiaro, l'intento da valutare l'effettiva efficacia e la necessità di andare ad analizzare più nel dettaglio i luoghi d'installazione. Si è parlato, per esempio di via Cagliari, via Sassari e viale Europa: molto bene, ma è importante stabilire in quale punto delle strade posizionarle. Il parco delle Semirurali, in ragione anche della presenza di reperti archeologici, sarebbe un'altra zona da sorvegliare. Non dimentichiamoci, comunque, il buon lavoro svolto fin qui dai poliziotti di quartiere che, però, operano solo durante il giorno». Sotto la lente d'ingrandimento, invece, finiscono il Centro e i Piani come testimonia Rainer Steger (Svp). «In generale non mi entusiasma il controllo generalizzato alla Grande Fratello e ritengo la presenza fisica degli agenti più incisiva, ma non nascondo come per alcune problematiche le videocamere possano servire. Penso, per esempio, ai vandalismi di piazza Erbe, alla microcriminalità di via Garibaldi e del parco della Stazione oppure alla prostituzione di via Catinaccio, via Latemar, via Piave o via Crispi e un po' tutta la zona attorno a piazza Dodiciville. So benissimo che non si risolve così il fenomeno delle lucciole, ma se non altro possiamo indurlo in aree meno residenziali dove, per esempio, non abitano parecchi bambini. I poliziotti di quartiere, infine, sono apprezzati dalla popolazione, ma sarebbe bello allargassero di un poco il proprio raggio d'azione oggi limitato alla zona pedonale e allungassero i tempi di servizio». «Se siamo tutti concordi nell'auspicare una maggiore presenza delle forze dell'ordine - si smarca Wally Rungger (Verdi), presidente di Oltrisarco - perché non decidiamo di destinare il cospicuo investimento necessario alle telecamere per un ampliamento di mezzi e uomini? La sensazione è che il ministro Roberto Maroni spinga per una soluzione vistosa quando, in realtà, sarebbe più efficace mettere in piedi un discorso culturale ad ampio spettro. A livello pratico, oltretutto, come dovremmo posizionarle? Al parco Mignone, dove si potrebbe pensare alla videosorveglianza, dovremmo installarne almeno una decina tra alberi, cespugli, giochi e angoli nascosti». L'unico a non porsi il problema è Peter Warasin (Svp) in rappresentanza di Gries: «Le telecamere come strumento potrebbero servire in Centro, ma nel nostro quartiere non servono: non succede mai niente».
25 maggio 2011
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