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sabato 18 giugno 2011
Parrucchieri cinesi e locali in via Dalmazia: «Concorrenza positiva»
di Alan Conti
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BOLZANO. «Nessuna flessione di clientela, anzi, abbiamo un aumento dovuto a chi viene a farsi sistemare dopo i loro tagli sbagliati». «Lavoro in crescendo e grande soddisfazione dei bolzanini, anche sotto il profilo qualitativo». E' caldo il botta e risposta tra parrucchieri locali e cinesi a un anno di distanza dall'apertura del primo salone "Simpatia" in via Dalmazia e a quattro mesi dal raddoppio nella stessa strada con il "Moda". Logicamente la prima sfida si gioca nel rione, dove le dichiarazioni di tutti i protagonisti volgono al sereno con conseguente soddisfazione. Gli altoatesini puntano su qualità e fidelizzazione, mentre i cinesi ribattono con convenienza e rapidità: entrambe si stanno rivelando, per i titolari, strade vincenti. Le alternative, quindi, sono due: o qualcuno ha servito un bluff oppure l'arrivo dei saloni con gli occhi a mandorla, a dispetto delle preoccupazioni iniziali, comporta benefici a tutto il settore. La prima mossa dei parrucchieri autoctoni, inoltre, è stata quella di portare la competizione sul campo della qualità e gli asiatici hanno accettato la sfida promuovendo una raccolta firme tra chi è rimasto soddisfatto della loro professionalità. Le forbici, insomma, sono più che mai incrociate. «Tutto bene - comincia Paola Brida del salone "Why Not?" - e siamo contenti non ci siano state ripercussioni sullo zoccolo duro della nostra clientela. Certo, qualcuno è venuto a farsi sistemare un lavoro fatto male nel salone cinese, mentre altri hanno voluto provare la novità, ma nel complesso non ne abbiamo risentito. Una curiosità, volendo, è che sono più le donne a voler cambiare ogni tanto: l'uomo, invece, si fidelizza. L'unica cosa che è aumentata, infine, sono i controlli». Morena Finatti del salone "Morena" cala il carico da undici sul tavolo della qualità. «Siamo ancora un passo avanti e la controprova viene proprio da chi ci raggiunge per farsi mettere a posto i danni procurati dalle tinte sbagliate o dalle permanenti discutibili. Non avevamo paura quando hanno aperto, men che meno adesso che sappiamo come si muovono. Nella nostra clientela, oltretutto, contiamo persino dei cinesi che non ne vogliono sapere di farsi tagliare i capelli dai propri connazionali». Tra questi c'è Iuomei Chen, titolare del bar "Verona". «E' vero, ormai mi sono affezionata e non cambierei anche perché il mio, in fondo, è un taglio semplice. Ognuno, comunque, è libero di aprire l'attività che desidera e proporsi come vuole, poi il giudizio definitivo spetta al pubblico». Risoluto è pure Maurizio Boragine di salone "Mister": «La verità è che chi oggi va dai cinesi non veniva da noi nemmeno prima. Credo che vadano a pescare tra chi era abituato a farsi la tinta a casa oppure non badava particolarmente alla fedeltà a un parrucchiere in particolare. Nulla in contrario, ma trattandosi di target differenti non abbiamo risentito della loro apertura». Partenza col botto, inoltre, anche per Elena Barbierato che da poco ha aperto proprio in via Dalmazia. «Sapevamo di doverci inserire in questa particolare situazione, ma i primi giorni sono davvero incoraggianti e positivi». All'interno del salone "Moda", intanto, tutte le poltrone sono occupate e tra i clienti serpeggia una fiducia cieca. «La speranza - sentenziano senza indugio Gioacchino Mumelter e il signor Antonio - è che ben presto a Bolzano tutti i parrucchieri siano cinesi. Loro uniscono cordialità, competenza e gentilezza alla convenienza e un tempo d'attesa praticamente nullo. Non c'è motivo di infangarli». La polemica, comunque, è fuori dalla natura asiatica e lo conferma anche la parrucchiera Ana Chen Xiu Qin: «Non vogliamo dare fastidio a nessuno, ma cerchiamo il nostro spazio con quelle che sono le nostre qualità. Disponibilità, accuratezza e convenienza sono a disposizione dei bolzanini che sempre più ci stanno dando fiducia. Convivere con gli altri, comunque, è possibile». Chiusura con il responsabile del salone cinese "Simpatia", un italiano che chiede l'anonimato ma ci mostra un quaderno pieno di firme. «La qualità c'è anche da noi e a chi è soddisfatto chiediamo di lasciarne una testimonianza. Siamo già a 1.123, quindi sentiamo di non dover sentire messa in discussione la nostra professionalità basata, oltretutto, sull'utilizzo di prodotti totalmente italiani». Tutti contenti, ma con l'occhio vigile.
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16 giugno 2011
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