Incubo scopazzi. Per quanto il nome possa sembrare buffo questa malattia parassitaria dei meli a coltivazione intensiva è un vero incubo per i coltivatori altoatesini. Pareva debellata negli anni ’90, ma dal 2006 è tornata a punteggiare il territorio tanto da costringere la Provincia a mettere a punto specifici programmi di prevenzione. Non a caso il Centro Sperimentale di Laimburg ha effettuato un sopralluogo con il Suedtiroler Bauernbund per monitorare la situazione nella zona di Scena nel meranese. I primi sintomi, infatti, si scorgono in autunno con foglie affastellate che assumono la forma definita “a scopa” e un colore rossastro.
“Il danno per gli agricoltori è notevole perché impone l’eliminazione della pianta – spiega Leo Tiefenthaler, presidente del Bauernbund – con conseguente mancato raccolto per tre o quattro anni. Il problema, dunque, è serio e va tenuto sotto controllo”. “Lo scopazzo è molto particolare nella sua trasmissibilità attraverso insetti vettori e ha conseguenze davvero critiche”.
La prevenzione in questo campo è l’unica strada dato che una terapia vera e propria di sicura efficacia ancora non esiste. Le eventuali piante ammalate devono essere estirpate immediatamente: occhio lungo, dunque, e monitoraggio a tappeto per scopare via la malattia. “Il danno per gli agricoltori è notevole perché impone l’eliminazione della pianta – spiega Leo Tiefenthaler, presidente del Bauernbund – con conseguente mancato raccolto per tre o quattro anni. Il problema, dunque, è serio e va tenuto sotto controllo”. “Lo scopazzo è molto particolare nella sua trasmissibilità attraverso insetti vettori e ha conseguenze davvero critiche”.
Alan Conti
Nessun commento:
Posta un commento