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giovedì 9 giugno 2011

Via Museo in crisi e i negozi chiudono «Troppi cantieri»


BOLZANO. Ötzi non batte i cantieri. Se il turismo del museo archeologico viaggia a gonfie vele, lo stesso discorso non vale per il commercio di via Museo che lo ospita. Dal secolare progetto dell'imprenditore meranese Massimiliano Tirelli al futuro parcheggio targato Athesia che sorgerà alle spalle della strada non c'è pace per questo imbocco del Centro storico. I commercianti, quindi, denunciano una difficoltà nel lavoro e c'è anche chi opta per una chiusura totale dopo decenni di attività e quasi un secolo di presenza. Ieri è stato l'ultimo giorno di lavoro per lo storico rivenditore di mobili e tappezziere "Führer" gestito dalla famiglia Selva e presente su via Museo addirittura dal 1900. «La nostra attività - spiegano Horst Selva e la moglie Helga, aiutati in negozio dal figlio Werner - è presente in questa zona fin dagli inizi del '900 e la nostra famiglia la rilevò poi dai "Führer" mantenendone il nome. Una continuità che adesso siamo costretti a spezzare perché abbiamo superato il limite». C'è tanta amarezza nelle parole di chi si è visto sciupare un salotto tra le mani. «Prima Tirelli con le sue promesse che, come in via Torino, ha dimostrato di essere specialista nei tormentoni senza una conclusione, poi i lavori di fianco al museo e ora la volontà di Athesia di costruire un parcheggio esattamente alle nostre spalle. Il rumore sarebbe stato infernale e avrebbe occupato come minimo tre anni: già siamo stati penalizzati in questi mesi e non abbiamo nessuna intenzione di rimandare la pensione per vivere in ulteriore disagio». Dopo un secolo, quindi, serrande abbassate e la notizia accende una discussione tra i commercianti limitrofi. ‹‹Non hanno tutti i torti - ammettono Brenno Dorigone e Adelaide Maddaluno di "Giro del mondo" - perché effettivamente il primo tratto di via Museo è quello più penalizzato dalla presenza di cantieri e dalla lontananza, sostanzialmente, dai parcheggi più frequentati. Sull'altro piatto della bilancia, è innegabile, c'è il movimento generato dai visitatori del museo, ma sarebbe bello si potesse rafforzare l'offerta aprendo finalmente i portoni del Civico. Nel frattempo, comunque, paghiamo dazio ai cantieri››. Visione diversa quella di Marco Dal Negro dell'omonimo tabacchino: «La natura della mia attività - ammette - permette di trarre vantaggi dalla presenza degli operai senza pagare per colpa del rumore. Non posso lamentarmi». Basta attraversare la strada e superare la vetrina di "Street One", comunque, per trovare qualche mugugno. «L'altro giorno - spiegano Maria Pichler e Sigrid Prossliner - il pavimento del negozio tremava tantissimo e ci siamo sinceramente spaventate. Non è colpa di chi sta lavorando, chiaramente, ma sarebbe ipocrita negare come tutto questo comporti dei riflessi negativi nell'attività commerciale. I clienti tirano dritto e stanno il meno possibile a spaccarsi i timpani: noi che lavoriamo, invece, ne usciamo stravolte». Problema accessorio è l'innalzarsi della polvere, aspetto capace di tagliare le gambe per chi punta sull'alimentare come Karl Mair dell'imbiss "Elmar". «Sia chiaro, gli operai fanno quel che devono bagnando il sito, ma è inevitabile che ci sia un movimento di polvere consistente: ci sono giorni che passo il tempo a pulire con i clienti che addirittura passeggiano tenendosi un fazzoletto sul naso. E' impensabile che in queste condizioni si fermino per un boccone». Nessun problema legato al cantiere per Alì Kuzat di "Titto's Fashion", ma nemmeno qui tutto gira per il verso giusto. «Chi vuole fare shopping si ferma lo stesso, poche storie, e i bar sono pieni. Resta, però, una sensazione che non so spiegarmi: a livello di passaggio questo è stato il mese peggiore degli ultimi sei anni». «E' vero - conclude Patrizia D'Apice di "Boutique Tosetti" - che via Museo sta vivendo un progressivo decadimento di cui i cantieri sono corresponsabili». (a.c.)
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