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lunedì 29 novembre 2010
Le private: usiamo bene i contributi
BOLZANO. Le scuole private e paritarie rispondono alle critiche degli studenti della scuola pubblica. Ai proclami della manifestazione contro la riforma, risponde la dirigente dell'Istituto Tecnico Attività Sociali "Pertini" di via Maso della Pieve Fiammetta Bada. «Bisogna essere onesti nel contestualizzare le cifre. E' vero, per esempio, che le scuole paritarie ricevono dalla Provincia circa 1,2 milioni di euro contro i 300mila delle pubbliche, ma nessun ragazzo ha specificato che noi con questi soldi paghiamo praticamente tutto il personale e copriamo una quota tra il 75 e il 66% del nostro bilancio. Quei 300mila euro per le pubbliche, invece, vengono utilizzati solo per il settore amministrativo e alcune attrezzature». E le rette? «Non coprono più del 25-30% del bilancio totale, mentre il restante 65-70% lo riceviamo dai finanziamenti. Ai nostri alunni chiediamo intorno ai 1.300 euro per anno scolastico, senza il contributo toccheremo rette da 3.500 euro e non ho nessuna intenzione di chiedere un simile sacrificio alle famiglie». Se i tagli si contano sul settore pubblico, comunque, anche le paritarie non navigano nel lusso. «Fino all'anno scorso con i soldi provinciali coprivo il 75% del bilancio, oggi arriviamo al 66%. Purtroppo la decurtazione è stata improvvisa e ci ha spiazzato perché noi dobbiamo fare previsioni di spesa a lungo termine. Non ci piace passare per quelli che fanno la bella vita mangiando in testa a una scuola pubblica che soffoca: la realtà non è questa». Da un punto di vista squisitamente economico, inoltre, a docenti e presidi non conviene affatto rivolgersi a questi istituti. «Un nostro insegnante guadagna 1.100 euro, circa il 60% dello stipendio pubblico, mentre noi dirigenti arriviamo al massimo a 2.000 euro». Certo, però molto spesso gli insegnanti qualche vantaggio lo ricavano. «Sì - ammette Bada - perché non dobbiamo sottostare alle graduatorie provinciali e abbiamo mano libera nelle assunzioni, pur garantendo in ogni caso il punteggio massimo. Tantissimi utilizzano anche il nostro impiego come completamento di un orario che, magari, è part-time nella scuola pubblica. Funzioniamo pure da stampella, ma da tempo chiediamo l'equiparazione professionale». Assai più facile, comunque, strappare un impegno a tempo indeterminato. «Dipende dalle scuole, ma da noi dopo un anno di prova si può ottenere un contratto di questo tipo». L'Itas è gestita da una cooperativa sociale senza scopo di lucro. «A Bolzano solo le Walther hanno il preciso fine di guadagnare, poi ci sono Rainerum e Marcelline in mano ai religiosi. Tutto il resto poggia su coop che non mirano al business: proprio per questo, talvolta, l'astio degli studenti è difficile da comprendere». Va fatta, comunque, una distinzione tra scuola privata e paritaria: «Nella prima ci può stare chiunque, ma senza abilitazione al rilascio di diplomi nazionali ed europei che invece hanno le seconde. Per rientrare nelle paritarie, oltretutto, bisogna rispettare precisi parametri da riconfermare di anno in anno». Chiusura dedicata alle differenze sulla didattica. «Sfatiamo il mito per cui ci troviamo a ospitare solo la buona borghesia perché non è vero. Qui vengono anche studenti che cercano un ambiente più raccolto e meno dispersivo. Non è un caso che con un bacino di 75-76 studenti e un corpo docente di 20 unità possiamo poggiare su un rapporto tra i 12 e i 18 alunni per classe». (a.c.)
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