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mercoledì 11 agosto 2010

Patentino, critiche all equipollenza


Alto Adige — 10 agosto 2010 pagina 13 sezione: CRONACA

BOLZANO. Gli esperti bocciano la norma di equipollenza tra patentino e certificazioni europee. La critica, però, non arriva sull’intelaiatura generale ma sulle direttive della norma d’attuazione. Sotto accusa la comparazione con i gradi della griglia europea e l’eccessiva burocratizzazione del rilascio del patentino, anche dopo il conseguimento di una certificazione. C’è, poi, un inceppo legislativo paradossale, sintetizzabile con un esempio: un laureato in lettere in qualsiasi università italiana e in possesso di un certificato del “Goethe Institut” dovrebbe, per assurdo, sostenere un altro esame, che ne attesti la conoscenza dell’italiano. A lanciare il sasso nello stagno è il professore di germanistica all’Università di Innsbruck Oskar Putzer che, tra le altre, ha curato personalmente i testi d’esame del patentino. «La corrispondenza con i gradi europei è incerta. Il presupposto che il patentino A valga quanto una C1 europea non mi sembra del tutto corretto. Il secondo, infatti, richiede delle competenze che spesso nemmeno i madrelingua riescono ad avere». Non convince nemmeno la “vidimazione” necessaria del Servizio di bi- e trilinguismo per tramutare i certificati in patentino. «Un meccanismo che implica una superiorità della commissione provinciale che non ha motivo di esistere». Chiara Vettori, ricercatrice linguistica dell’Eurac, condivide in parte l’analisi dell’accademico. «L’equiparazione tra il patentino A e il certificato C1 è discutibile e, a cascata, anche gli altri mi sembrano sfasati. Dal punto di vista dell’esame, per esempio, il grado C1 richiede una prova scritta di 4-5 ore». Aldo Mazza, direttore dell’Alpha Beta, è più cauto. «L’importante, in questa discussione, è che il legislatore metta mano all’evidente errore nel costringere anche i madrelingua con un certificato dell’altro idioma a sostenere un mezzo esame di controllo. Questa anomalia mina la ratio dell’equipollenza». Prova a fare chiarezza l’assessore provinciale Christian Tommasini: «La comparazione della scale è stata demandata a una precisa commissione di esperti che ha fatto il suo lavoro su basi scientifiche. Per quanto concerne l’anomalia dei madrelingua siamo consci di trovarci di fronte a un “vulnus” legislativo cui, comunque, cercheremo di porre rimedio. La volontà, però, era di fornire un’alternativa». (a.c.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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