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giovedì 26 maggio 2011
Le imprese altoatesine: bene la fusione Eurac-Lub
BOLZANO. Pieno appoggio di Assoimprenditori all'ingresso nel cda dell'Eurac di presidente e vicepresidente dell'Università. Di più: l'economia si schiera apertamente per un consiglio d'amministrazione unico. «Serve una maggiore sinergia nella ricerca e nell'innovazione. I due enti devono lavorare insieme - sottolinea il vicepresidente degli imprenditori altoatesini Giudiceandrea - e si deve aggiungere anche il Tis».
IL BLITZ. L'ingresso - deciso dalla giunta provinciale - di Konrad Bergmeister e di Pietro Borgo nel cda dell'Eurac continua a far discutere. Presidente e vicepresidente dell'ateneo sono anche due pezzi da novanta dell'economia altoatesina. Il primo è amministratore delegato della società di base del Tunnel del Brennero. Il secondo è l'amministratore delegato dell'Iveco. Bergmeister sta ribaltando l'impostazione dell'ateneo: più pragmatismo, meritocrazia, e attenzione alle richieste del mondo economico in termini di ricerca, innovazione e formazione delle nuove figure professionali. Idee che porterà ceratmente anche all'interno dell'Eurac. Ora - e non poteva essere altrimenti - Bergmeister incassa la fiducia incondizionata dgeli imprenditori.
GLI IMPRENDITORI. Le parole chiave per Assimiprenditori sono: innovazione e ricerca. «La nuova composizione del Consiglio di amministrazione dell'Accademia Europea - taglia corto il vicepresidente (e portavoce delle aziende Hi-tech) Federico Giudiceandrea -, potrà creare importanti sinergie tra l'Eurac e la Libera Università. Ne uscirà rafforzato il ruolo che Eurac e Lub svolgono per ricerca e sviluppo, formazione ed innovazione in Alto Adige. Con l'accorpamento dei due cda non sarà messa in discussione l'autonomia delle due istituzioni, ma piuttosto verrà creata una piattaforma comune che ne incentiverà la collaborazione». Assoimprenditori vedrebbe anche di buon occhio una maggiore integrazione del Tis. «Gli anni scorsi - prosegue Giudiceandrea - la Lub ha posto importanti accenti sulla formazione, l'Eurac l'ha fatto sulla ricerca di base ed applicata. Unire le forze di entrambi, senza metterne a rischio l'autonomia, è assolutamente positivo. In questo modo vengono dati stimoli fondamentali per lo slancio all'innovazione che l'Alto Adige deve affrontare per rimanere competitivo in futuro».
I RICERCATORI. L'ottimismo e la pressione dell'economia non convincono però i ricercatori Eurac. Nella sede di Ponte Druso la tensione rimane alta. «L'autonomia e l'indipendenza - le parole di Elisabeth Alber dell'Istituto per lo studio del federalismo e regionalismo - non sono concetti negoziabili in nome di una collaborazione con la Lub che già esiste. E' evidente, oltretutto, che molte delle nostre attività sono radicate sul territorio, ma non dimentichiamoci che solo il 50% circa della nostra attività è finanziato dalla Provincia, mentre il resto lo troviamo tramite fondi terzi». Christian Steurer dell'area servizi per lo sviluppo tecnologico si concede una riflessione generale: «L'Eurac è molto apprezzato per la sua snellezza e i meccanismi rapidi. Il timore, adesso, è che con un ingresso così pesante nel cda si arrivi a dei rallentamenti che lederebbero il prestigio dell'Accademia. L'incanalamento forzato e privilegiato verso un solo ateneo, inoltre, è controproducente per la ricerca in generale». Roberta Bottarin dell'Istituto per l'ambiente alpino: «Il metodo con cui ci è stata imposta questa scelta è discutibile e ci ha molto amareggiati. Ci sono molte questioni che non quadrano in una vicenda che, teoricamente, dovrebbe facilitare gli scambi tra noi e la Lub. Perché, per esempio, non si instaura un rapporto bilaterale e si inserisce un rappresentate Eurac nel cda dell'Università? O ancora, perché si tratta solo a livello amministrativo ma non si sono coinvolti i rispettivi comitati scientifici che hanno il polso di progetti o ricerche? Perché, infine, non si prevedono misure più efficaci come la sburocratizzazione dei rapporti tra i due enti?».
Dagli uffici dell'Istituto per il telerilevamento applicato arriva Marcello Petitta con tanto di Statuto dell'Eurac in mano. «All'articolo 14 è sancita la facoltà del cda, dove la Provincia ha maggioranza, di deliberare le linee guida in tema di assetto scientifico, il che può avere due conseguenze. La prima è che le carriere dei ricercatori, che hanno tutti contratto a tempo determinato con uno stipendio di 1.800 euro per i responsabili d'Istituto, finiscono in mano ai politici e la seconda, più grave, è un potenziale strumento per fare terra bruciata attorno ai progetti che potrebbero essere scomodi. E' strano, inoltre, che nonostante l'Eurac si regga su un 50% di fondi terzi, pari a circa 15 milioni di euro, non esista una rappresentanza di questi interessi nel cda». E Bartolomeo Ventura: «E' bene chiarire che per gli studenti della Lub noi spesso rappresentiamo uno sbocco di lavoro, ma anche un partner per stage, collaborazioni e studi di peso. Facciamo, inoltre, un tipo di ricerca differente da quella dell'ateneo con ritmi, obiettivi e anche logiche diverse non avendo il dovere della formazione». (a.c.)
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24 maggio 2011
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