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giovedì 2 giugno 2011

Laboratorio Casanova: nel lotto C fate uffici ma senza muraglioni


BOLZANO. Se non possono essere negozi, almeno siano uffici evitando l'effetto architettonico del muraglione. Il Laboratorio di Casanova torna sugli scudi nella querelle legata al lotto C del rione destinato prima ai servizi e poi modificato dall'amministrazione con l'aggiunta di una ulteriore parte residenziale. L'ultima puntata ha registrato il "taglio" di un piano all'edificio per alleggerire l'impatto visivo, con un passaggio da sette a sei piani complessivi. Una scelta presentata dall'assessore all'urbanistica Pasquali come «frutto del dialogo con i residenti». Dal Laboratorio ribattono: «Mai parlato con noi». Pubblico folto, ieri, ai due incontri organizzati dal Laboratorio in via Rasmo e in una conferenza tecnica alla sera. Presenti i consiglieri comunali Lillo (Pdl), Margheri (Sel) e Vedovelli (5 Stelle). «Il taglio di un piano - inizia la consigliera di circoscrizione Francesca Gigliotti (Udc) - assomiglia a un contentino. A questo punto sarebbe opportuno evitare di costruire una muraglia verso via Ortles e edificare solo la parte dei servizi ampliandola, semmai, dopo». Olaf Dall'Ora del Laboratorio cerca chiarezza: «Nessuno ci ha presentato il progetto; abbiamo appreso le novità dai giornali. Continuiamo a chiedere maggiori servizi e una condizione che eviti a Casanova il rischio sempre più impellente di trasformarsi in dormitorio permanente». Walter Colombo batte sulla mancanza di parcheggio. «Già ora siamo in emergenza e in futuro cresceranno i tanti bambini e ragazzini aumentando il totale delle auto. Sul lotto C sarebbe bello portare degli uffici che rendano vivo questo rione». Entra nel dettaglio della questione uffici pubblici pure Federico Marinolli: «Non possiamo accettare che ci sia stata venduta sulla carta una zona d'espansione che, lentamente, sta assumendo un volto nella realtà del tutto diverso. Posto che i bandi per il commercio sono andati deserti perché non si è pensato alla possibilità di coinvolgere enti pubblici per le sede amministrative prima di passare direttamente al residenziale delle coop? Pensiamo all'Eurac o all'Ipes: possibile che non si riesca ad avviare un dialogo con palazzo Widmann?». Sul tema concorda Helen Ellecosta, consigliere di Circoscrizione Svp e anima del Laboratorio. «Si è parlato anche di Assb o Seab, di cui il Comune ha competenza primaria. Certo che spiacerebbe se per l'incapacità di dialogo tra le amministrazioni dovessero rimetterci proprio i residenti. A nessuno è sfuggita la risolutezza con la quale è stata gestita la pratica della stazione treni. Sull'aspetto architettonico sarei più possibilista perché non sempre il gusto estetico comune rispecchia poi le valutazioni degli esperti. Gli stessi condomini non piacciono a molti cittadini eppure vengono architetti da tutta Europa per ammirarli». Idee chiare sulla questione commerciale pure per Mauro Faggionato: «Sembra che interessi solo la possibilità di realizzare un supermercato, ma in realtà bisognerebbe dare priorità alle attività di vicinato. Panetteria e macelleria, per esempio, sarebbero l'ideale, ma evidentemente la grande distribuzione si fa sentire». Chiusura con Paola Rogato che al microfono sotto il gazebo analizza la situazione della scuola dell'infanzia prevista per il 2014 tra il lotto C e il piccolo maso limitrofo su un piano e per un totale di un centinaio di posti. «Premesso che la capienza è già in partenza, numeri dell'ufficio statistica alla mano, insufficiente a soddisfare le richieste del rione e del quartiere, ci sono molti altri aspetti che lasciano perplessi. Perché, per esempio, si condanna i bambini a stare al buio tra due palazzoni e non si ipotizza uno spostamento proprio nel lotto C? Per quale motivo, inoltre, non si progetta un piano in più per ampliare la capacità della struttura oppure mettere a disposizione un parcheggio? L'asilo nido provvisorio previsto in container dal 2012 è pure discutibile». (a.c.)

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