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mercoledì 8 giugno 2011
I trentini Kepsah rock d'autore ispirati a De Andrè
di Alan Conti
zoom
BOLZANO. Prosegue il nostro viaggio tra le dieci band regionali meglio classificate ad Upload e che partecipano al sondaggio sul nostro sito. Oggi è la volta dei Kepsah. Più che una canzone è un racconto. Se Upload è alla costante ricerca dell'originalità si può dire che il brano "Oltre" dei trentini Kepsah rientra pienamente nell'intento del contest. Azzardando paragoni di spessore si può incontrare in questo brano, votato dal 6% dei partecipanti al sondaggio dei siti www.altoadige.it e www. giornaletrentino.it, una sorta di rilettura locale della notissima "Guerra di Piero" di Fabrizio De Andrè. Il grande peso caricato sulle spalle del testo e quell'incedere quasi ipnotico nella descrizione di quello che scoppia nel cuore di un soldato sono fattori che accomunano le due canzoni. La scelta di Sebastiano Marinelli, Mario Agostini, Davide Bottamedi e Michael Pancher, dunque, è stata quella di inserire il tutto in una cornice fortemente territoriale in cui a parlare è la testa di un Kaiserjäger durante la guerra del 1917. Punto di piega testuale del brano può essere lo stacco tra la prima strofa e il ritornello, quando la nostalgia degli amori più profondi, la moglie Marta d il figlio Klaus, oscura ogni altra aspirazione militare. "Non sogno la vittoria, ma mio figlio, le passeggiate e le Alpi" è un passo che ricorda, ancora una volta, il "Ninetta mia crepare di maggio, ci vuole tanto troppo coraggio" di Faber. Qua e là, inoltre, fanno capolino luoghi come l'altopiano di Asiago o Trento allungando ancora di più le radici del gruppo sul territorio. L'incontro finale con un conoscente è l'ultimo affresco di una trasfigurazione innaturale della guerra sull'uomo. Dal punto di vista strumentale, inoltre, si nota una certa cura in tutti i passaggi del brano con una marcetta militare come azzeccata introduzione. I Kepsah, dunque, muovono decisi i primi passi di una band nata nel 2009 e ancora piuttosto giovane. Piedi ben piantati in terra, insomma, anche nelle aspirazioni future: Il nostro sogno? Una saletta nuova, calda e accogliente››.
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