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martedì 3 agosto 2010

Una rotonda per le vittime della Cellsa


Alto Adige — 01 agosto 2010 pagina 18 sezione: CRONACA

BOLZANO. Era la notte tra il 22 e il 23 aprile 1976 quando in zona industriale un’esplosione rompe il silenzio della dormiente Bolzano mentre lingue di fuoco avviluppano i corpi di tre giovani operai dell’azienda “Cellsa” causandone la morte. È a loro che l’amministrazione ha deciso di intitolare la rotonda all’intersezione tra le vie Volta, Pacinotti e Buozzi. Molto emozionati i familiari di Antonio Franconieri, una delle vittime che all’epoca aveva 37 anni. «Non sapevamo nulla - racconta la sorella - e ci siamo accorti quasi per caso del cartello con l’intitolazione della rotonda. È stata un’emozione forte perchè l’amministrazione si è ricordata di rendere omaggio alla memoria di chi, come mio fratello, è morto mentre portava a casa lo stipendio». Difficile ripercorrere col pensiero quella notte. «L’incidente è stato improvviso, Antonio era di turno all’interno del prefabbricato più vecchio dello stabilimento. Pare che il sistema di essicazione del legno abbia avuto un cedimento provocando prima l’esplosione e poi l’incendio. Mio fratello ha lasciato tre figli che sono stati contentissimi quando li ho chiamati al telefono per comunicargli dell’intitolazione della rotonda». Gli altri due ragazzi coinvolti sono Michele Delli Santi e Graziano Nannetti, entrambi 25enni. Dopo l’esplosione Delli Santi riuscì a scappare lungo le scale e dalla cima della fabbrica chiese invano aiuto ai colleghi accorsi: i soccorsi non fecero in tempo ad arrivare prima delle fiamme. Nannetti e Franconieri, invece, corsero in cortile ma il fuoco li catturò e morirono entrambi poche ore dopo nel centro grandi ustionati dell’ospedale di Verona. L’Alto Adige del 24 aprile non esita a definire la tragedia “il più grave disastro mai verificatosi nella zona industriale”. Nella notte dell’incendio, comunque, all’interno della fabbrica lavoravano 20 persone: il conto dei morti poteva essere più pesante considerando anche il potenziale esplosivo della polvere di legno. L’incidente, comunque, innescò notevoli polemiche: inevitabile negli anni in cui la lotta operaia incrociava i propri destini con il terrorismo politico. Il nostro stesso giornale si premura immediatamente di escludere un ipotesi di attentato e l’organizzazione di “Lotta continua” manda alle redazione, il giorno seguente, un comunicato in cui si tira fuori. Non basta, però, per non innescare un meccanismo di violenza che si manifesta puntualmente con un volantino lasciato sulle scale della sede dell’Alto Adige in cui il “nucleo armato per la rivolta“ annuncia pesanti ritorsioni verso i padroni della fabbrica. Non a caso, ad appena 24 ore di distanza, nell’abitazione del proprietario della “Cellsa” Horst Grelle in via Sant’Osvaldo viene appicato un incendio artigianale che, fortunatamente, causa solo qualche piccolo danno. Nell’occhio del ciclone, comunque, finsicono anche i vigili del fuoco accusati di essere intervenuti sul posto senza una scala da 20 metri che avrebbe potuto trarre in salvo in tempo Michele Delli Santi. La stessa “Cellsa”, comunque, aveva palesato in passato molti limiti nel rispetto delle norme di sicurezza in vigore. (a.c.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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