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venerdì 26 novembre 2010

Don Bosco fa pressione sul Comune: «Dateci subito la nuova piazza»


BOLZANO. La nuova piazza Don Bosco è inserita nel Masterplan, il che tutto è tranne che una garanzia di realizzazione in tempi brevi. È quanto ritengono i residenti del rione. Il punto d'osservazione sulla piazza di Giorgio Scalcon, dalla sua edicola, è forse il più diretto. «Movimento qui ce n'è davvero poco - spiega -, almeno per quanto riguarda chi va a piedi. Auto e traffico non mancano, ma quello che ha sempre caratterizzato piazza Don Bosco negli anni è stata la socializzazione che oggi non esiste più. La riqualificazione va pensata in questa direzione: ne trarrebbero beneficio anche i negozi vicini». Darinca Sperandio abita in una casa affacciata direttamente sulla strada «e posso dire che la priorità è di posizionare dossi di rallentamento. Le auto, specie di notte, sfrecciano a velocità esagerate e l'incidente di Moussa è solo l'episodio più eclatante della pericolosità di questa abitudine. Piazza Don Bosco va riconsegnata alla gente e resa a misura di cittadino. L'arredo urbano più aggraziato sarebbe già un passo in avanti. Tutto, poi, va controllato a dovere perché per troppo tempo abbiamo assistito a vandalismi notturni e risse: non possiamo accettare che in strada accada di tutto». Salvatore Terlizzi è drastico: «Questa zona è ormai lasciata al degrado. I negozi scappano, gli ambulatori medici si contano sulle dita di una mano, l'appeal generale è ai minimi storici. Alle 16 tutto è deserto e meno male che ci sono le scuole a vivacizzare l'atmosfera al mattino. Un peccato. Il paradosso è tutto in un quartiere che ha moltissima gente anziana e nessun luogo dove poterla ospitare nel suo centro di riferimento. Dal punto di vista commerciale la varietà è l'arma vincente: prendiamo esempio da via Torino e smettiamola di aprire sempre e solo bar». Guerino Trotto introduce il difficile rapporto con gli stranieri. «Troppi. Hanno cambiato il volto della storica "Sciangai" e alterano gli equilibri sociali con alcuni comportamenti criticabili come non pagare l'affitto o il mancato rispetto delle più elementari regole di convivenza. Se per piazza Don Bosco il futuro sarà difficile, al di là delle modernizzazioni, è anche per una politica di una miope dislocazione degli immigrati in città. Per salvare i negozi, infine, sarebbe auspicabile qualche parcheggio in più». Erica e Maurizio Mendori gestiscono l'omonima enoteca, vero luogo d'aggregazione. «La mancanza di posteggio sembra una fissa dei commercianti - spiegano - ma la realtà è che senza gli stalli si crea a catena una situazione generale di caos nel traffico che si riflette nella poca vivibilità della piazza. Sono questi i difetti da limare nella nuova progettazione». Torna sul tema della sicurezza Vincenzo Abate: «Bene parco, panchine, tavolini e verde per ritrovarsi. Pensiamo, però, anche a qualche telecamera che possa monitorare eventuali vandalismi». A chiudere arrivano Aldo Longhi e Luigi Eller. «Tutto è cambiato da quando qui ci si trovava perché era il centro degli scambi commerciali, ma anche della socializzazione. I negozi chiudono perché il movimento non è tale da salvaguardare l'investimento. Non è facile tornare al passato ma gli strumenti per fare un tentativo ci sono». (a.c.)
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