Scatta immagini ad altissima risoluzione da mettere in fila una per una e andare poi a comporre quello che è il mosaico di un’opera ingegneristica di livello mondiale come il recupero della Costa Concordia dai bordi del Giglio. Per farsi raccontare attimo per attimo una simile operazione, dunque, non c’è nessuno meglio del bolzanino Alex Galtarossa che con la sua Italdron seguirà queste giornate per farne documentari di altissimo profilo. Professionismo dettagliatissimo, come tutti quello che sta ruotando attorno questa missione che coinvolge oltre un centinaio di giornalisti, due elicotteri sempre in volo e navi militari. Nessuno fa il bagno e nessuno, senza accredito entra o esce dal Giglio. L’eco della tragedia, però, non può lasciare un velo di emozione.
"Naturalmente c'è anche questa componente perchè sappiamo che, oltre alle trenta persone che hanno perso la vita quella notte di gennaio, altre due salme sono ancora nel relitto in attesa di essere liberate. Si avverte, quindi, questa commistione di sensazioni con la consapevolezza di essere sotto gli occhi del mondo e al cospetto di un'opera mai tentata prima. Qui lavora un equipe di 500 persone, moltissimi sono ingegneri di altissimo profilo in arrivo da tutto il mondo: tutto è calcolato al millimetro, nulla è lasciato al caso. Ci sono, per esempio, cinque telecamere subacquee telecomandate che controllano momento per momento quanto avviene in acqua e una sala di controllo che ha sott'occhio ogni singolo centimetro della nave. Attenzione perchè parliamo di un relitto dalle proporzioni enormi: dalla televisione non si comprende quanto sia grande".
Una volta raddrizzata. la nave dovrà aspettare un anno per essere trasportata via in modo definitivo. Naturalmente i timori sono legati soprattutto ad eventuali emergenze ambientali conseguenti le operazioni.
"I timori - continua Galtarossa - sono quell relativi alle sostanze delle paratie laterali danneggiate. C'è incertezza su cosa possa effettivamente uscire. In ogni caso il monitoraggio è continuo".
La peculiarità dei droni utilizzati da Galtarossa è quella di decollare e atterrare in un palmo di mano: un’agilità che sarebbe stato bello avessero ai timoni di questo barcone che rappresenta comunque una tomba. E’ bene che se ne ricordino anche i miliardi di occhi che in questi giorni la guardano con grande curiosità e che il nostro Paese non se ne faccia troppo vanto. Ricordiamoci che non è l’unica nave da raddrizzare.
Alan Conti"Naturalmente c'è anche questa componente perchè sappiamo che, oltre alle trenta persone che hanno perso la vita quella notte di gennaio, altre due salme sono ancora nel relitto in attesa di essere liberate. Si avverte, quindi, questa commistione di sensazioni con la consapevolezza di essere sotto gli occhi del mondo e al cospetto di un'opera mai tentata prima. Qui lavora un equipe di 500 persone, moltissimi sono ingegneri di altissimo profilo in arrivo da tutto il mondo: tutto è calcolato al millimetro, nulla è lasciato al caso. Ci sono, per esempio, cinque telecamere subacquee telecomandate che controllano momento per momento quanto avviene in acqua e una sala di controllo che ha sott'occhio ogni singolo centimetro della nave. Attenzione perchè parliamo di un relitto dalle proporzioni enormi: dalla televisione non si comprende quanto sia grande".
Una volta raddrizzata. la nave dovrà aspettare un anno per essere trasportata via in modo definitivo. Naturalmente i timori sono legati soprattutto ad eventuali emergenze ambientali conseguenti le operazioni.
"I timori - continua Galtarossa - sono quell relativi alle sostanze delle paratie laterali danneggiate. C'è incertezza su cosa possa effettivamente uscire. In ogni caso il monitoraggio è continuo".
La peculiarità dei droni utilizzati da Galtarossa è quella di decollare e atterrare in un palmo di mano: un’agilità che sarebbe stato bello avessero ai timoni di questo barcone che rappresenta comunque una tomba. E’ bene che se ne ricordino anche i miliardi di occhi che in questi giorni la guardano con grande curiosità e che il nostro Paese non se ne faccia troppo vanto. Ricordiamoci che non è l’unica nave da raddrizzare.
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