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lunedì 8 novembre 2010
Parco della Stazione. Negozianti e residenti: «C'è troppa sporcizia»
BOLZANO. Inevitabile rifugio per senzatetto o possibile spazio verde da riconsegnare alla città? E' questa la domanda che si pongono i bolzanini di fronte al degrado e lo stato di apparente abbandono che ha colpito il parco di fronte alla stazione. Quotidianamente si avvicendano sulle panchine clochard che ne hanno fatto un punto d'appoggio e compagnia, trovandosi anche in gruppi sostanziosi. Abbastanza diffusi pure i cartoni di vino e la sporcizia, il che non aiuta di certo a migliorare il primo colpo d'occhio sulla città per chi arriva in treno. Tra i bolzanini c'è chi allarga le braccia ormai rassegnato e chi cerca proposte per tentare un rilancio. Si va dalla pista da pattinaggio ai giochi per bambini, passando per piccole bancarelle e infopoint turistici. Voci contrarie, però, si levano da chi non intende passare alle strutture per bimbi la patata bollente della riqualificazione. I commercianti, dal canto loro, si orientano favorevolmente verso qualsiasi soluzione possa cambiare, anche parzialmente, la situazione. «Purtroppo - comincia Giorgio Nardelli di "Natural Look" - la situazione non è delle più facili: ci troviamo di fronte a un centro d'aggregazione per gli "homeless". Attenzione, però, a non passare il messaggio che si tratta di un parco trascurato perché i servizi di pulizia e i controlli sono costanti e frequenti, quindi non possiamo farne una colpa all'amministrazione. Di certo vanno pensate soluzioni attrattive per residenti e turisti, ma credo si tratti di pura utopia». Alfredo Remolif osserva quotidianamente le condizioni del parco dal vicino noleggio bici. «La frequentazione del verde è terribile. Una volta c'era uno stagno, ma ha fatto la fine di un immondezzaio: si potrebbe provare con la pista di pattinaggio. Meglio ancora, forse, sarebbe allestire bancarelle con materiale turistico per cercare di creare movimento e passaggio». Claudia Doris è netta: «Ci troviamo di fronte a un ricettacolo di persone sbandate, malate o alcoliste. L'importante è che si faccia qualcosa, qualsiasi cosa è meglio della situazione attuale». Waltraud Pohl dell'edicola di fronte alla stazione ricorda i tempi passati. «In questi prati passavano le famiglie con i bambini: era un normalissimo parco. Oggi va sempre peggio». L'impatto che preoccupa è quello sui turisti che scendono dal treno, come Franz Mair. «E' un problema, certo, ma racchiude tutte le città europee. In Austria nei pressi delle ferrovie dobbiamo fronteggiare le stesse identiche criticità». Kumar Vijay è il titolare dell'edicola "Viavai" all'interno della stazione. «Le panchine sono ormai zona franca, ma bisogna fare in modo di lasciare il parco il più naturale possibile. Niente cemento, niente edifici: la pista di pattinaggio o i giochi per bambini potrebbero essere delle ottime soluzioni». Nel piccolo chiosco inserito nel verde lungo via Stazione troviamo Bepi Gruber: «Il degrado avanza. Basta guardare i bidoni, colmi di sporcizia e "ricordini". Noi stiamo ristrutturando la nostra attività e nel nostro piccolo cerchiamo di dare un segnale, fortemente appoggiati dal Comune. La scelta, però, dovrebbe essere radicale e prevedere l'eliminazione completa di tutte le panchine. A mali estremi...». Meno netto il giudizio di Carlo Ploner. «La situazione non è da cartolina, ma non si può dire si tratti di un brutto parco». Idem pensa Dario Nicolosi dalla farmacia comunale Perathoner. «Mi capita di passare tranquillamente la sera, quindi non ritengo la zona particolarmente pericolosa. Certo, cercare delle soluzioni per migliorarne la frequentazione ci trova concordi, ma non dipingerei un quadro più fosco di quanto non sia realmente». Giorgio Grai, però, rintuzza subito il discorso: «Si tratta di veri e propri accampamenti di maleducati, il più delle volte stranieri. E' evidente che si tratta di degrado urbanistico e disagio per i cittadini. Non è pensabile, però, installare una pista da pattinaggio qui: sarebbe inghiottita nel traffico e paralizzerebbe la situazione dei parcheggi, con il risultato che le mamme ben presto si stuferebbero e rimarrebbe abbandonata». (a.c.)
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