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martedì 23 novembre 2010
Il rettore: «Medicina facoltà unica per Bolzano Trento e Innsbruck»
BOLZANO. «C'è un gruppo di lavoro che studia da tempo modalità e idee per rendere sostenibile il progetto di una facoltà di Medicina dell'Euregio». Walter Lorenz, rettore della Libera Università di Bolzano, parla dei nuovi ambiziosi progetti della Lub. L'attenzione del rettore è indirizzata innanzitutto alla cura di quanto viene già offerto dalla Libera università di Bolzano, ma anche a nuovi percorsi che però, per essere economicamente sostenibili, devono per forza coinvolgere l'intero Euregio. La voce è pacata, l'atteggiamento come al solito tranquillo e conciliante, ma il messaggio di Lorenz è chiaro: «Seguo con interesse il dibattito avviato dal vostro giornale sull'Università - sottolinea il rettore -, ma prima di ogni novità devo pensare a difendere i corsi che abbiamo in essere. Ovviamente tutto questo vale anche per i progetti relativi alla facoltà di Medicina e Ingegneria». Il mondo economico e quello sanitario, però, spingono decisamente per l'attivazione di due percorsi di studio che potrebbero portare nuova linfa al mercato del lavoro altoatesino. L'Università è disposta a seguirne l'onda d'entusiasmo? «Certo, ma a condizioni ben precise e mi riferisco in particolare a Medicina. Per realizzare un corso economicamente importante non si può pensare di basarsi unicamente sulle forze dell'ateneo provinciale». Spazio, quindi, alle collaborazioni con Innsbruck e Trento. «Logico. È l'unica strada per attivare la facoltà. Esiste, però, un gruppo di lavoro che studia da tempo modalità e idee per rendere sostenibile quest'idea. Non basta la necessità di formare medici all'interno dei nostri confini, ma è necessario fornire delle basi solide su cui intervenire. In quest'ottica la collaborazione con l'Euregio non è solo una bella possibilità di arricchimento culturale, ma anche e soprattutto presupposto imprescindibile. La politica, comunque, ci darà le risposte che cerchiamo. Non è però questa il mia prima preoccupazione». Quale, allora, la priorità? «La difesa dei corsi già attivi. Bene, in questo senso, il discorso fatto dal presidente Bergmeister. Un ateneo giovane non può pensare di lasciare in secondo piano la valorizzazione delle facoltà che possiede, altrimenti perdiamo di vista l'obiettivo di fortificarci nel tempo. La valutazione dell'interesse su ogni singolo corso va proprio nella direzione di un miglioramento globale della nostra offerta». Si punta molto sul trilinguismo e le effettive competenze linguistiche... «Qui va fatto un distinguo importante che implica anche un salto culturale. Dobbiamo tutti cominciare a pensare il trilinguismo della Lub come la vera e propria forza didattica dell'ateneo bolzanino e non solo come una conseguenza di trovarci all'interno di un territorio plurilingue. Sostanzialmente si tratta di un ribaltamento gerarchico delle due considerazioni, portando al centro quelle che sono competenze decisive nel mondo del lavoro di oggi: in questo modo la particolarità della nostra terra diventerebbe un surplus e non certo la causa di questo orientamento didattico. Non sono piccolezze e la maggiore preparazione va certamente in questa direzione. Teniamo presente, inoltre, che le riforme nazionali puntano su un sistema che, secondo parametri, classifichi in modo preciso le varie potenzialità degli atenei: contare su un livello linguistico eccellente permetterebbe alla Lub di guadagnare senz'altro un maggiore prestigio nel panorama accademico italiano». Si parla, infine, di introdurre l'etica in ogni corso, ma è veramente una mancanza? «Da uomo che arriva dalle scienze sociali non posso di certo dichiararmi contrario a una maggiore attenzione posta all'etica. Ciò non toglie, comunque, che il tema sia già molto presente nei diversi corsi, anche perché l'etica riguarda moltissimi ambiti. Lo stesso metodo scientifico, con la ricerca della verità, può essere considerato un atteggiamento etico. Studieremo attentamente la situazione».
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